+ LAVORO + DIRITTI + AMBIENTE
Una buona regione per votare +Europa
Con il tuo voto continueremo il nostro lavoro nel Lazio per regione in cui sia più semplice crescere, lavorare e avere diritti.
UNA BUONA REGIONE CON + LAVORO
Lottando contro la disoccupazione e il lavoro nero, per far nascere nuove imprese e dare lo spazio che merita al talento dei più giovani.
UNA BUONA REGIONE CON + DIRITTI
Che sia all'avanguardia per la difesa delle libertà personali e nella lotta per i nuovi diritti, per tutte le famiglie e per le persone, a partire da quelle più fragili.
UNA BUONA REGIONE CON + AMBIENTE
Dove sostenibilità faccia rima con tecnologica per ridurre i consumi e aumentare l'efficenza. Una regione libera dai rifiuti e dagli sprechi, capace di produrre energia e nuovi posti di lavoro nel settore.
UNA BUONA REGIONE CON + SALUTE
Che continui nel solco del lavoro iniziato da Alessio D'Amato sul piano pandemico e per la riduzione dei tempi d'attesa nelle strutture ospedaliere.
UNA BUONA REGIONE CON + EUROPA
Investendo al meglio i fondi europei del PNRR per avere una regione capofila dell'innovazione in Italia.
Il 12-13 febbraio Vota +Europa.
Rivedi la conferenza stampa di presentazione della lista +Europa, Radicali Italiani e Volt.
Di Carla Taibi
Ritorna in Senato un disegno di legge sul riconoscimento giuridico del nascituro intriso dell'approccio pro-life.
Quarta proposta, che si aggiunge ad altre tre in tal senso presentate dalla maggioranza in Parlamento, che mostra lo spirito reazionario di questa destra sulla libertà di scelta e l'autodeterminazione della donna.
E' un dibattito antico che ci accompagna da prima e durante la discussione della Legge 194: quello tra vita e persona.
Certo tutto è vita anche il sangue, ma la persona è un’altra cosa.
E infatti, nel corso del tempo, ci si è attestati sull'assunto per il quale l'embrione o il feto non possono essere considerati soggetti giuridici perché non hanno ancora le caratteristiche necessarie per essere considerati tali.
In generale, per essere considerato un soggetto giuridico, un individuo deve avere una certa capacità di agire e di essere soggetto a diritti e doveri.
L'embrione, durante le prime fasi dello sviluppo, non ha ancora raggiunto queste caratteristiche. Inoltre, l'embrione è ancora parte del corpo della donna e non ha una soggettività giuridica indipendente.
Riconoscere diritti giuridici all'embrione o al feto inficerebbe la libertà di scelta delle donne: potrebbe portare ad una limitazione delle opzioni disponibili per le donne in gravidanza, aumentando il rischio di aborti clandestini e pericolosi.
Mentre la questione dell'#aborto dovrebbe essere valutata come una questione di salute pubblica e di accesso alle cure mediche, piuttosto che come una questione morale o religiosa.
Anni di battaglie delle donne per la loro emancipazione e autodeterminazione rischiano in questo modo di essere spazzate via, a favore di una visione medievale, in cui il loro solo ruolo sia quello di essere mogli e madri.
E' inaccettabile.
Di Palmira Mancuso
Il dovere dell’analisi, in un’epoca di massimalismi che non hanno risparmiato neppure i grandi temi del giustizialismo e del garantismo, è fardello della politica. Almeno quella che non ha ancora delegato alla magistratura la selezione della classe dirigente, quella che non impoverisce gli strumenti legislativi per la lotta alla mafia, delegittimando a fasi alterne il lavoro delle procure. Del resto l’ultima denuncia sulla mancanza di trasparenza a proposito dell'elezione dei membri laici del Csm, che Riccardo Magi ha bollato come “ancora una volta caratterizzata dagli accordi nelle segrete stanze e nei corridoi”, con “nessuna discussione, nessuna motivazione o assunzione di responsabilita' pubblica sulle candidature” fa da scenario alle giornate in cui la classe politica e l’opinione pubblica ripercorrono con la stessa "esultanza" di trenta anni fa, la cattura di Matteo Messina Denaro. La banalità nei commenti di leader ampiamente compromessi con la storia mafiosa del nostro paese è la chiara rappresentazione di una precisa volontà: le sabbie immobili di un processo di analisi senza sconti sugli errori commessi dall’antimafia “di professione”.
La Sicilia, come dimostra ogni campagna elettorale, è ancora quella sciasciana delle metafore, più che dei complotti, e oggi che l’ultimo “mito” dietro al quale legittimare ogni patente antimafia è caduto, per ragioni che solo il tempo, i magistrati e speriamo qualche preparato giornalista potrà chiarire, non possiamo guardare al futuro senza comprendere cosa abbiamo sbagliato, senza accettare che non basta ricordare le vittime e agitare lo “spettro del padrino” che si crea una coscienza nelle scuole. Mentre la vera mafia, il famoso terzo livello, quella zona grigia di nuovi boss col master e grandi capitali, è lì che ci osserva.
