Di Marina Sorina +Europa Verona
Cento di questi giorni! Anzi no: non auguro a nessuno di vivere come abbiamo vissuto questa primavera noi, ucraini. Pur vivendo distanti, ci svegliamo di scatto all’alba come se le bombe cadessero vicino, non sapendo chi dei nostri cari rimarrà senza casa o senza vita stamattina.
Credo che ormai sono poche le persone indifferenti alla tragedia del popolo ucraino. La solidarietà nei primi mesi era tanta, l’accoglienza calorosa e concreta, soprattutto da parte delle numerose associazioni di volontariato e dei privati sensibili al dolore altrui. Ma le emozioni sfumano con il passar dei giorni, e pian pianino l’attenzione si dissolve. Nella cerchia degli aiuti restano solo le persone che hanno un legame personale con l’Ucraina. Alcuni ne erano alleati da tanto tempo: amici, parenti, colleghi dei numerosi ucraini residenti a Verona. I legami creativi, sociali, economici andavano ramificandosi a tutti i livelli. C’era chi ospitava bambini ucraini d’estate o chi organizzava spettacoli teatrali a Kyiv. C’è anche chi si è svegliato a febbraio, e da allora non si da requie: appassionandosi all’argomento cercano di capire le ragioni della crisi attuale parlando con i diretti interessati o leggendo i libri. La gente di buona volontà si trova in città e in contado, a livello capillare; tanto è vero che nella sola lista della nostra coalizione, Più Europa / Azione, ho trovato con piacevole sorpresa persone che hanno lavorato per anni a Kyiv, o che ora ospitano dei profughi, o gestiscono progetti ben più complessi per fornire l’accesso ai corsi di lingua a chi è rimasto senza computer, e sono certa che fra i sostenitori del candidato sindaco Tommasi ce ne sono tanti altri.
Eppure, queste persone attive ed empatiche sono la minoranza. La maggioranza si è stancata di vedere foto strazianti: l’umana compassione è evaporata con la prime giornate di sole. La voglia di normalità e business as usual è prevalsa sull’empatia. È naturale che gli italiani si comportino in questo modo oscillante, dalla pietà all’indifferenza? Beh, non è sorprendente, se la stessa classe politica a dare l’esempio, fra la destra improvvisamente pacifista e certa sinistra nostalgica dell’Unione Sovietica.
Quello che sorprende è la mancanza di dignità: Putin ha respinto le richieste del papa Francesco di liberare i civili dei sotterranei di Azovstal, ha rifiutato il piano di pace, proposto dal governo italiano, guidato da Mario Draghi. Ha fatto capire tramite i suoi emissari prezzolati, ospiti della poco schizzinosa Tv generalista, che degli italiani ha una stima piuttosto bassa. Eppure c’è ancora qui da noi chi si preoccupa di aiutare a “salvargli la faccia”, cercando di accontentare le spropositate pretese di Putin.
Nel limbo fra l’attivismo e l’indifferenza, un cerchio di fuoco di chi, invece di aggiornarsi, ha tirato fuori dall’armadio gli spettri di categorie ideologiche preimpostate che mal si addicono alla complessità della situazione. Questi leoni da tastiera spendono giornate a mettere i like sorridenti sotto le notizie tragiche, a dubitare dell’ovvio e a credere nell’improbabile. Nel ripetere i triti argomenti della propaganda russa, pretendendo che l’Ucraina debba arrendersi, regalando ai russi il proprio territorio. si schierano con l’aggressore e, senza nemmeno rendersi conto, diventandone complici.
Con questo background poco rassicurante, mi ha fatto tanto piacere scoprire che il 2 giugno, con un voto unanime al Congresso dell’ALDE, riunito a Dublino, “Servitore del Popolo”, il partito guidato del presidente ucraino Zelenskyi, è entrato a fare parte della famiglia politica dei liberali europei. È un chiaro segno di fratellanza e di comunità di intenti che testimonia la volontà di perseguire il disegno riformatore per portare l’Ucraina nel novero dei paesi europei ispirati alla libertà, alla democrazia e allo stato di diritto. Valori che sono profondamente estranei alla Russia odierna e che irritano i vertici russi al punto tale da giustificare un’invasione militare. Al di là degli evidenti vantaggi economici e geopolitici, conquistare l’Ucraina significa per la Russia anche umiliare l’Occidente democratico, evidenziarne le debolezze, accentuare le crepe fra diversi paesi e schieramenti. Proprio per questo è così importante la netta posizione europeista ed atlantista del governo Draghi, del sottosegretario agli esteri Della Vedova. Abbiamo una guerra a difesa dell’Europa da vincere: quelli che giustificano le reticenze all’invio delle armi all’Ucraina con il timore di “terza guerra mondiale” non si sono accorti che è già iniziata, e se non la si ferma al più presto contrattaccando l’aggressore, arriverà a propagarsi su tutto il continente, prima o poi.
