Di Silvja Manzi
L’Italia ha conferito, su iniziativa del Ministro Di Maio, l'inopportuno titolo di Cavaliere di Gran Croce della Repubblica al primo ministro della Federazione Russa, Mikhail Vladimirovich Mishustin, e al ministro dell’Industria e del Commercio, Denis Manturov. La notizia del solenne riconoscimento ai due tecnocrati della cerchia putiniana è stata diffusa dopo quella dell’avvelenamento di Aleksej Navalny, su cui peraltro l’esecutivo italiano si è nascosto dietro banali parole di circostanza.
La gravità del fatto è resa ancora più sinistra dalla circostanza che, dopo la denuncia dei dirigenti di Radicali italiani Igor Boni e Giulio Manfredi, non si sono di fatto registrati né commenti né reazioni da parte delle forze politiche di maggioranza e di opposizione, a cui le buone relazioni con i gerarchi del Cremlino sembrano evidentemente principi non negoziabili della nostra politica estera. Oggi, dopo il caso Navalny (solo ultimo di una serie di "incidenti" analoghi), dopo il caso delle minacce a un giornalista italiano da parte del portavoce del ministero della Difesa russo, pensiamo che il Governo dovrebbe avviare immediatamente le pratiche per la revoca del cavalierato a Mishustin e Manturov. Ma sappiamo che questa nostra richiesta non sarà neppure presa in considerazione. All'indecenza non c'è limite.