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Il governo va in Europa senza un piano. Ecco cosa dovrebbe chiedere secondo noi

di Benedetto Della Vedova

Il Governo arriva al vertice di domani senza una proposta, senza un posizione negoziale che non sia il “niet” di Salvini e Di Maio, sempre e comunque, all’uso del Mes; solo una tanto reiterata quanto generica invocazione degli Eurobond.

Questa posizione sta indebolendo l’Italia e allontana il raggiungimento di una serie di obiettivi vitali per il nostro paese, per affrontare l’emergenza e preparare il rilancio dell’economia nei prossimi mesi.

Conte non guardi alla sua popolarità nell’immediato, metta nel conto di scontentare qualcuno e spinga il Governo ad una posizione forte e sostenibile che includa tutte insieme queste opzioni:

  1. utilizzo immediato dei fondi già disponibili del Mes (cosiddetto fondo salva stati), negoziando in alleanza con altri paesi il drastico superamento delle condizionalità oggi previste che, come riconosciuto da tutti, non avrebbero ragione di essere utilizzate in questa circostanza. La condizione unica deve essere quella di parità di accesso per tutti i paesi in relazione a capitoli di spesa relativi alle emergenze sanitaria ed economica con impegno alla rendicontazione.
  2. Via libera immediata al fondo SURE di garanzia europea sulle spese per il sostegno al reddito dei lavoratori colpiti, cassa integrazione ed altro.
  3. Avvio di un piano straordinario di finanziamenti alle imprese da parte della Bei, con emissione di titoli ad hoc.
  4. Creazione nei tempi più rapidi possibile (non potrà comunque avere i tempi rapidi dei punti precedenti o delle decisioni da parte della BCE) di un fondo europeo, come quello suggerito dai Commissari  Gentiloni e Breton, in grado di emettere titoli lunga scadenza, per finanziare la ripresa industriale nella Ue.
  5. Revisione del bilancio europeo in discussione con un aumento consistente delle risorse a disposizone della Commissione e la possibilità di emissione di veri Eurobond: per il finanziamento dei beni pubblici europei (sicurezza anche sanitaria, ricerca, migrazioni, riconversione ecologica e digitale) occorre un bilancio europeo adeguato, gestito nelle sedi proprie e subordinato allo scrutinio del Parlamento europeo.

La Commissione, spinta anche dal Parlamento europeo, ha risposto prontamente all’emergenza con una serie di misure importanti, come la sospensione del patto di stabilità. La Bce, superando di slancio la iniziale gaffe della Presidente, ha varato un piano aggiuntivo di titoli di 750 MLD per il 2020 prevedendo di derogare dal principio di proporzionalità tra paesi negli acquisti.

Ora sta ai Governi, cioè agli Stati sovrani, essere all’altezza di questi tempi straordinari.

I pregiudizi del passato, del nord come del sud, non porteranno da nessuna parte. Non porterà da nessuna parte pensare che la crisi possa consentire di scansare o scaricare pregressi debiti e inadeguatezze; ma nemmeno illudersi che alla fine qualcuno possa lucrare in termini competitivi dentro un mercato unico già segnato, ormai, da una concorrenza fiscale spinta al limite della correttezza.

Le forze che puntano allo sfascio della Ue in vista un illusorio ritorno nazionalista alla piena sovranità dei rispettivi paesi, spingono potentemente la loro agenda, al governo o all’opposizione che siano. I Governi, a partire da quello italiano, abbiano il coraggio di scegliere la via obbligata non tanto per l’Europa, ma per la prosperità e sicurezza dei loro rispettivi paesi: uniscano le forze per il migliore uso possibile degli strumenti esistenti mentre negoziano un salto di qualità in termini di  integrazione politica ed economia.

Perchè il “nessuno si salva da solo” in questa crisi epidemica ed economica è il segnale forte che arriva da un futuro vicinissimo, quando i singoli stati europei da soli o comunque disuniti finiranno ai margini del governo globale degli equilibri politici, ambientali ed economici del pianeta. Libertà e democrazia fanno rima con più unione: Unione europea.

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