Di Giordano Masini
In soli sette incredibili giorni l’agenda politica di questo paese è stata rivoluzionata, ben oltre il significato di un quesito referendario.
Le 500.000 firme raccolte in così poco tempo sul referendumcannabis, così come il quasi milione raccolto ad agosto su eutanasialegale (di cui 600.000 ai banchetti) segnalano la distanza siderale tra le principali forze politiche - molte ancora non hanno trovato il coraggio di esprimersi su questi temi - e la sensibilità degli italiani.
È soprattutto una distanza generazionale: anche sull’eutanasia la maggior parte delle firme sono state raccolte tra i giovani, così come - ma questo sorprende meno - sulla cannabis.
Dei primi 330mila firmatari per il referendumcannabis, la metà ha tra i 18 e i 25 anni e l’80% meno di 40 anni.
E dei primi 318mila firmatari online sul referendum eutanasialegale, il 65% ha tra i 18 e i 35 anni.
I giovani segnalano nuovi bisogni, nuovi interessi, nuove ansie e nuove paure che le generazioni più anziane faticano a comprendere, come evidenzia una ricerca condotta in dieci paesi e pubblicata da Lancet sulla paura diffusa tra i ragazzi e le ragazze per gli effetti del cambiamento climatico.
E lo stesso si potrebbe dire per il divario di opportunità nel mercato del lavoro, per le risorse sottratte ai giovani attraverso l’uso irresponsabile del debito pubblico.
Bisogni, ansie e paure che le maggiori (e anche molte minori) forze politiche non intercettano, o che intenzionalmente scelgono di ignorare.
C’è bisogno, come dice qualcuno, di un “nuovo modo” di fare politica, che rinunci ai partiti perché sono prevalentemente obsoleti gli interessi che scelgono di rappresentare? No.
C’è bisogno di partiti che raccolgano questo segnale e lo trasformino in una proposta politica coerente e credibile.
Noi con Più Europa ci siamo.