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Che ne sarà degli stagisti?

di Eugenia Aguilar

Questa settimana, nella discussione parlamentare sul decreto Cura Italia, rischiano di esserci 349mila assenti: gli stagisti che, prima del lockdown, stavano svolgendo tirocini extracurriculari e che, in tempo di coronavirus, sono piombati da un giorno all’altro in uno stato di totale incertezza sul loro futuro. Quasi tutti con spese di vitto e alloggio da sostenere, ma senza un introito economico minimo garantito.

Sin dal principio, la gestione dell’emergenza per la categoria dei tirocinanti è stata gestita singolarmente e con modalità differenti da ogni regione, determinando confusione e disparità di trattamento. Il primo problema emerso riguarda il fatto che lo stage non viene considerato un rapporto di lavoro bensì un percorso di formazione e di orientamento al lavoro (Art. 1 delle Linee guida in materia di tirocini extracurriculari, emanate dalla Conferenza Stato Regioni del 25 Maggio 2017), pertanto le uniche opzioni perseguibili, stando ai criteri di riferimento dell’articolo 2 delle linee guida, sono la sospensione o l’interruzione.

Alcune aziende però, considerando la situazione straordinaria dell’emergenza, si sono da subito domandate se fosse possibile consentire il proseguimento del lavoro da remoto anche per gli stagisti, portando alla luce un’altra controversia. Al tirocinio, non essendo un rapporto di lavoro, non può essere applicata la legge che regola il lavoro agile (la legge n. 81 del 22 maggio 2017). Alcune Regioni hanno tuttavia deciso di provare ugualmente ad applicare tale modalità di lavoro anche alla categoria dei tirocinanti.

La Lombardia ha fatto da apripista, suggerendone il ricorso dove possibile, coerentemente con gli obiettivi del tirocinio e a seconda del supporto tecnologico di ciascuna azienda. L’esempio lombardo è stato poi seguito da altre Regioni, come Emilia-Romagna, Abruzzo, Basilicata e Toscana, che hanno offerto la possibilità di attivare modalità alternative tramite tecnologie telematiche. Altre amministrazioni regionali hanno circoscritto la possibilità di lavoro da remoto solo ad alcune delle attività, come Veneto e Friuli-Venezia-Giulia. Altre realtà regionali hanno invece stabilito l’impossibilità di fare ricorso al lavoro da remoto, optando solo per il ricorso alla sospensione o all’interruzione, tra queste Lazio, Campania, Puglia, Sicilia e Piemonte.

In questo coacervo di molteplici e contrastanti interpretazioni, assistiamo al sorgere di numerose e quotidiane controversie, come nel caso della Lombardia, in cui aziende pronte ad assumere nuovi stagisti da remoto, trovano il blocco della regione.

Il nodo della questione è - come detto - rappresentato dal fatto che il tirocinio non è disciplinato come un rapporto di lavoro, quindi un ricorso netto e chiaro al lavoro agile, quando possibile, incontra resistenze burocratiche e normative. Si aggiunga a sostegno delle norme che di fatto impediscono di equiparare lo stage al lavoro, la mancata previsione del ricorso alla cassa integrazione o alla Naspi per gli stagisti.

Nel Cura Italia non è stato introdotto alcun tipo di tutela o agevolazione per gli stagisti, come se quasi 350mila giovani non contribuissero alla forza lavoro (presente e futura) del Paese e come se la loro assenza non si traducesse in un ulteriore peso gravante sulle aziende.

Alcune Regioni si sono dimostrate pronte e più capaci di altre ad adeguarsi rapidamente, offrendo maggiori garanzie a sostegno degli stagisti, ma occorrono linee guida dettagliate e misure univoche su tutto il territorio nazionale. Misure che devono essere guidate in primo luogo dal buon senso e volte all’utilizzo di tutti gli strumenti possibili atti a garantire il proseguimento del rapporto di collaborazione tra azienda e stagista, per il bene delle imprese e degli stessi tirocinanti che oggi si ritrovano privi di risposte normative che diano loro speranze e prospettive.

Questa situazione dovrebbe dar vita a una seria riflessione sulla categoria degli stagisti per poi individuare una serie di garanzie, regolando anche per loro un sistema di diritti e di doveri alla pari degli altri lavoratori. Un buon inizio potrebbe essere rappresentato dalla previsione di una indennità minima mensile adeguata rispetto al minimo oggi previsto di 300 euro e variabile da regione a regione.

Ci auguriamo, facendo appello a tutte le forze politiche, che questa sia la settimana decisiva per estendere le misure previste dal Cura Italia anche a tutti i giovani stagisti rimasti privi di tutele.

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