di Manuela Zambrano
Il 20 marzo è stato pubblicato in gazzetta il provvedimento presidenziale che interrompe l’applicazione della Convenzione di Istanbul in Turchia. Il Presidente Erdogan, seguendo la scia di lenta e inesorabile negazione dei diritti civili e politici dei cittadini turchi, ha inferto un ulteriore colpo al sistema di tutela delle donne.
Giusto 10 anni fa la Turchia, con la firma dello stesso presidente che oggi la ritira, sottoscriveva la Convenzione di Istanbul “Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica”, insieme a quasi altri 50 paesi, ratificandola l’anno successivo. La Convenzione, che si propone di prevenire la violenza, favorire la protezione delle vittime ed impedire l'impunità dei colpevoli, riconosce la violenza sulle donne come una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione.
“Siamo solidali con le donne turche alle quali si intende negare, evidentemente, la tutela dei diritti umani ed il cui Stato mette in luce la sconvenienza politica della loro difesa.” Spiega Manuela Zambrano, della Segreteria di + Europa. “La Convenzione crea un sistema di controllo secondo il quale gli Stati sono ritenuti responsabili se non garantiscono risposte adeguate per prevenire tale violenza. E’ probabile che anche questo abbia contribuito alla decisione di Erdogan. Crediamo che innanzitutto le donne che vivono nelle istituzioni degli Stati della UE debbano valorizzare le proteste di piazza delle donne turche alle quali, per empatia e affinità, siamo legate a doppio filo e perché rappresentano la porta di ingresso verso la cultura delle donne mussulmane e la possibilità della loro emancipazione.
Ma non c’è solo questo: la manifestazione delle donne turche è questione europea anche perché esiste un negoziato per l’ingresso della Turchia in Europa in piedi da anni e che ha visto la contrarietà anche di parte del mondo politico italiano. Va sottolineato che esisteva una Turchia più libera, più laica che guardava all’Europa come naturale obiettivo di integrazione, una Turchia prima del sogno imperialista ottomano di Erdogan, alla quale il fallimento di fatto dei negoziati per l’adesione alla UE ha inferto un grave colpo. E’ dalle donne turche che l’Europa deve partire per sostenere e supportare i diritti umani nel dialogo con gli stati a maggioranza mussulmana.”