di Benedetto Della Vedova
Di fronte all’attacco minaccioso e diretto del portavoce del Ministero della Difesa Russa ai giornalisti de La Stampa, non è solo insufficiente, ma umiliante la nota congiunta dei ministeri della difesa e degli esteri che ribadisce gratitudine alla Russia ma dichiara che ‘non si può non biasimare il tono inopportuno di certe espressioni utilizzate dal portavoce del ministero della Difesa russo’, mettendo sullo stesso piano il ‘diritto di critica’ dei giornalisti e il ‘diritto di replica della Russia’, che ha usato invece uno stile da intimidazione mafiosa, consigliando ai critici di tenere a mente l’adagio: "Qui fodit foveam, incidet in eam (Chi scava una fossa al prossimo ci finirà prima)".
Il Ministro degli esteri e quello della Difesa dovrebbero intervenire personalmente per ribadire che l’Italia non è la Russia, e le intimidazioni a giornalisti non sono accettate come mezzi di governo, ma perseguite come crimini. E in assenza di scuse e ritrattazione, dovrebbero dichiarare conclusa la presenza degli ufficiali e degli agenti dell’intelligence russa in Italia. Ma dopo questa prima dichiarazione dubito sinceramente che lo faranno.