Solo dopo aver respinto la slavina rashista, potremo dedicarci ad altre questioni impellenti, come la creazione di un esercito comune europeo, della politica dell’immigrazione, della biotecnologia in agricoltura per far fronte alla crisi alimentare. Intanto, un altro gesto forte che esprime il sostegno dall’Europa all’Ucraina è la recente approvazione del sesto pacchetto delle sanzioni. Trovare consenso di tutti era faticoso: ci sono volute molte settimane di stallo e di negoziati, con le forze centripete pro-russe che fanno di tutto per frenare le misure economiche che potrebbero indebolire l’aggressore. Nonostante i ricatti dell’Ungheria, le nuove sanzioni prevedono l’estensione delle precedenti misure contro le banche e i vertici del governo putiniano e la rinuncia al circa 90% del petrolio russo, da sostituire con altre fonti. Se così sarà, forse non tutto il male viene a nuocere, e sarà la volta buona per pensare ad integrare le fonti di approvvigionamento tradizionali con le tecnologie rinnovabili?
Di Riccardo Magi
Segnatevi questa data, il 24 Giugno il disegno di legge sulla Coltivazione Domestica di Cannabis arriva finalmente in Aula.
Ora tocca a noi, facciamoci sentire.
Di Benedetto Della Vedova
Ieri è stato finalmente approvato dall’Unione europea il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia di Putin, dopo molte settimane di stallo e di negoziati.
Le nuove sanzioni porteranno in qualche mese alla rinuncia di circa il 90% del petrolio russo che verrà sostituito da altre fonti; a questo si aggiunge l’estensione delle precedenti misure contro banche e personalità.
Punto primo: come durante e dopo la pandemia, l’Ue continua a prendere decisioni che la rendono un vero attore globale. Si poteva probabilmente fare prima e anche di più, ma complessivamente le sanzioni adottate sono senza precedenti.
Punto secondo: il primo ministro ungherese Orban, teorico dell’ossimorica “democrazia illiberale” e buon amico di Putin, ha condizionato fino al ricatto quest’ultima decisione, prima chiedendo per il proprio paese una eccezione all’embargo del petrolio, e infine, all’ultimo momento, pretendendo di escludere tra le personalità sanzionate il Patriarca di Mosca Kirill.
Se sul petrolio Orban poteva avanzare, anche strumentalmente, qualche argomento pratico, sull’esclusione di Kirill si è trattato di una pretesa politica ed ideologica, dal momento che Kirill ha dato totale copertura ideologica a Putin sull’aggressione all’Ucraina (peraltro titolare di ingenti beni personali in Europa, alla stregua di tanti non religiosi arricchitisi all’ombra di Putin).
Tra i punti programmatici su cui cinque anni fa fondammo Più Europa, c’era quello del superamento del voto all’unanimità, e quindi del diritto di veto anche nelle decisioni sulla politica internazionale dell’Unione europea. Pensare ad una politica comune di difesa, comunque costruita, significa in primis pensare a una efficace politica estera comune della Ue, che non ci sarà mai con il voto all’unanimità.
L’unanimità non solo si rivela un meccanismo disfunzionale quando servono decisioni importanti e rapide costringendo a negoziati laboriosi e compromessi al ribasso, ma consente anche a un solo paese portatore di ragioni e di interessi extra europei, quando non antieuropei, di impedire qualsiasi decisione.
Per questo, anche pensando all’Orban di oggi e di domani, vogliamo che i grandi paesi europei a partire dall’Italia spingano con determinazione per il superamento del meccanismo di unanimità, come del resto emerso in modo netto dai lavori della Conferenza sul Futuro dell’Europa.
Oggi comincia il Pride Month, il mese dell’orgoglio LGBTI.
Intervista di Benedetto Della Vedova a Il Tempo
Sottosegretario Della Vedova, perché votare sì ai cinque quesiti referendari sulla giustizia in programma il prossimo 12 giugno?
Perché sono una grande occasione per avere finalmente una giustizia più giusta e liberale. Una giustizia al servizio del paese, delle imprese, dei cittadini e rispettosa dei principi costituzionali. E’ un’occasione che aspettiamo da anni e che difficilmente avremo di nuovo.
Sui referendum continua ancora il silenzio. Quasi nessuno ne parla A chi fanno paura i quesiti?