Ci osserva battere le mani come scimmiette ammaestrate, come se trenta anni fa fossero ieri. E non ce lo possiamo più permettere. Non è dicendo che Matteo Messina Denaro si è consegnato che facciamo torto all’infaticabile lavoro delle forze dell’ordine, ma se in questi trenta anni le connivenze e le protezioni sono state tali da consentire persino che la fine della sua latitanza alimenti dubbi su chi della lotta alla mafia ha fatto una scienza quasi esatta, non dobbiamo avere paura di cercare la verità.
Il più grave errore di chi dalle stragi del 1992 ha nutrito l’eroismo di pochi, piuttosto che la coscienza di tutti, è quello che non possiamo ripetere. Riconoscere i vivi è più difficile che parlare dei morti: la mafia lo sa. E in questi trenta anni ha persino usato l’antimafia per confondere (vedi il processo sul Sistema Montante) per relegare ad ambiti sempre più ristretti informazioni sulle nuove strategie, sui nuovi capi, su quei “palermitani” che portano i nomi dei loro nonni, e che ora hanno chiuso il cerchio con la cattura dell’ultimo “corleonese”. Diventato troppo ingombrante e malato in una Sicilia da poco alla guida di un “nuovo” governo regionale, pronta ad amministrare nuovi i grandi flussi di denaro del Pnrr, con i grandi affari che riguardano la mobilità e lo smaltimento dei rifiuti, dove i servizi sono monopolizzati a forza di gare pubbliche d’appalto andate deserte. Senza dimenticare la sanità: non è un caso che ancora una volta nella storia della mafia sia l’elemento del ricatto e dello scambio, dai tempi di Michele Navarra (il dottore boss di Corleone che fece morire il pastorello Giuseppe Letizia) all’ex manager della sanità Michele Aiello. Dove a pagare ci sono ancora vittime senza giustizia come l’urologo barcellonese Attilio Manca, fatto suicidare dopo l’intervento a Marsiglia dell’allora latitante Bernardo Provenzano.
La lotta alla mafia non deve avere colore politico, bisogna solo sapere dove picchiare la testa.
Di Paolo Costanzo
La “liberaldemocrazia” è un’elaborazione teorico-politica di alcuni pensatori liberali e progressisti dell’Ottocento particolarmente attenti all’incontro dell’ideale della libertà con quello della democrazia e all’esigenza dell’allargamento della giustizia sociale. Liberalismo e democrazia formano un insieme interdipendente e sono basati su differenti principi e istituzioni. La democrazia si riferisce al governo del popolo, che si concretizza in periodiche elezioni multipartitiche libere ed eque, basate sul suffragio universale. Il liberalismo si riferisce allo Stato di diritto, un sistema di regole formali che limitano i poteri dell’esecutivo, anche se quell’esecutivo viene democraticamente legittimato tramite un’elezione. Le istituzioni liberali proteggono il processo democratico ponendo limiti al potere esecutivo; qualora venissero erose, è la democrazia stessa a finire sotto attacco. I risultati elettorali possono poi essere manipolati con l’alterazione dei distretti elettorali o delle regole di ammissione dei votanti, o con false accuse di frode elettorale.
Bendetto Croce, nel 1932, in un momento buio per il nostro Paese, affermò che “L’ideale democratico si innesta su quello liberale. Ciò implica il riconoscimento di snodi interni alla macchina dello Stato, snodi diretti a salvaguardare i diritti e le libertà, contro l’atteggiamento assolutistico del potere assoluto”. I leader sovranisti e populisti non hanno mai amato i sistemi di controllo e i contrappesi che, in una moderna democrazia liberale, limitano il potere dell’esecutivo. Ne sono la dimostrazione le notizie spazzatura e le teorie del complotto, volte a denigrare le Istituzioni, che inondano la piazza pubblica in occasione dei rilievi che una qualsiasi autorità indipendente, nello svolgimento del proprio ruolo, formula al Governo del Paese.
