Intervista di Emma Bonino a La Repubblica
"C'è stato un patto con Enrico Letta che è stato siglato il 2 agosto di quest'anno, non del Medioevo, e io a quello mi attengo". Emma Bonino, storica radicale e leader di +Europa, non rompe l'intesa con il Pd. Piuttosto che mancare alla parola data, sceglie di strappare con Azione.
Bonino, dà l'addio a Calenda?
"È lui che ha dato l'addio. Eravamo insieme fino a sabato, e domenica ha deciso di andarsene per conto proprio. Ha mancato alla parola data per ragioni fumose, non convincenti e men che meno dirimenti".
Quindi ora cosa succede?
"Sono personalmente dispiaciuta e politicamente incredula. A oggi sono ferma al patto con Letta. Inoltre il testo dell'accordo è stato concluso sulla base di una bozza i cui contenuti erano stati scritti da Calenda. Io mi attengo a quell'accordo. Cosa sia successo dopo di così stravolgente, non lo so. Non lo comprendo".
Secondo il leader di Azione, è Letta ad essere venuto meno al patto. Ha qualche ragione dalla sua?
"A me sembra che Letta abbia rispettato il patto, dal momento che era noto a tutti, e quindi anche ad Azione, che il segretario del Pd aveva intese anche con Nicola Fratoianni di Sinistra italiana e Angelo Bonelli dei Verdi e con Lugi Di Maio e Bruno Tabacci. Se per noi Azione/+Europa fossero state indigeribili, allora non dovevamo neppure sederci al tavolo. Non è che lo scopriamo dopo, o facciamo finta di scoprirlo dopo".
Quindi +Europa non si sfila?
"Io resto ferma a quel patto con Letta. È stata convocata da Benedetto Della Vedova una direzione di +Europa, che ne discuterà e deciderà di conseguenza".
Quale è stato il difetto politico di fondo in tutta questa storia?
"Non sono brava nelle manovre e nei retroscena. Oltretutto, ripeto, carta canta. A mia volta ho visto e ho letto. Personalmente ci metto un po' a dire Sì oppure No, ma quando lo faccio il Sì è sì e il No è no. Tengo la parola data. Perché Calenda abbia avuto un ripensamento così drastico lo dirà lui".
Lei l'ha sentito, l'ha chiamato?
"Io?! Io non lo chiamo . So che si sono chattati con Benedetto Della Vedova, il quale gli ha chiesto di vedersi e discuterne. La risposta è stata: "E' inutile, perdiamo solo del tempo. Stop"".
Però se il Pd apre agli ex grillini, come D'Incà e Crippa, per lei sarà motivo d'imbarazzo?
"Sono problemi di Letta più che miei. Oltretutto con il taglio dei parlamentari non credo che il Pd abbia così tanti collegi da distribuire. Nell'accordo che abbiamo siglato l'impegno era a non candidare nei collegi uninominali personalità divisive per i rispettivi elettorati, quindi no leader delle forze politiche, no agli ex 5S e ex forzisti".
Lei dove si candida?
"Se sono utile, mi candidino dove ritengono che posso esserlo di più".
Adesso la strada verso la vittoria per il centrodestra è un'autostrada?
"È sicuro. E per me il primo motivo dell'alleanza con i dem è che neppure uno solo dei nostri voti vada al centrodestra putiniano, orbaniano e salviniano. Se avviene, qualcuno se ne assumerà la responsabilità".
A lei Fratoianni e Bonelli sono simpatici?
"Non abbiamo ovviamente niente in comune. Fratoianni ha votato per 55 volte contro la fiducia a Draghi. Però nel nostro accordo si parla di rigassificatori e inceneritori. Bonelli la penserà diversamente, ma il patto resta".
Nascerà un polo di centro Calenda-Renzi?
"Ne ho viste di tutte le tinte, ma una situazione politica così sfarinata non la ricordo. A proposito del centro, non ho la palla di vetro. Immagino che ci fossero malumori in Azione sull'alleanza con il Pd, però un leader se ha forte convinzione e coraggio va avanti. Di certo +Europa è messa in difficoltà per superare la soglia del 3%. Calenda è convinto di arrivare lo stesso al 15%: non mi resta che fargli gli auguri".