E’ evidente che una parte della politica, e non solo, sta cercando di sterilizzare questi referendum. Tutti i partiti che non sono in grado di prendere una posizione puntano sull’astensione. Ma questo è un atteggiamento poco responsabile e poco democratico. Il PD ha dato indicazione di votare no: un invito all’astensione, praticamente. Lo ha fatto per tentare di salvaguardare l’alleanza strategica con i giustizialisti del M5S e di Bonafede. Un’occasione persa per il Pd di Letta, che ha mantenuto la barra dritta sul conflitto in Ucraina, ma sbanda sulle riforme da fare in Italia, prima tra tutte le giustizia. La Lega dal canto suo ha il merito di averli promossi, ma che ora sono spariti: non ne stanno facendo una priorità. Il Salvini garantista è durato poco, temo, si torna al Salvini garantista per se stesso e per gli amici ma manettaro per gli altri, in particolare per gli stranieri.
Chi si oppone ai quesiti referendari lo fa anche sulla base della considerazione che a metà giugno il Senato si occuperà comunque della riforma Cartabia. Che cosa ne pensa del testo della guardasigilli?
Penso che la ministra Cartabia abbia fatto un ottimo lavoro e vista la conflittualità dell’attuale maggioranza era impossibile fare di meglio. La riforma è buona ma i quesiti sono più incisivi: per noi i referendum non sono in contrapposizione con la riforma che +Europa ha votato alla Camera e voterà al Senato. Anzi, i referendum sono un’opportunità per migliorarla, per completarla e per andare più affondo nelle riforme. Con i referendum abbiamo la possibilità di fare quello che a livello politico era impossibile, e comunque possono essere uno sprone al parlamento.
Se il quorum non dovesse essere raggiunto, quale sarebbe la lezione da trarre?
Votare o no è una scelta, naturalmente. Il punto è che che in questo caso tantissime persone non votano perché non sanno che ci sono i referendum o perché non c’è una vera discussione sul contenuto; di referendum ad esempio si parla poco o niente in Tv. I partiti dovrebbero sempre confrontarsi sul merito delle questioni, non fuggire da esse. E non è vero che il tema è troppo tecnico e non interessa i cittadini. La giustizia è un tema che tocca tutti noi, i nostri diritti e la nostra economia: una giustizia giusta è il fondamento della democrazia liberale
Vuole lanciare un appello agli elettori affinché si rechino alle une?
Il referendum è un’occasione importante per intervenire sulle storture del sistema giudiziario italiano. Un sistema oggi condizionato dal correntismo della magistratura, da lentezze burocratiche, dalla spettacolarizzazione delle indagini, dove un innocente ogni otto ore finisce in carcere, come ben ha sottolineato l’Unione delle Camere Penali. Votare sì il prossimo 12 giugno non risolverà certamente tutti questi problemi ma farà fare al sistema giudiziario italiano un grande salto in avanti verso una giustizia più giusta, equa e liberale. Chi vota non vuole rassegnarsi.
Riunione della direzionale nazionale di +Europa del 31 maggio 2022.
Ordini del giorno:
- Bilancio preventivo 2022
- Situazione politica generale
- Elezioni amministrative e referendum
Benedetto Della Vedova ad Agorà
L'obiettivo delle sanzioni, approvate ieri dal Consiglio europeo, e' di fare pressione su Putin e sulla leadership russa, ma anche di dimostrare che l'Occidente reagisce e che e' pronto a dei sacrifici per spingere Putin al tavolo negoziale. E Putin si siedera' al tavolo solo quando capira' che le cose non si mettono bene per lui da un punto di vista economico, con le sanzioni, e militare, con la resistenza.
Penso che l'Unione europea avendo come obiettivo la sicurezza in Europa e la pace in Ucraina, faccia bene a continuare a supportare anche dal punto di vista militare gli ucraini. Non penso che sospendendo il supporto militare all'Ucraina la pace si avvicini. Anzi, sostenere la resistenza ucraina non allontana la pace ma ne crea le condizioni.
Di Riccardo Magi
Il carcere non è un posto per bambini.
È un primo passo di civiltà affinché nessun bambino possa ricordare la propria infanzia dietro delle sbarre.
Di Benedetto Della Vedova
Verona nel 2019 ospitò il congresso delle famiglie: un evento reazionario che vide la presenza di alcuni personaggi vicini a Putin e che oggi sono tra gli ideologi della violenta aggressione russa in Ucraina.
Per questo, Più Europa insieme ad Azione è in campo con Damiano Tommasi per una Verona più aperta sui diritti, lontana da sovranismi e populismi e che sia avanguardia europea nel Veneto e in Italia.