Vediamo alcuni esempi. In occasione dell’audizione alla Camera, Banca d’Italia ha sollevato critiche ad alcune delle misure contenute nella manovra di bilancio. La retorica populista di Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, braccio destro della premier nonché responsabile del programma di Fratelli d’Italia, non si è fatta attendere. A suo parere, essendo Bankitalia “..partecipata da banche private”, evidentemente “reputa più opportuno che i cittadini si avvalgano di una moneta privata del circuito bancario”. Non è la prima volta che la narrazione populista fondi sull’inganno il proprio racconto. Infatti, già in diverse circostanze le forze populiste hanno affermato che Banca d’Italia, nell’ambito delle politiche liberiste, è stata privatizzata a beneficio degli interessi della finanza privata. In realtà, come si legge anche dal sito della stessa Istituzione, “Banca d’Italia è la Banca Centrale della Repubblica italiana; è un istituto di diritto pubblico, regolato da norme nazionali ed europee”. Per ragioni storiche che risalgono agli anni Trenta del secolo scorso, le quote del capitale sono detenute al 95% da banche e assicurazioni private, ma la governance e la quota di partecipazione agli utili neutralizzano l’interesse privato. Infatti, il diritto dell’assemblea dei partecipanti è quello di nominare il Consiglio superiore della banca, il quale ha compiti di amministrazione e vigilanza interna alla stessa e di nominare, su proposta del Governatore, il direttore generale e i vicedirettori generali di Banca d’Italia, che sono membri del direttorio. Il Governatore, che sceglie gli altri membri del direttorio, è nominato dal Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio, sentito il parere del Consiglio superiore della banca. Per quanto riguarda i profitti, l’art. 38 dello Statuto prevede che l’utile netto sia destinato fino a un massimo del 20% a riserva legale, fino a un massimo del 20% a riserva straordinaria o a fondi speciali, fino a un massimo del 6% ai partecipanti (le Banche Private), e che il resto vada allo Stato. A distanza di qualche settimana, anche il Ministro Crosetto è intervenuto giudicando inopportuna la politica monetaria adottata dalla Banca Centrale Europea. Evidentemente gli sfugge che la BCE debba operare in assoluta autonomia rispetto alle esigenze dei singoli Stati, così come sancito dall’art. 130 del TFUE, come del resto gli sfugge che l’art. 127 dello stesso trattato fissa come obiettivo principale del Sistema europeo di banche centrali (SEBC) la stabilità dei prezzi. Fatto salvo l'obiettivo della stabilità dei prezzi, il SEBC sostiene le politiche economiche generali nell'Unione al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell'Unione definiti nell'articolo 3 del trattato sull'Unione europea. Ma quali sono le reali ragioni della polemica del Ministro? In un Paese con i fondamentali Macroeconomici in ordine, se il differenziale fra il tasso di crescita del PIL e il costo medio del debito è positivo, il debito tende a ridursi. L’alternativa è quella di sottrarre risorse dal ciclo economico per permettere un alto avanzo primario (differenza fra entrate e uscite al netto della spesa per interessi), ma non può essere continuamente protratta perché se da un lato paga politicamente nel breve periodo, dall’altro non permette di avviare un percorso di crescita. Che i tassi d’interesse dovessero risalire da livelli sia nominali che reali negativi, era inevitabile, come è inevitabile che la politica monetaria persegua la stabilità dei prezzi in presenza di un tasso di inflazione elevato. Infatti, dato che i prezzi che crescono di più sono quelli dei beni di cui non si può fare a meno, l’inflazione agisce come un Robin Hood al contrario che toglie molto di più ai poveri che ai ricchi. È evidente che le reali ragioni dell’invettiva del Ministro sono solo quelle di spostare l’attenzione e attribuire ad altri la responsabilità circa la mancata adozione delle promesse elettorali.
Ci aspettiamo che saranno diverse le occasioni in cui il Governo riproporrà fake news e accuse di complottismo per giustificare le irrealizzabili promesse elettorali con le quali hanno ingannato gli italiani. Quando era all’opposizione, in un intervento alla Camera del 2014, l’attuale Presidente del Consiglio dei ministri, eccepì dubbi circa la titolarità dell’Oro di Banca d’Italia e rivendicò la necessità che fosse depositato all’interno dei confini nazionali. Nel marzo del 2019, ad una precisazione del Governatore, Giorgia Meloni replicò dicendo che “Il governatore Visco sostiene che le riserve auree italiane sono di proprietà di Bankitalia. Non si è fatto sfuggire l'occasione dopo che qualche giorno fa il premier Conte aveva incredibilmente sostenuto questa assurdità rispondendo in Parlamento a un quesito di Fratelli d'Italia. L'oro è degli italiani, non dei banchieri. Siamo pronti a dare battaglia in Italia ogni sede e a portare gli Italiani in piazza se sarà necessario”.
In realtà, le riserve ufficiali del Paese, detenute dalla Banca d’Italia, sono costituite dall’oro e dalle attività in valuta estera verso non residenti nell’area dell’euro. Il patrimonio di Banca d’Italia, al 31 dicembre 2021, si componeva, tra gli altri, di 2450 tonnellate circa d’oro, valorizzato nel bilancio dell’Istituto per 127 mld di euro circa. Per ragioni di carattere economico e quindi per permetterne la negoziazione senza che ciò comporti costi di trasferimento, ecc., le riserve vengono depositate, oltre che in Italia anche nei principali mercati di negoziazione. Di seguito la localizzazione geografica dei depositi nel 2021:
Immaginiamo che la fake news diffusa dall’attuale Primo Ministro non possa essere riproposta dato che si rileverebbe un vero boomerang per l’attuale esecutivo, anche tenuto conto della circostanza che Banca d’Italia e i suoi asset sono un patrimonio del Paese.
Non poteva mancare nella disanima delle fake news il Mes, un acronimo indigesto per i sovranisti e populisti che, a causa delle balle raccontate in questi anni, vedono l’Italia l’unico paese dell’Ue a non aver ancora ratificato il trattato. In una recente intervista rilasciata al Sole 24 ore, Tremonti, attuale Presidente della commissione Affari esteri ed europei della Camera, ha affermato che “Il Mes è in un certo senso come un’automobile. Un’automobile è utile e positiva se viene utilizzata per andare al lavoro, lo diventa meno se è usata per fare una rapina”. Sembrerebbe quindi che ci sia stato un ripensamento da parte dell’attuale esecutivo, o meglio ancora un bagno di realismo, che comporterà la ratifica del trattato non prima però di aver trovato una giustificazione da vendere agli italiani. Sarebbe opportuno anche che si accedesse alla linea di credito sanitaria del MES che ci permetterebbe di effettuare gli opportuni investimenti nella Sanità Pubblica, date le carenze emerse in occasione dell’emergenza sanitaria. A maggior ragione in un momento storico di rialzo dei tassi che si contrappongono allo 0,08% previsto dalla linea di credito sanitaria.
