di Carmelo Palma
Orban ha trasformato ufficialmente l’Ungheria in un regime autoritario.
Con la decisione di oggi l’Ungheria fuoriesce anche formalmente dal sistema democratico, dopo avere adottato in precedenza atti contro le minoranze, la libertà di stampa e i diritti umani che avevano già comportato l’attivazione da parte del Parlamento europeo della procedura sanzionatoria, che è prevista dall’art. 7 del Trattato di Lisbona, ma che trova il suo scoglio nella posizione del Consiglio europeo, cioè dei singoli stati membri, tra i quali Orban annovera ancora difensori in numero sufficiente per bloccare le sanzioni.
Ma a proposito di amici e sostenitori di Orban, sarà interessante capire la posizione dei suoi alleati ed emuli italiani, a partire dalla Lega e da Fratelli d’Italia, che non hanno mai mancato di difenderne le politiche e la reputazione, e che quindi anche oggi non mancheranno di giustificare la sua chiusura, a tempo indeterminato, del Parlamento. Altrettanto interessante e molto più importante sarebbe però che i milioni di italiani che tributano oggi il loro consenso ai partiti sovranisti e “orbaniani” in Italia comprendessero, proprio dall’esempio ungherese, dove porta la logica dei “pieni poteri” e come anche le maggioranze e non solo le minoranze possano macchiarsi di veri e propri crimini contro la libertà, la democrazia e lo stato di diritto.
A differenza di Salvini e Meloni, a Orban non fa difetto la sincerità. Non si limita a praticare, ma anche a predicare i principi della – sua definizione – democrazia illiberale, cioè la cancellazione di qualunque principio liberale di separazione dei poteri e garanzia delle opposizioni, che lo ha portato a diventare un vero e proprio virus politico nel corpo dell’Unione, del cui bilancio l’Ungheria continua a essere uno dei principali beneficiari. Vogliono davvero la maggioranza degli italiani percorrere una strada che porta a questi esiti?