Di Benedetto Della Vedova
Salvini sta nella maggioranza. Su questi temi ci vuole responsabilità, non bisogna fare demagogia e propaganda, su questi temi si segue il presidente del Consiglio.
Certamente non si creano legami difficili da capire (tant'e' che non li ha ancora spiegati) con il Paese che sta aggredendo una nazione libera e sovrana nel cuore geografico dell'Europa. Mi auguro che Salvini possa smentire, o spiegare le ragioni per cui lui incontrava l'ambasciatore russo mentre Putin scatenava questa guerra contro l'Ucraina, e quindi anche contro l'Europa.
Di Riccardo Magi
Il Ddl Concorrenza è passato al Senato. La maggioranza ha approvato il testo dopo una faticosa mediazione raggiunta solo dopo aver trovato un accordo sulle concessioni balneari.
Diversamente da quanto richiesto dal centrodestra, che sperava di posticipare ulteriormente il rinnovo delle concessioni, con le nuove regole gli stabilimenti saranno messi a bando dall’inizio del 2024, permettendo così di dare un quadro certo in questo settore e attrarre nuovi investimenti per l’intero Paese.
Ora il disegno di legge arriva alla Camera dove dobbiamo assicurarci che questa battaglia di legalità e di equità venga approvata. Dopo anni di servizi inefficienti e scadenti ai danni dei consumatori, è arrivata finalmente l’ora di vincere questa gara.
Intervista di Emma Bonino a Libero
Bonino, perché è importante votare per i referendum il 12 giugno?
La battaglia per una giustizia giusta è la battaglia delle battaglie. Dal buon funzionamento della macchina giudiziaria passa tutto ciò per cui ho combattuto per una vita e continuo ancora oggi a combattere: i diritti umani, le libertà economiche e civili, la difesa dei più deboli, la burocrazia, le carceri, i migranti, le minoranze religiose e le persone LGBTI+. Dalla giustizia giusta passa lo Stato di diritto e quindi la democrazia del nostro Paese. Per questo, +Europa insieme ad Azione ha lanciato, anche in queste giornate, una mobilitazione in tutta Italia per informare i cittadini delle ragioni liberali del sì.
La riforma Cartabia non basta?
La riforma Cartabia tocca 3 dei 5 quesiti: elezione del CSM, separazione delle carriere e consigli giudiziari. È importante e positiva, per questo la sostengo convintamente, ma i referendum vanno più in profondità nelle riforme.
Il quorum sembra difficilissimo da raggiungere. E non aiuta che si voti un solo giorno e a scuole chiuse Il governo è stato complice di chi vuole falliscano?
Il Governo Draghi è un governo a tutti gli effetti politico: ha ottenuto la fiducia del Parlamento e ci sono ministri politici designati dai partiti che partecipano al Consiglio dei Ministri e, dunque, influenzano le decisioni del Governo. Complice casomai è chi, politicamente, sta cercando di far passare sotto silenzio questo referendum.
Chi e perché?
Letta ha indicato il no, che è di fatto un invito all’astensione, il modo più efficace per far fallire i referendum. Questo nonostante molti dirigenti, militanti e semplici iscritti Pd voteranno sì. Il segretario Pd ha fatto prevalere le ragioni dell’alleanza con il M5S, contrario a questi referendum perché fanno fare un balzo avanti in senso garantista all’Italia, mettendo definitivamente alle spalle la stagione giustizialista di Bonafede. E poi c’è Salvini: ha visto che la battaglia era in salita e si è defilato: adesso va pure in Russia… la sua fase garantista sembra sia già passata. Giorgia Meloni praticamente non ne parla.
Molti sostengono che la giustizia si riforma solo in Parlamento, non con i referendum.
La riforma Cartabia, passata solo alla Camera e in attesa dell’ok del Senato, è positiva, lo ripeto, ma risente della necessità di un necessario compromesso tra forze di maggioranza con idee molto diverse. I referendum propongono riforme molto più nette in chiave liberale.
Gli italiani sembrano disinteressati. Eppure la stragrande maggioranza delle persone è scontenta della giustizia italiana. Come mai questa contraddizione?
Gli italiani non sono disinteressati. Sono disinformati. O meglio, non informati. Del referendum sulla giustizia si parla solo negli spazi delle tribune politiche a orari improbabili. Non c’è copertura mediatica se non quella assegnata per legge dalla par condicio. E come dicevo, i partiti non ne stanno facendo una priorità politica.
Negli ultimi anni la magistratura è stata al centro di scandali di ogni tipo, penso al caso Palamara. Eppure non si riesce a riformarla. Perché?