Le complessità che caratterizzano l’attuale momento storico non ci consentono ulteriori passi falsi e perdite di tempo le cui conseguenze ricadrebbero in maniera seria e dolorosa sui cittadini e sulle future generazioni. L’auspicio è che i partiti, a maggior ragione quelli che hanno responsabilità di governo, archivino la stagione del complottismo e delle notizie spazzatura che hanno la capacità di distrarre i cittadini dalla reale portata dei problemi e si concentrino sulla realtà, provando a fare del pragmatismo europeista la spina dorsale di una nuova stagione auspicabilmente irreversibile: quella dei doveri e della responsabilità. I cittadini britannici oggi stanno scontando gli effetti delle false promesse che hanno condotto alla Brexit e, al di là dell’Atlantico, l’assalto ai palazzi del potere in Brasile dell’8 gennaio 2023 dimostra quanto le rivoluzioni antidemocratiche possano essere contagiose date le simmetrie con quanto accaduto il 6 gennaio 2021 al Congresso americano. Ciò dovrebbe suggerire, in particolare a chi ha responsabilità di Governo, di non mostrare alcuna ambiguità nel condannare i fatti come quelli registrati in Brasile. Certo, significherebbe riconoscere gli errori commessi in un passato recentissimo compresi quelli di far parte dell’asse “Bannon” che partiva da Trump, passava da Bolsonaro e arrivava fino a Putin.
La direzione di +Europa, riunitasi oggi, ha approvato la lista con cui il partito si presenterà alle prossime elezioni regionali del Lazio a sostegno del candidato del centrosinistra Alessio D’Amato. La lista, proposta dal segretario nazionale Benedetto Della Vedova e dal presidente Riccardo Magi sulla base delle proposte del segretario regionale Stefano Pedica, è stata approvata all’unanimità. La lista comprenderà candidati di Radicali italiani e di Volt, movimenti che compariranno nel simbolo.
Per quanto riguarda invece la Lombardia, +Europa ha confermato la scelta di non presentare una propria lista dopo la decisione del candidato del Pd, Pierfrancesco Majorino, di allearsi con il Movimento 5 Stelle.
POLICY PER L’ACCESSO AI DATI PERSONALI DEGLI ISCRITTI
Il presente regolamento descrive:
I presupposti normativi che regolamentano l’accesso ai dati personali degli iscritti al partito Più Europa (di seguito, i “Dati”)
l’elenco dei soggetti che possono accedere ai Dati
le modalità di trattamento dei Dati
le modalità con cui richiedere l’accesso ai Dati
1 PRESUPPOSTI NORMATIVI CHE REGOLAMENTANO L’ACCESSO AI DATI
1.1.1 Finalità e trattamenti effettuati dal Titolare
IL trattamento dei dati personali può essere svolto dal Titolare (il Partito Più Europa, di seguito il “Partito” o anche il “Titolare”) esclusivamente nel rispetto di quanto previsto dalla vigente normativa privacy (GDPR, D.lgs. 196/03, Atti dell’Autorità Garante, Linee guida EDPB…).
In particolare, l’articolo 5 del GDPR recita:
“1. I dati personali sono: (C39)
b) raccolti per finalità determinate, esplicite e legittime, e successivamente trattati in modo che non sia incompatibile con tali finalità; un ulteriore trattamento dei dati personali a fini di archiviazione nel pubblico interesse, di ricerca scientifica o storica o a fini statistici non è, conformemente all'articolo 89, paragrafo 1, considerato incompatibile con le finalità iniziali («limitazione della finalità»)”.
Di tali finalità il Titolare dà evidenza sia nel Registro delle attività di trattamento sia nelle informative rilasciate agli interessati (nella fattispecie, gli iscritti al Partito).
Il Titolare ha individuato le seguenti finalità di trattamento:
Finalità |
Dati trattati |
Gestione del contenzioso anche stragiudiziale (inadempimenti contrattuali, diffide, transazioni, recupero crediti, arbitrati, controversie giudiziarie) |
Dati anagrafici e fiscali, dati di contatto, dati economici e contabili. |
Gestione normative |
Dati anagrafici, cariche ricoperte, ruolo organizzativo interno, donazioni effettuate. |
Gestione del sistema informativo (anche sicurezza informatica) |
Tutti. |
Gestione degli iscritti |
Dati anagrafici e fiscali, professione, dati di contatto, dati economici e contabili, adesione a campagne e iniziative politiche / organizzative, gruppo territoriale di appartenenza, cariche ricoperte (attuale e storico), annualità di iscrizione, strumenti di pagamento, donazioni effettuate. |
1.1.2 Nuove finalità e nuovi trattamenti
Ogni ulteriore finalità rispetto a quelle originariamente indicate nei documenti citati, e i relativi trattamenti, prima di poter essere formalizzata e perseguita deve sottostare a una serie di verifiche previste dagli art. 24, 25 e 32 GDPR, che prescrivono che:
il Titolare valuti i rischi per i diritti e libertà delle persone fisiche derivanti dalle nuove finalità dal punto di vista del rispetto (i) della normativa nel suo complesso (art. 24), (ii) dei principi (art. 25), (iii) della sicurezza (art. 32)
provvedendo, se del caso, all’adozione di idonee misure tecniche ed organizzative atte a ridurre tali rischi al minimo.
