di Massimo Bulckaen
La vicenda del mancato rinvio della partita Juventus -Napoli di domenica 4 ottobre, con il teatrale scontro tra le regole della Lega Calcio e quelle generali della ASL Napoli (dunque, del Servizio Sanitario della Regione Campania che è tra le regioni italiane in cui è più intensa la ripresa della pandemia), non è un fatto che può interessare solo i tifosi e il mondo del calcio con il suo business milionario e il relativo circo mediatico di intrattenimento stampa-TV, ma è fatto politico: riguarda le scelte politiche che non solo il Governo ma anche le forze di opposizione ritengono prioritarie per la comunità italiana, impegnata ad affrontare la nuova vita sociale ed economica al tempo della pandemia COVID 19.
Alcuni fatti sono certi: la ASL 1 Napoli ha vietato agli azzurri di partire per Torino perché in questo modo avrebbero messo in pericolo altre persone. Il fatto che i giocatori del Napoli siano ad oggi negativi ai tamponi - tranne due soli giocatori - non significa che il contagio non possa avvenire tra poche ore o pochi giorni (come spiegano i virologi e come è stato dimostrato dal Genoa, sceso a Napoli - la settimana scorsa - per disputare la gara di campionato con il solo portiere positivo al tampone nasofaringeo, e che dopo pochi giorni ha contato ben 15 giocatori positivi: un vero e proprio focolaio).
Per questo motivo i giocatori del Napoli sono stati messi in quarantena. Lo stesso comportamento non è stato tenuto dalle ASL di Milano e Genova. Per contro, la pandemia ha ripreso vigore in Europa e in Italia proprio in queste ultime settimane e l’attenzione dei governi e dei servizi sanitari è a livello massimo: si discute da alcuni giorni se utilizzare le mascherine all’aperto, chiudere gli esercizi di bar e ristoranti oltre un certo orario, intensificare i controlli contro gli assembramenti anche servendosi dell’esercito. Le regole sportive della LEGA PRO sono regole “specifiche” per proteggere lo spettacolo ed il valore, con i suoi interessi economici, del campionato di calcio, in particolare campionato di serie A, che è quello che determina l’interesse di larga parte di tifosi in Italia e muove l’industria del calcio con squadre impegnate anche in competizioni internazionali: questo spiega la differenza che si sono date le regole sportive nei diversi campionati di calcio in Italia - serie A, serie C e dilettanti - pur trattandosi di atleti di uno stesso sport praticato con le medesime condizioni.
Per spiegare meglio la differenza di regole che la stessa Lega Calcio si è data allo scopo di preservare i campionati di maggiore interesse, basta riflettere sul fatto che sabato 3 ottobre veniva rinviata (al 14/10) la partita di calcio di serie D (semi PRO) tra Scandicci e Siena, a causa della positività del familiare di un calciatore (la moglie di un atleta della prima squadra) e le autorità del calcio Dilettanti hanno preso la decisione di rinviare la partita con regole che sono le medesime che valgono per tutti i cittadini italiani (vedi ciò che succede nelle scuole ).
Ma sempre nelle stesse ore di sabato, la partita di Calcio di serie C tra Palermo e Potenza che doveva tenersi domenica 4 ottobre, è stata rinviata dalla LEGA PRO per la positività di due calciatori della squadra lucana. Il regolamento sportivo di serie C prevede il rinvio della gara (contrariamente a quello della serie A in cui devono essere almeno 10 i giocatori positivi) se ci sono almeno 4 giocatori positivi nella stessa squadra: dunque, prendendo atto della comunicazione del Servizio Sanitario Regionale Basilicata (UOC Igiene ed Epidemiologia di Potenza) con cui era disposto, per motivi di sanità pubblica, il divieto di spostamento con mezzi di trasporto pubblici e di assembramenti (allenamenti e gara) della intera squadra lucana - in contrasto con i regolamenti sportivi - la LEGA PRO ha accettato (contrariamente a quanto avvenuto per Napoli) e ha deciso in questo caso il rinvio della gara a data da destinarsi.
Fatte queste premesse, la scelta del Governo e della ASL Napoli di ritenere la salvaguardia della salute pubblica una priorità, ad oggi appare condivisibile e necessaria.
Si dovrebbe, tuttavia, aprire un dibattito politico: quale costo la pandemia COVID impone a diverse attività fondamentali per la vita sociale quali sono lo sport e il cinema e gli interessi economici che muovono? Quale rischi e quali deroghe si possono accettare per impedire che i prossimi mesi, in attesa di un vaccino, “salvifico” ma ancora improbabile, vedano la morte civile dei teatri italiani, delle sale cinematografiche, degli stadi di calcio nel nome della salvaguardia della salute?
Su questo è necessaria una discussione parlamentare, fintanto che avremo un Parlamento. Spetta alla politica chiarire le scelte con cui la nostra comunità intende affrontare “il rischio di vivere al tempo del Covid”, scelte che ad oggi il Governo Conte ha “demandato ai Comitati tecnico-scientifici” o ha preso sorpassando il Parlamento Italiano nel nome della emergenza attraverso i decreti ministeriali DPCM.