Il CSM è lacerato dalle correnti e anche dagli scandali recenti: stiamo parlando di un organo di rilievo costituzionale presieduto dal Presidente della Repubblica, che non può essere terreno di battaglia tra le correnti della magistratura. Se dovesse prevalere il sì, si spezzerebbe questo meccanismo correntizio e sarebbe un buon punto di ri-partenza.
Passiamo al merito dei quesiti. Abolizione della legge Severino. Lei è tra quelli che l'ha votata, se non sbaglio (se sbaglio, mi scusi). Perché ora chiede di abrogarla?
Ha ragione, ma all’atto pratico ha dimostrato di essere una legge che troppo spesso viola il principio di non colpevolezza a causa dell’automatismo dell’incandidabilità, decadenza e sospensione dalla carica pubblica anche in caso di sentenza non definitiva. E riserva un trattamento eccessivamente severo verso agli amministratori locali, che più di tutti sono esposti a rispondere anche dei comportamenti dei funzionari. Lasciamo alle sentenze definitive il compito di disporre l’interdizione dai pubblici uffici.
Custodia cautelare. Le norme esistenti, in realtà, già limiterebbero il ricorso. Perché occorre intervenire di nuovo?
Oggi le carceri sono piene di persone che non sono ancora condannate ma solo indagate o processate: se vince il sì, questa possibilità si restringe. La carcerazione preventiva resta comunque per i casi più gravi, ma non può essere la regola.
Separazione delle carriere. I magistrati dicono che proprio per essere imparziali è utile per un giudice essere stato pm. Cosa risponde?
O fai il PM o fai il giudice: il cittadino ha diritto ad avere un giudice terzo rispetto sia all’avvocato della difesa che al magistrato della pubblica accusa. La commistione delle carriere invece crea un rapporto strettissimo tra giudici e PM, che oggettivamente annacqua l’imparzialità dei giudici, a vantaggio dell’accusa.
Valutazione dei magistrati. Per l'Anm si limita l'indipendenza dei giudici.
Se passa il referendum, i magistrati, che decidono del destino delle persone, potranno essere valutati anche da chi tutti i giorni li conosce e li osserva: avvocati, professori, membri dei Consigli giudiziari. E non più soltanto da magistrati, come avviene adesso nei consigli giudiziari, dove la componente laica viene esclusa dalla valutazione. Una misura di buon senso, non un accanimento.
Elezione del Csm. Il Parlamento ha già approvato una riforma. Non basta?
Bisogna spezzare il “sistema” delle correnti organizzate, che spesso subordina il merito dei magistrati a favore della appartenenza. Il referendum ripristinerebbe la possibilità, per il singolo magistrato, di candidarsi alle elezioni del CSM senza dover raccogliere le sottoscrizioni di presentatori.
Letta ha detto di essere contrario a tutti i 5 quesiti, ma ha lasciato libertà di coscienza. Come giudica questa decisione?
Avrei preferito che Letta imprimesse una svolta sulla giustizia al Pd con la stessa positiva determinazione con cui si sta muovendo sui temi internazionali.
C'è ancora giustizialismo a sinistra?
Penso che nel centrosinistra molte persone abbiano compreso l’importanza della giustizia e che non affrontino più il tema in maniera ideologica. Tuttavia, il Pd ha ancora riflessi che non gli consentono di avere un approccio riformista rispetto alla giustizia e di completa autonomia rispetto alle organizzazioni dei magistrati. Detto questo, nel centrodestra si urla alla dittatura giudiziaria quando si tratta degli amici, mentre per tutti gli altri si sventolano le manette. Meglio ancora se questi “altri” hanno la pelle di un altro colore.
Salvini, che lei più volte ha avversato, è l'unico leader che ci sta mettendo la faccia. Questa volta sta facendo bene?
Riconosco che Salvini abbia contribuito in modo decisivo perché si potesse votare su questi referendum, anche se certo non basta a farne un testimonial del garantismo: il garantismo o è per tutti, immigrati compresi, o non è. Oggi parla di tutto, a cominciare dal calcio, ma di referendum sulla giustizia no. Evidentemente questo tema fa pochi like.
Renzi, nel suo ultimo libro, si scaglia contro i magistrati. Ha ragione?
Non ho letto il libro di Renzi. Contesto alcune sue scelte politiche e alcune sue frequentazioni internazionali, ma mi sembra di capire che le principali accuse nei confronti suoi e della fondazione Open si siano poi rilevate infondate, nonostante il clamore mediatico che avevano sollevato con il relativo contraccolpo per un uomo pubblico e politico come lui.
Draghi avrebbe potuto far pesare di più la sua voce in materia di giustizia?