Nel caso in cui dalle valutazioni di cui al paragrafo precedente il rischio dei trattamenti legati alla nuova finalità risulti alto, oppure se la finalità rientra fra quelle specificamente previste dall’art. 35 del GDPR, il Titolare deve procedere a una valutazione d’impatto al fine di individuare ulteriori misure finalizzate alla riduzione del rischio.
Nel caso in cui, dopo questi interventi, il rischio risulti ancora elevato, il Titolare dovrà rivolgersi all’Autorità Garante per la valutazione del caso, oppure astenersi dai nuovi trattamenti.
Se le analisi condotte non evidenziano rischi per i diritti e le libertà delle persone fisiche, il Titolare prima di procedere ai trattamenti deve:
registrare la nuova finalità nel Registro delle attività di trattamento
integrare l’informativa agli iscritti e comunicarla loro.
1.2 SOGGETTI DI CUI SI TRATTA I DATI: GLI ISCRITTI AL PARTITO
Il trattamento dei Dati è regolato dall’art. 9 del GDPR, che vieta (art. 9 comma 1) il trattamento dei dati particolari, quali sono quelli rivelatori delle opinioni politiche.
La condizione di iscritto al Partito si configura dunque come dato particolare che, come tale, è particolarmente tutelato dall’ordinamento.
Conseguenza è che il relativo trattamento è consentito unicamente in particolari condizioni, fra le quali:
“d) il trattamento è effettuato, nell’ambito delle sue legittime attività e con adeguate garanzie, da una fondazione, associazione o altro organismo senza scopo di lucro che persegua finalità politiche, filosofiche, religiose o sindacali, a condizione che il trattamento riguardi unicamente i membri, gli ex membri o le persone che hanno regolari contatti con la fondazione, l’associazione o l’organismo a motivo delle sue finalità e che i dati personali non siano comunicati all’esterno senza il consenso dell’interessato;” (art. 9, comma 2 lett. d).
1.2.1 Diritto di accesso ai dati da parte dell’interessato
Il soggetto di cui si trattano i dati (interessato, e nel caso in specie l’iscritto al Partito), può di regola accedere esclusivamente ai propri dati.
Al riguardo la normativa (art. 12-21 GDPR) prevede infatti che l’esercizio dei diritti, fra cui quello di accesso da parte di un interessato, faccia salvi i diritti di terzi.
Non è consentito quindi a un interessato accedere ai dati degli altri interessati, e il Titolare deve avere cura di gestire adeguatamente il diritto di accesso e gli altri diritti dell’interessato per evitare di fornire informazioni relative ad altri interessati.
1.3 SOGGETTI CHE POSSONO TRATTARE I DATI PERSONALI
Un indotto del principio di minimizzazione previsto dalla normativa (art. 25.2) è che il numero di soggetti che accedono ai dati personali sia il minimo strettamente necessario per raggiungere la finalità proposta.
Il trattamento[1] dei dati personali, compreso l’accesso, può avvenire unicamente da parte di soggetti appositamente designati, mediante un atto formale, da parte del Titolare.
Tali soggetti, persone fisiche o meno, possono assumere il ruolo di:
titolari
contitolari
rappresentanti
responsabili
autorizzati/incaricati
Tra questi, i:
rappresentanti
responsabili
autorizzati/incaricati
costituiscono parte integrante del contesto organizzativo del Titolare.
Al di fuori di questo novero di soggetti, nessuno può accedere ai dati personali trattati dal Titolare, salvo la preventiva raccolta di uno specifico consenso informato degli interessati medesimi o la ricorrenza di un’altra idonea base giuridica, come previsto dall’art. 9 del GDPR.
Tali soggetti devono essere, in base a quanto previsto dalla normativa:
formalmente individuati
designati con atto formale
1.3.1 Categorie di soggetti individuati dal Titolare che possono accedere ai Dati
Il Titolare ha individuato: (i) le categorie di soggetti che possono accedere ai Dati per lo svolgimento delle finalità istituzionali, (ii) il relativo ruolo di trattamento e (iii) il perimetro del trattamento che possono/devono svolgere. Questi sono:
AUTORIZZATI al trattamento, in quanto:
sono membri di organi del Partito, che possono essere autorizzati a trattare i Dati per le sole finalità statutarie
si tratta di personale con funzioni amministrative, che viene autorizzato a trattare i Dati limitatamente a tale contesto
RESPONSABILI del trattamento, per i trattamenti specificamente connessi alla loro funzione organizzativa o al servizio prestato:
Coordinatori di Gruppi territoriali
3DNA Corp., dba, NationBuilder
Piattaforme di gestione del voto elettronico
Eventuali altri designati di volta in volta
ALTRI TITOLARI DEL TRATTAMENTO
enti che gestiscono le quote di iscrizione nel contesto della loro attività istituzionale.
