di Matteo Di Maio
Istat e UNAR hanno presentato i risultati di una rilevazione sulle discriminazioni lavorative nei confronti delle persone LGBTI+ rivolta alle persone unite civilmente attualmente o in passato.
Emerge un quadro davvero preoccupante.
Quasi una persona LGBTI+ su due (46,9%) dichiara di aver subito almeno un evento di discriminazione a scuola/università. Il 68,2% delle persone intervistate ha dichiarato di aver evitato di tenere per mano in pubblico un partner dello stesso sesso per paura di essere aggredito, minacciato o molestato.
Il 40,3% riferisce, in relazione ai lavori attuali o passati, di aver evitato di parlare della vita privata per tenere nascosto il proprio orientamento sessuale e di aver evitato di frequentare persone dell’ambiente lavorativo nel tempo libero per non rischiare di rivelare il proprio orientamento sessuale. Circa 6 persone LGBTI+ su 10 hanno sperimentato almeno una micro-aggressione sul lavoro: la più diffusa è “aver sentito qualcuno definire una persona come fr*cio o usare in modo dispregiativo le espressioni "lesbica", "è da gay" o simili.
Orientamento sessuale e identità di genere non dovrebbero costituire una barriera all'ingresso nel mondo del lavoro né un ostacolo a vivere serenamente la propria vita professionale.
L'attenzione ai temi dell'inclusione, inoltre, conviene anche alle aziende: secondo il Diversity Brand Index del 2022 (pubblicato da Diversity Lab) le aziende che investono in diversità e inclusione crescono mediamente del 23% in più rispetto alle altre.
Come invertire la rotta? L'Italia dovrebbe dotarsi di una Strategia Nazionale LGBTI+, che manca dal 2015, con un'ampia sezione dedicata alle politiche lavorative. La politica, dal canto suo, dovrebbe adoperarsi per garantire finalmente alle persone LGBTI+ eguaglianza formale e sostanziale: matrimonio egualitario, riforma del diritto di famiglia, riforma della legge 164 del 1982 e molto altro.
La strada migliore per combattere le discriminazioni, anche in ambito lavorativo, è eliminare le discriminazioni attualmente presenti nelle leggi italiane, affinché chiunque possa vivere e lavorare in piena libertà.