Draghi è arrivato al governo per mettere in sicurezza l’Italia rispetto alla campagna vaccinale e ai soldi europei. Tra le riforme strutturali del PNRR, la giustizia rappresenta un capitolo importante e la riforma Cartabia va in quella direzione. Come vediamo anche in altri settori, pensiamo alla concorrenza, le forze politiche stanno frenando l’azione riformatrice di Draghi pensando più alle prossime elezioni che alle prossime generazioni. Con i referendum c’è la possibilità di essere più incisivi.
Benedetto Della Vedova a Enrico Letta
Siamo pronti ad un confronto con Enrico Letta, su basi politiche e non aritmetiche. A Palermo, la possibilità di ballottaggio passa dal fatto che mentre PD e M5S cercavano un candidato che consentisse loro di cementare l’alleanza alle elezioni politiche, +Europa e Azione sono scese in campo con Fabrizio Ferrandelli, l’unico candidato che parla della città e non di accordi o di alleanze per futuri impegni elettorali, locali e nazionali.
Soprattutto, Ferrandelli il sindaco lo vuole fare davvero. Sommare partiti che vogliono politiche diverse, a partire dalla politica estera e dal sostegno al governo Draghi, solamente per cercare di battere gli altri, però, non funzionerebbe né a livello nazionale né in Sicilia.
Prime Donne
La voce delle donne torna a farsi sentire a Kabul.
Decine di attiviste afghane hanno sfidato ieri il regime talebano per chiedere pane, lavoro, libertà e il diritto all'istruzione.
I talebani dovevano essere diversi, moderati, rispettare i diritti delle donne.
E invece non sono cambiati.
Da quando sono tornati al potere, i talebani hanno privato le donne dei diritti fondamentali, ucciso e arrestato attiviste, imposto alle donne l’obbligo del burqa nei luoghi pubblici e chiuso le scuole secondarie femminili.
Da quando sono tornati al potere, i talebani hanno riportato indietro di 20 anni le lancette della storia.
In Afghanistan oggi alle donne è negato qualsiasi diritto. Ma non tutte si sono piegate ai talebani e molte, nonostante le minacce, continuano eroicamente a resistere.
Non possiamo dimenticarci del popolo afghano.
Non possiamo lasciare sole le donne afghane.
Non possiamo voltarci dall’altra parte mentre i diritti delle donne vengono calpestati.
Di Giordano Masini
Putin sta facendo deliberatamente impennare i prezzi del cibo, provocando una crisi alimentare di cui noi in Occidente non sentiremo effetti troppo pesanti, ma che nei paesi in via di sviluppo e importatori netti di cereali avrà conseguenze devastanti.
Putin sta letteralmente affamando il mondo per ricattarlo, per ottenere dal mondo il via libera alla sua guerra criminale.
Invece c’è un solo modo per liberare il mondo dalla fame provocata da Putin, così come c’è solo un modo, lo stesso, per liberare l’Ucraina e l’Europa dalla guerra voluta da Putin: liberarsi di Putin, ricacciarlo (quantomeno) oltre i confini che ha violato.
Intervista di Benedetto Della Vedova a Giovanna Casadio, La Repubblica
Il referendum sulla giustizia è assente dalla discussione pubblica, resta in una ristrettissima cerchia della politica, quindi l’astensione ha gioco facile». È l’atto d’accusa di Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Esteri, di +Europa, il partito che con Azione di Calenda e con Italia Viva di Renzi, sostiene i cinque quesiti referendari promossi da Radicali e Lega.
Della Vedova, la distanza per raggiungere il quorum sul referendum sulla giustizia è siderale.
«Ho una certa esperienza di referendum e so benissimo quanto sia complicato raggiungere il quorum, soprattutto in un contesto in cui i quesiti sulla giustizia sono assenti dal discorso pubblico, se non nella ristrettissima cerchia della politica. Nel 1987 il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati, insieme a quello sul nucleare, fu partecipatissimo. Oggi i quesiti hanno inevitabilmente un profilo tecnico. Se fossero stati posti con i referendum su cannabis e eutanasia, di grande impatto sociale e di immediata comprensione, sarebbe stata tutt’altra storia».
La colpa è del tecnicismo dei quesiti se vincerà l’astensione?
«Siamo a due settimane dal voto e, a parte le tribune tv che hanno ascolti bassissimi, non c’è un vero dibattito. Si parla tanto di giustizia e niente di referendum. E i partiti che non vogliono prendere, o non sono in grado di prendere, una posizione netta, puntano sull’astensione. Penso al Pd. Il segretario Enrico Letta ha detto che il Pd è per il No, anche se molti politici dem parteciperanno e voteranno Sì. Se il Pd continua a scommettere sull’alleanza politica con i 5Stelle, ne esce paralizzato su temi come la giustizia».