2 MODALITA’ DI TRATTAMENTO MESSE IN ATTO DAL TITOLARE
Il trattamento dei Dati personali viene effettuato da parte del Titolare tramite l’applicativo NationBuilder, che opera in modalità SAAS.
L’accesso diretto al database degli iscritti avviene mediante l’utilizzo di apposite credenziali ed è consentito a un numero limitato di soggetti, appositamente autorizzati.
Non sono presenti altri database con i nomi degli iscritti al Partito e non ne è disponibile un elenco su carta.
Il Titolare ha infatti valutato che, in considerazione del carattere di dato particolare che caratterizza tale informazione, la trasposizione su un documento cartaceo non sia compatibile con il livello di sicurezza richiesto.
Ne consegue che:
l’accesso diretto al database degli iscritti al Partito è limitato ai soggetti a ciò specificatamente autorizzati
in ogni altro caso, l’accesso ai Dati da parte di soggetti eventualmente legittimati avviene indirettamente, mediante specifiche estrazioni effettuate sul database da parte dei soggetti autorizzati.
3 RICHIESTA DI ACCESSO AI DATI
3.1 REQUISITI PER L’ACCESSO AI DATI
L’accesso ai Dati da parte di un iscritto al Partito che non sia compreso nell’elenco riportato nel paragrafo 1.3.1 può avvenire unicamente nel rispetto delle prescrizioni normative (di cui al punto 1).
Tale accesso può quindi avvenire:
unicamente per le finalità indicate al punto 1.1.1 e limitatamente alla tipologia di Dati indicata per ogni specifica finalità,
previa specifica autorizzazione scritta, che riporta le istruzioni alle quali dovrà attenersi l’autorizzato al trattamento
unicamente su estrazioni appositamente effettuate sul database NationBuilder da parte dei soggetti a ciò addetti e autorizzati.
Tale accesso può riguardare:
solo un numero limitato di Dati, selezionati in stretta connessione con le finalità del caso, in base a quanto prescritto dall’art. 25.2 GDPR (principio di minimizzazione),
che, una volta estratti, non potranno essere comunicati ad altri soggetti né interni né esterni al Partito, salvo quelli individuati al paragrafo 1.3.1 nei limiti in cui le loro autorizzazioni siano compatibili con quelle della finalità agita.
Inoltre:
i Dati potranno essere trattati per un periodo di tempo limitato predefinito di volta in volta, nella comunicazione di accettazione della richiesta di accesso, in funzione della finalità agita, e dopo dovranno essere distrutti
è vietato effettuare una copia o una stampa dei Dati trattati
il soggetto richiedente l’accesso dovrà dare evidenza dell’avvenuta distruzione dei Dati
il soggetto richiedente l’accesso risponde personalmente se opera in violazione delle indicazioni sopra riportate: un trattamento non in linea con quanto sopra indicato può comportare:
una violazione di dati personali, ai sensi dell’art. 33 del GDPR, con rilevanza amministrativa
a seconda delle circostanze, un illecito trattamento di dati personali ai sensi dell’art. 167 del D. Lgs 196/03 o un altro reato tra quelli previsti dagli artt. da 167 a 168 del D. Lgs 196/03,
di cui risponde direttamente il soggetto che ha richiesto l’accesso.
3.2 MODALITÀ DI RICHIESTA DI ACCESSO
Per richiedere l’accesso ai Dati è necessario:
inoltrare mediante e-mail all’indirizzo [email protected] lo specifico modulo allegato alla presente Policy (Allegato 1), debitamente compilato e sottoscritto.
il Tesoriere valuterà la richiesta entro 20 giorni dalla ricezione e qualora:
ritenga accettabile la richiesta, provvederà a comunicare al richiedente l’esito positivo della valutazione e gli adempimenti necessari per darvi seguito
ritenga non accettabile la richiesta, provvederà a comunicare l’esito negativo della valutazione e la motivazione del rifiuto al richiedente.
In caso di accettazione della richiesta il Tesoriere provvederà a:
richiedere agli addetti a ciò autorizzati l’estrazione dei Dati richiesti
predisporre (se non già esistente) la lettera di autorizzazione al trattamento dei dati per il soggetto richiedente; tale autorizzazione avrà durata limitata nel tempo, finalizzata unicamente a potere soddisfare la richiesta
la lettera di autorizzazione al trattamento per il soggetto richiedente comprenderà le istruzioni per il trattamento dei Dati.
Alla cessazione del trattamento, che deve avvenire nel termine definito nella comunicazione di accettazione della richiesta, il soggetto richiedente cancellerà definitivamente i Dati con modalità sicure, attraverso l’uso di software che garantiscano che i Dati cancellati non siano recuperabili, quali Norton Utilities.
Infine, il soggetto richiedente attesterà l’avvenuta cancellazione inoltrando via e-mail lo specifico modulo allegato alla presente Policy (Allegato 2), debitamente compilato e sottoscritto.
