Dichiarazione di voto sulle comunicazioni della presidente del Consiglio in vista del Consiglio Europeo di Riccardo Magi
Le parole della presidente Meloni sul Manifesto di Ventotene non possono che suscitare sconcerto. Non è possibile e non è accettabile che il Presidente del Consiglio di una Repubblica democratica e antifascista non sappia contestualizzare quel testo scritto nel 1941 quando l’Europa era sotto il dominio nazifascista e Giorgio Almirante lavorava per la rivista ‘La Difesa della Razza’. Siamo autorizzati a pensare che Meloni si senta più vicina a chi ha realizzato il confino di Ventotene rispetto a chi vi era detenuto. Ma Meloni è scaltra e furba: vuole farci parlare delle sue oscene parole e della sua esegesi sbagliata e truffaldina del Manifesto di Ventotene per nascondere che non ha una linea di politica estera e non ha una maggioranza in politica estera. Non lo dico io ma lo ha detto il capogruppo della Lega Molinari e riguarda il fatto che il governo italiano, in questo momento drammatico, alla vigilia del consiglio europeo, non ha un mandato chiaro rispetto al contenuto principale del vertice, cioè il piano proposto dalla commissione.
Non è una questione di titoli ma di linea in politica estera, che non c’è, così come Meloni non ha una idea del ruolo dell’Europa, se quella di essere vassalli di Musk e di Trump, e non sa nemmeno come rispondere alla folle politica commerciale dei dazi della nuova amministrazione Usa. Noi abbiamo invece un’idea chiara dell’Europa ed è esattamente la parte del manifesto di Ventotene che voi fate finta di non conoscere o non avete letto: il superamento della sovranità assoluta degli stati nazionali. Non ci sorprende che ancora in questa legislatura e in quella precedente Meloni abbia proposto riforme costituzionali per affermare il primato del diritto nazionale su quello internazionale: non potete scappare da questa responsabilità. Ma Meloni è già scappata, visto che nell’aula non c’è: ha lanciato la bombetta su Ventotene ed è andata via. Ma la verità è che non avete una linea nè una maggioranza sulla politica estera.