Neppure tra gli elettori della Lega, che pure è tra i promotori, c’è grande entusiasmo referendario.
«I leghisti hanno cavalcato il tema durante la raccolta delle firme e poi hanno coinvolto i consigli regionali, a cui si deve formalmente la proposta. Neppure la Lega ne ha fatto una priorità. Mi auguro che, comunque vada, resti una spinta garantista a chi come Salvini non è un grande testimonial del garantismo, basti ricordare le politiche sui migranti».
Pensa che almeno uno dei 5 quesiti possa ottenere il quorum?
«Non poniamo limiti alla laica Provvidenza».
Ma i referendum sulla giustizia non minano la credibilità della riforma Cartabia, che si sta votando in Parlamento?
«No. Al netto dell’affluenza, vedremo i risultati e quanti milioni di Sì ci saranno. Comunque il referendum noi non l’abbiamo inteso come una sorta di alternativa alla riforma Cartabia, che risente dei limiti di questa maggioranza dove c’è un po’ di tutto. I quesiti referendari sono più incisivi e radicali».
Cosa accadrà se il referendum finisse in un nulla di fatto?
«Si sprecherebbe un’occasione. Ci sono intanto 15 giorni, si vota in un giorno solo ma con l’abbinamento alle amministrative, e noi di +Europa e Azione abbiamo in programma un fine settimana di mobilitazione per spiegare le ragioni dei 5 referendum che si terranno il 12 giugno. Faremo banchetti da Milano a Roma a Napoli, a Trieste. Io sarò con Calenda sabato in largo Argentina a Roma con Riccardo Magi e Enrico Costa».
+Europa conduce da sempre battaglie per una giustizia liberale. I referendum sono, dopo i grandi risultati in sede parlamentare con le riforme del Governo Draghi, tasselli importanti per stimolare altri miglioramenti del sistema.
Nel weekend del 28 e 29 maggio, +Europa organizza una mobilitazione per spiegare le ragioni del sì ai referendum giustizia del prossimo 12 giugno.
Clicca qui per approfondire tutte le ragioni dei nostri sì.
Scopri la piazza più vicina a te:
Venerdì 27 maggio
Cagliari via Garibaldi angolo via Alghero dalle 17.30 alle 20.30
Sabato 28 maggio
Roma con Azione dalle 10 via di San Nicola de' Cesarini
Milano con Azione dalle 10 alle 13 piazza San Simpliciano e dalle 15 alle 18 piazza Santa Maria del Suffragio, 29 dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18 City Life Parco Sempione
Rimini: Piazza Tre Martiri lato Dovesi 09-30 13-00 con Azione.
Napoli: con Azione dalle 17 alle 20 corso Umberto I e 29 dalle 10 alle 13 via Scarlatti
Matera: con Azione dalle 17 alle 20 Piazza Vittorio Veneto
Torino con Azione dalle 11 alle 13 via Garibaldi angolo via San Dalmazzo
Avellino con Azione corso Vittorio Emanuele dalle 17 alle 21
Gallarate (VA) con Azione Piazza Della Libertà, ore 17.30
Parma tutto il giorno via Costituente 18/C e piazzale Picelli 11/E
Reggio Emilia con Azione piazza del Monte
Lauria (PZ) dalle 18 alle 20 piazza del Popolo
Treviso con Azione dalle 15 alle 19 Battistero del Duomo
Siena con Azione dalle 11 alle 12.50 piazza Salimbeni
Chiaravalle con Azione ore 16-20 in piazza Risorgimento
Fano (PU) con Azione dalle 9.30 alle 13 via Mura Augustee
Siena con Azione dalle 11 alle 12.50 piazza Salimbeni
Trieste con Azione dalle 9.30 alle 12.30 via s.Lazzaro/via Ponchielli
Vicenza con Azione corso Palladio ore 9 e ore 16:00
Bologna: via IV Novembre angolo via D’Azeglio ore 15/19.