3.3 POSSIBILI CAUSE CHE COMPORTANO IL RIGETTO DELLA RICHIESTA DI ACCESSO
Un elenco puramente esemplificativo delle cause che comportano il rigetto di una richiesta di accesso ai Dati comprende:
finalità di trattamento indicata nella richiesta non compresa fra quelle del Titolare
tipologia di Dati non coerente con la finalità indicata nella richiesta
numero di iscritti per i quali si richiede l’accesso eccessivo o comunque non coerente con la finalità indicata nella richiesta
assenza di una base giuridica legittimante l’accesso relativa alla finalità indicata nella richiesta
carenza di adeguata informazione preventiva agli interessati relativa alla finalità indicata nella richiesta.
Il Titolare si riserva di rivalersi nei confronti del soggetto che ha richiesto l’accesso per qualsiasi danno, sanzione, risarcimento o conseguenza onerosa derivante a suo carico in connessione a violazioni della normativa, della presente Policy, delle istruzioni comunque ricevute per l’accesso o per l’inadempimento o non veridicità delle dichiarazioni fatte negli Allegati 1 e 2.
ALLEGATO 1 – MODULO DI RICHIESTA DI ACCESSO AI DATI
ALLEGATO 2 – MODULO DI ATTESTAZIONE DI CANCELLAZIONE DATI
[1] «trattamento»: qualsiasi operazione o insieme di operazioni, compiute con o senza l’ausilio di processi automatizzati e applicate a dati personali o insiemi di dati personali, come la raccolta, la registrazione, l’organizzazione, la strutturazione, la conservazione, l’adattamento o la modifica, l’estrazione, la consultazione, l’uso, la comunicazione mediante trasmissione, diffusione o qualsiasi altra forma di messa a disposizione, il raffronto o l’interconnessione, la limitazione, la cancellazione o la distruzione (art. 4, n. 2 GDPR).
Più Europa nel Lazio è convintamente a sostegno di Alessio D'Amato, candidato presidente della Regione.
Una bella coalizione, ampia, senza i populisti a Cinquestelle.
Già ci sembrava profondamente sbagliato rimuovere l’obbligo per i commercianti di accettare i pagamenti con carte e bancomat al di sotto dei trenta euro, portare oggi questo limite a sessanta euro è una vera e propria follia.
Equivale ad abolire quest’obbligo del tutto, per la maggior parte dei pagamenti quotidiani, e a trasformarlo in sostanza nel suo opposto, ovvero nell’obbligo dell’uso del contante.
Un regalo per gli evasori (ovvero per la concorrenza sleale agli esercenti onesti) e un’offesa alla libertà delle persone che devono avere il diritto di pagare come vogliono, in contanti o con carta di credito, qualsiasi somma, anche per un aperitivo o un caffè.
Speriamo che i commercianti abbiano negli ultimi anni compreso l’importanza dei pagamenti elettronici e non rinuncino a importanti porzioni di clientela per assecondare questo tic reazionario e luddista del Governo, e siamo certi che gli stessi consumatori sapranno scegliere gli esercenti che rispettano la loro libertà, rifiutando il ricatto “o contanti o niente”.
Firma ora la petizione e fermiamo la proposta del Governo.
Aggiungi signatureSull’Ucraina, sull’allargamento ai Balcani, sul rispetto delle regole di bilancio europeo e persino sul controllo comune, e quindi europeo, dei confini, il contrario del sovranismo, la premier sta facendo scelte da mainstream europeista. Ma quando parla di migranti, scatta la faccia feroce della propaganda con la solita storiella sull’Italia che accoglie e gli altri paesi che respingono.
Benedetto Della Vedova, intervenendo nell'aula della Camera dopo le comunicazioni del presidente del Consiglio Giorgia Meloni in vista del consiglio europeo.
Di Paolo Costanzo
La legge di bilancio 2023, disegnata dal nuovo esecutivo, sembra dettata dalle logiche del consenso elettorale immediato. Innovazione, istruzione e formazione sono estranee all’agenda politica del Governo, come pure le politiche sociali volte a ridurre le disuguaglianze e la povertà (anche educativa). Si privilegiano misure che comportano minori entrate e non quelle che possano permettere la crescita della produttività, correlata alla scarsa formazione del capitale umano e allo scarso livello degli investimenti quali ad esempio quelli nella ricerca. La sostenibilità ambientale e il dissesto idrogeologico, nonostante rappresentino un’emergenza, non sono oggetto di attenzione.
Il testo della legge, bollinato dalla Ragioneria generale dello Stato e inviato alla Camera il 29 novembre prevede, per il 2023, un livello di emissioni di nuovi Titoli di Stato superiore ai 500 Mld, 400 dei quali necessari a rifinanziare i titoli in scadenza. L’inversione di tendenza della politica monetaria dell’Eurosistema imporrà al nostro Paese di tornare a collocare i nuovi BTp sul mercato senza la copertura della Bce che ha accompagnato tutte le emissioni dall’inizio della pandemia. L’auspicio è che, dato il forte livello di indebitamento, l’azione di Governo sia improntata alla massima prudenza, non si presti alla ulteriore riscossione delle promesse elettorali dannose per i conti pubblici e sia orientata all’efficace allocazione delle risorse del PNRR oltre che all’adozione delle riforme in esso previste. È sufficiente un’irresponsabilità per rimettere il destino dell’Italia nelle mani sovrane di chi controlla il nostro debito pubblico.
