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Tav: nessuna sponda alla Lega. Se Salvini vuole il Sì voti la mozione delle opposizioni

di Benedetto Della Vedova

Ora che il M5S ha depositato al Senato la propria mozione sulla Tav, che politicamente implica la presentazione di una mozione uguale e contraria da parte della Lega, è essenziale che tutte le forze di opposizione non si prestino - volontariamente o involontariamente - a fare da “spalla” ai due partiti di maggioranza.

Quello che deve emergere in questo passaggio parlamentare non è solo la divisione tra Lega e M5S, ma l’insufficienza della sola Lega, nonostante l’atteggiamento da uomo solo al comando di Salvini, ad assicurare la partecipazione italiana al progetto Tav.

Per impedire i giochi di sponda della Lega ci sono almeno due possibilità. La prima è quella di non partecipare alle votazioni sulle mozioni presentate dalle forze di maggioranza, lasciando che il regolamento di conti sia tutto interno ai partiti che sostengono l’esecutivo. Insomma, se tutte le opposizioni fossero compatte, lascerebbero alle sole forze di maggioranza di risolvere la questione, senza cavare le castagne dal fuoco alla Lega.

Se Fratelli d’Italia e Forza Italia, invece, accorressero in soccorso di Salvini e si preparassero a votare con la Lega una mozione comune, le opposizioni non corrive con i gialloverdi hanno una seconda opzione: proporre una mozione “si tav” di minoranza, dichiarando in anticipo di votare in ogni caso contro qualunque mozione proveniente da una forza di maggioranza o da una forza di “opposizione a metà” (FdI e FI). Una eventuale mozione leghista al Senato potrebbe contare, anche nel caso in cui la tentazione da parte di Forza Italia di ricompattare un simulacro di centro-destra portasse il partito di Berlusconi a votare con Salvini e Meloni una mozione “di coalizione”, su 137 voti (58 Lega, 18 FdI e 61 FI) e rimarrebbe molto lontana dalla maggioranza.

Escludendo (anche se ormai nella politica italiana nulla è impossibile) che il M5S diserti questo voto, l’illusione di autosufficienza di Salvini verrebbe cosi bocciata.

Insomma, se Salvini vuole il Sì alla Tav, deve venire in Parlamento (di persona) e votare la mozione delle opposizioni. In caso contrario, niente Sì alla Tav in Parlamento.

Altrimenti l’Italia uscirebbe dalla Tav? Ovviamente no, perché come è noto la partecipazione italiana è già stata deliberata e non ha bisogno di alcuna riapprovazione. Ma forse si riuscirebbe a dare un ulteriore colpo all’equilibrio di questo esecutivo pericolante che produce danni all’Italia dentro e fuori i confini, uscendo dalla rappresentazione di comodo che le forze di maggioranza danno delle proprie divisioni, pretendendo di rappresentare a un tempo il governo e l’opposizione.

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