Verona dalle 11 alle 13 Liston piazza Brà
Bassano con Azione Piazza della Libertà ore 17:30
Domenica 29 maggio
Matera con Azione dalle 17 alle 20 Piazza Vittorio Veneto
Avellino con Azione corso Vittorio Emanuele dalle 17 alle 21
Parma tutto il giorno via Costituente 18/C e piazzale Picelli 11/E
Reggio Emilia con Azione piazza del Monte
Pisa con Azione h.10.30 piazza XX settembre
Siena con Azione dalle 11 alle 12.50 piazza Salimbeni
Messina con Azione dalle 17 alle 20 piazza Cairoli
Benevento con Azione corso Garibaldi dalle 17 alle 20
Monza piazza Centemero Paleari dalle 9.45 alle 12.15
Lucca con Azione dalle 10 alle 14 piazza s.Michele
Siena con Azione dalle 11 alle 12.50 piazza Salimbeni
Trieste con Azione 29 dalle 10 alle 12 piazza della Borsa
Bologna: via Rizzoli 3 ore 15/19
Bassano con Azione Piazza della Libertà ore 17:30
Ancona: ore 10-13 in piazza Roma
Sabato 4 giugno
Pontedera con Azione dalle 10 alle 13
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"Sui tram milanesi appare una pubblicità che festeggia i 25 anni dalla istituzione della Speciale regione amministrativa di Hong Kong, e invita i milanesi a investire e cogliere le opportunità determinate dalla "nuova era di stabilità e prosperità’! Chiediamo a Comune e Atm di rimuovere immediatamente quell'imbarazzante pubblicità, che rappresenta il megafono di uno dei regimi più oppressivi, se non il più oppressivo, del pianeta, e di volere rescindere i relativi contratti pubblicitari, anche a costo di esporre ATM al pagamento di penali”. E’ quanto si legge in una lettera firmata da Simona Viola, Responsabile Giustizia +Europa, e Paolo Costanzo, Coordinatore del Gruppo +Europa Milano, indirizzata al management di ATM e al Sindaco di Milano, Giuseppe Sala.
“La Cina - si legge nella lettera - ha tradito gli impegni internazionali che aveva assunto quando, 25 anni fa, appunto, le è stata riconsegnata la colonia inglese di Hong Kong ha progressivamente eroso tutti gli spazi di autonomia e di democrazia rappresentativa interni, impedendo ai cittadini di Hong Kong di scegliere liberamente i propri rappresentanti. La Cina ha represso nel sangue e con brutalità le richieste che provenivano da studenti, professori e cittadini di continuare a vivere, come era stato loro promesso, amministrati da istituzioni autenticamente rappresentative. La Cina -continuano Viola e Costanzo - ha approvato una legge liberticida che le ha consentito di incarcerare centinaia di manifestanti, di condannarli con processi farsa, di soffocare ogni voce di dissenso e impedisce la libera manifestazione del pensiero. La minoranza uigura, le foto trapelate oggi sulla stampa internazionale sono scioccanti, è detenuta in lager per subire processi di “rieducazione”. Ora è evidente il tentativo della Cina di “rifarsi una verginità” e cercare, in città come Milano, di attrarre nuovi investitori con la parola d’ordine della stabilità. Ma si tratta all’evidenza non della tradizionale stabilità politico – economica delle società democratiche, ma di una "nuova era di stabilità" che corrisponde a un regime repressivo che è costato la vita di molti e la libertà di tutti i cittadini di Hong Kong”, concludono gli esponenti di +Europa.
Di Riccardo Magi
Stanotte è avvenuto un naufragio, l’ennesimo. Un barcone alla deriva e molto instabile si è rovesciato tra le onde con più di 100 persone a bordo. Avevano richiesto soccorso alle autorità italiani, maltesi e tunisine senza però ricevere nessuna risposta.
A evitare l’ennesima tragedia ci ha pensato la ong Open Arms che con la sua nave umanitaria Astral si è precipitata sul luogo del naufragio per mettere in salvo il maggior numero di persone possibile.
Ancora non si hanno certezze se e quando queste persone potranno finalmente raggiungere l’Europa.
L’unica certezza è che, anche questa volta, l’Europa non c’era.
Benedetto Della Vedova a SkyTg24
Il punto è quello della responsabilità. Noi di Più Europa, insieme ad Azione, sosteniamo il Governo Draghi in modo convinto senza alcuna reticenza consapevoli di quello che il Governo e la maggioranza sono chiamati a fare. E’ grave che Salvini, Conte e Berlusconi rispolverino le loro simpatie per Putin e stiano facendo il gioco dell’elastico pensando di poter fare propaganda senza che nulla accada. Non è così. Se tiri troppo la corda, rischi che la corda si spezzi.
Bisogna tenere il punto atlantista ed europeista che ha ricollocato l’Italia, con autorevolezza e affidabilità, sul piano internazionale ed essere conseguenti agli impegni assunti per accedere ai fondi del Pnrr. Il Pnrr serve per rafforzare l’economia italiana, la produttività e dare più garanzie di crescita e salari adeguati ai giovani italiani. Mettere in discussione tutto questo, in un’estenuante campagna elettorale per difendere le rendite e le lobby, significa mettere a rischio il Governo e far riprecipitare l’Italia indietro.