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I soldi del secondo decreto ristori? Presi dal fondo per pagare alle imprese i debiti della Pa

di Paolo Costanzo

L’azione di un “buon governo” si dovrebbe qualificare, fra gli altri, con una grande capacità di programmazione, in modo particolare quando si verificano le grandi emergenze come quella che il nostro Paese sta attraversando a causa della pandemia. In particolare, l’esecutivo e la classe dirigente avrebbero dovuto concentrarsi sulle reali priorità dettate dall’emergenza anziché disperdere risorse ed energie su tavoli di lavoro che nulla hanno a che vedere con la drammaticità della situazione che il Paese si trova ad affrontare. La seconda ondata era prevista ed era previsto che avrebbe potuto essere più complicata della prima. Si trattava di dedicare quindi energie e risorse a tutte quelle iniziative che avrebbero potuto prevenire o attenuare l’impatto dei nuovi contagi da Covid-19. Si sarebbe dovuto quindi investire (i) sulle strutture sanitarie in modo da renderle attrezzate alla nuova ondata di contagi; (ii) sulle strutture scolastiche per renderle più sicure, moderne e con presidi medici attenti alla prevenzione; (iii) sulla mobilità per renderla meno promiscua di come invece si è verificato. Il tempo è invece stato utilizzato a discutere di banchi girevoli, taglio dei parlamentari, assenza della necessità di utilizzare il MES e sui diversi temi, spesso ideologici, che guardandoli oggi non può che sorgere una grande amarezza.
Oggi ci troviamo ad affrontare una emergenza acuita dall’inadeguatezza delle strutture sanitarie, dalla scarsa capacità di molte delle professionalità chiamate a gestirla, da una inevitabile DAD che penalizza la formazione delle future generazioni e che sconteremo nei prossimi anni. Per non parlare dell’emergenza economica che vede la maggior parte delle imprese e dei lavoratori a dover affrontare le conseguenze di chiusure necessarie ad arrestare l’esplosione dei contagi. L’esecutivo si trova ora ad affrontare questa nuova ondata, più grave della prima, con le armi un po’ spuntate e con la solita semplicistica tecnica di prevedere aiuti a pioggia poco soddisfacenti per i beneficiari e con un costo per la collettività particolarmente significativo. Generando peraltro una tale incertezza da indurre anche i risparmiatori a trattenere i propri risparmi anziché immetterli nel sistema produttivo a causa dell’impossibilità di valutare il rischio che ciò comporterebbe. Le dichiarazioni giunte dall’esecutivo hanno indotto a pensare che non vi fossero problemi di liquidità e di maggiore debito pur di risolvere i gravi problemi del sistema produttivo e sanitario del Paese. I fatti ci fanno ritenere il contrario, tant’è che per finanziare il decreto ristori bis è stato previsto di sottrarre risorse precedentemente destinate alla riduzione dei debiti della Pubblica Amministrazione (1,2 Mld di euro), alle autorizzazioni di spesa per la CIG Covid (800 milioni di euro), alle indennità per gli stagionali del turismo (160 milioni di euro), al fondo per gli investimenti strutturali (230 milioni di euro).
Non lo vogliono ammettere: la scelta ideologica di non accedere al MES che avrebbe dotato il Paese di 36 mld destinati al finanziamento dei costi diretti e indiretti da sostenere per la sanità, la cura e la prevenzione in conseguenza della crisi Covid-19 è stata un errore molto grave. Avrebbe permesso di sostenere misure volte alla prevenzione e avrebbe evitato di sottrarre risorse a capitoli di spesa indifferibili e necessari.

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