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Taiwan: l’indifferenza in Ue non è un’opzione possibile

di Benedetto Della Vedova 

 

Il Cremlino ha dichiarato il suo appoggio alle manovre militari cinesi intorno a Taiwan. Senza fare parallelismi forzati, c’è una ragione politica che accomuna Kiev e Taipei: entrambe le città ospitano presidenti eletti democraticamente che governano su territori dove vige lo stato di diritto e dove le libertà politiche e civili delle persone sono tutelate.

 

È questo che Putin e Xi trovano intollerabile: che un pezzo di territorio e di genti che loro considerano parte della grande madre patria, russa e cinese, sfugga al loro totalitarismo e viva in libertà e democrazia.

 

Con tutte le approssimazioni del caso, Taiwan e Ucraina mostrano ai russi e ai cinesi che si può avere un retroterra comune e vivere in regimi opposti, dittatoriali o democratici. E che, a differenza di quanto propagandato dai regimi di Mosca e Pechino, guardare ai modelli occidentali non indebolisce ma rafforza la società e la prosperità economica.

 

Da qui, ancor più che da più o meno sincere ragioni geostrategiche, partono le spinte nazionaliste ed imperialiste che hanno portato Putin alla sua brutale e inaudita aggressione all’Ucraina e alla crescente assertività cinese sul futuro di Taiwan dopo che il principio “un paese due sistemi” è stato cancellato ad Hong Kong.

 

Per questo in Europa l’indifferenza anche rispetto a Taiwan non è una opzione possibile.

 

Se crediamo che la nostra prosperità e la nostra libertà restino inscindibili dal regime democratico, così come il nostro ruolo nel mondo dei prossimi decenni  a difesa dei nostri valori ed interessi, allora non possiamo permetterci di lasciare al loro destino decine di milioni di cittadini ucraini o taiwanesi ”colpevoli” di volere viver in un’economia di mercato e con parlamenti rappresentativi, con la libertà di stampa e di espressione e, una volta all’anno, le capitali pacificamente invase dai Pride.

 

Meno libertà e democrazia ci saranno in futuro e peggiore sarà il nostro futuro.

 

L’UE deve avere una propria agenda globale, da condividere con gli Usa e le altri grandi democrazie.

 

In questa agenda possono esserci accenti diversi nei rapporti con Pechino, ma sarebbe un errore anche solo dare l’idea che l’Europa potrebbe accettare senza alcuna reazione il cambio dello status quo a Taiwan ottenuto da Pechino con le portaerei e i caccia bombardieri.

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  • Luigi Quercetti
    published this page in News 2023-04-10 18:20:51 +0200