di Carmelo Palma
Abbiamo più volte denunciato come il negoziato tra le autorità italiane e libiche sulla gestione dei flussi migratori sia stato e continui a essere indipendente da valutazioni elementari di diritto, per quanto attiene sia alla legittimità e affidabilità degli interlocutori libici, sia al rispetto dell’incolumità dei migranti trattenuti nei campi di detenzione. L’inchiesta oggi meritoriamente pubblicata da Avvenire su un incontro avvenuto il giorno 11 maggio 2017 presso il Cara di Mineo conferma le nostre denunce. Della delegazione libica faceva parte anche Abd al-Rahman al-Milad, noto come Bija, capo di una organizzazione criminale nell’area di Zawyah, il cui ruolo era già stato denunciato, ben prima dell’incontro, su varie testate nazionali e internazionali Abbiamo oggi presentato al Senato una interrogazione con Emma Bonino per avere dal Governo ulteriori elementi su questo caso, e per sapere in primo luogo chi ha scelto e riconosciuto Bija come interlocutore delle autorità italiane. Ma al governo in primo luogo chiediamo di improntare la collaborazione con le autorità libiche – che il Ministro Lamorgese continua a rivendicare – a criteri diversi. Non si può appaltare la gestione dei migranti ai delinquenti, facendo finta di non vedere, non sentire e non sapere. Basta con l’ipocrisia e smettiamola di chiamare ‘autorità libiche’ i criminali.”