Reportage da Budapest di Yuri Guaiana
Questo è uno dei poster elettorali, autorizzati dal governo, che si vedono qui a Budapest.
Dice semplicemente: “proteggiamo i nostri bambini” e invita a votare no al referendum anti-lgbti che si terrà oggi, 3 aprile, in concomitanza con le elezioni generali.
I quesiti referendari sono quattro e sono altamente manipolatori:
- Vuoi che si parli di orientamento sessuale ai minorenni nelle scuole pubbliche senza il consenso dei genitori?
- Vuoi che vengano promosse le terapie di riassegnazione del sesso per i minorenni?
- Vuoi che i bambini minorenni siamo esposti illimitatamente a contenuti mediatici sessualmente espliciti che possono influenzare il loro sviluppo?
- Sei a favore della proiezione di contenuti mediatici sul cambio di sesso ai minorenni?
Mentre la battuta che circola tra i giovani è che la trentenne del poster sia in realtà russa, facendo riferimento alla vicinanza del partito Fidesz al potere ungherese e del suo primo ministro, Viktor Orbán, al regime di Putin a Mosca e alle sue leggi anti-LGBTI, la società civile ha fatto una straordinaria campagna per annullare la scheda elettorale al referendum che ha visto uno dei momenti più alti nella proiezione, fatta dall’associazione lgbti internazionale All Out insieme alle associazioni lgbti ungheresi Háttér e Amnesty international Ungheria, sul palazzo degli uffici del parlamento del messaggio: “a domande invalide su risponde invalidando la scheda elettorale”.
Al momento, circa il 41 per cento della popolazione complessiva non prevede di votare e quasi la metà degli elettori dell'opposizione voterà scheda nulla, secondo un sondaggio di metà marzo commissionato proprio da Amnesty International e Háttér Society.
Sono dati incoraggianti, speriamo che si traducano in un effettivo fallimento dell’ennesimo tentativo di minare i diritti umani di tutti a partire da quelli di una minoranza.