La spesa pubblica è di quasi 1.200 miliardi di euro, poco meno del 60% del Pil, per il 40% legata alla spesa pensionistica e registra un incremento di 90 miliardi rispetto al 2022. L’impennata della spesa pubblica, determinata in particolare dall’inflazione energetica, è stata mitigata dalla ridotta rivalutazione delle pensioni medio-alte e dal rinvio dei finanziamenti ai rinnovi dei contratti della Pa. Per alcuni comparti (in particolare sanità, scuola e, in generale, pubblico impiego) gli stanziamenti sono di molto inferiori all’inflazione prevista e la manovra da 35 miliardi, per 22 mld si qualifica per gli aiuti a fronte dei rincari energetici che coprono solo il primo trimestre del 2023, nella speranza che poi la situazione si normalizzi. Non si è tenuto conto della circostanza che le scadenze segnate dal PNRR sono molto precise, i programmi di spesa andranno presentati entro il 2023 e le risorse spese entro il 2026. Investire nel capitale umano necessario ad accrescere le capacità amministrative e progettuali sarebbe stato estremamente opportuno. Si è preferito introdurre misure volte ad assecondare parte delle promesse elettorali. Lo sono ad esempio la flat tax, iniqua nei confronti dei redditi bassi e per chi non ne può beneficiare, la tregua fiscale che premia chi è stato poco fedele con il fisco, Quota 103 che accrescerà l’esercito di 16 milioni di pensionati quando il Paese ha un disperato bisogno di forza lavoro e sarebbe necessario disegnare una riforma delle pensioni che garantisca meccanismi di flessibilità in uscita in un impianto sostenibile, ancorato al sistema contributivo. L’intervento sul reddito di cittadinanza, misura importante per ridurre la povertà, avrebbe dovuto essere finalizzato a favorire chi ha più bisogno e a ridurre gli effetti negativi sul mercato del lavoro. Iniziare a ricalibrare il sistema del welfare con una visione volta a generare la capacità di tutela dei nuovi rischi sociali avrebbe potuto essere il primo passo verso la riduzione delle disuguaglianze. A dispetto dei proclami, la pressione fiscale si riduce di un modesto 0,2 per cento del Pil, dal 43,4 al 43,2.
Giova poi segnalare l’aumento del contante a 5.000 euro e l’innalzamento dell’obbligo di accettare pagamenti tramite POS a 60 euro che rappresentano una battuta d’arresto nella lotta all’evasione e che quindi si rifletterà in minori entrate.
In Europa si discuterà presto anche della riforma delle regole di bilancio, di difesa comune e del superamento del principio dell’unanimità. In tutti questi campi, l’Italia dovrà affrontare le sfide del futuro con credibilità, spirito costruttivo e senza alcuna subalternità. Tutto ciò presuppone la consapevolezza dell’esistenza di vincoli che limitano le scelte e che definiscono l’insieme delle alternative disponibili. In altre parole, sarà necessaria la conoscenza approfondita degli argomenti oggetto di discussione, la familiarità con i processi decisionali, la capacità di leadership, l’abilità nelle negoziazioni e la lungimiranza nelle alleanze da costruire affermando una posizione chiara e forte nel cuore dell’Unione Europea e nel legame transatlantico. Qualità, queste ultime, che non si sono affermate nelle recenti vicende che hanno riguardato la gestione dei migranti.
I partiti, quelli seri, dovranno mettere da parte le pretese che stimolano la pancia dei cittadini e concentrarsi sulla realtà, provando a fare del pragmatismo europeista la spina dorsale di una nuova stagione auspicabilmente irreversibile: quella dei doveri e della responsabilità.
Di Ilaria Donatio
Il balletto del governo - un passo avanti e due indietro - prosegue senza sosta.
L’ennesima retromarcia annunciata riguarda “Opzione Donna” che disciplina la pensione anticipata da parte delle donne.
Il testo originario - ad oggi riscritto già diverse volte dal governo per via delle numerose critiche ricevute da più parti - prevedeva una clausola per poter andare in pensione a un’età variabile a seconda del numero dei figli: a 58 anni con due figli, a 59 con uno e a 60 con zero.
Possibile che nella stesura del testo originario nessuno tra i tecnici a disposizione dell’esecutivo abbia eccepito ciò che è evidente a tutti? E cioè che si tratta una norma che attribuisce un valore maggiore alle donne che hanno procreato rispetto alle altre è palesemente discriminatoria e dunque incostituzionale.
Intanto, le riunioni informali proseguono, e l’ultima versione di “Opzione Donna” limiterebbe la possibilità di andare in pensione in anticipo a tre sole categorie di lavoratrici: caregiver, invalide almeno al 75% e licenziate o dipendenti di aziende in crisi.
Ma resta ancora in bilico la questione dei figli: perché - abbiamo capito ormai bene - per questo governo le donne non sono cittadine ma, come in The Handmaid's Tale - la famosa serie ispirata al romanzo distopico "Il racconto dell'ancella” - ancelle votate alla procreazione.
Con buona pace dell’articolo 3 della Costituzione e del principio di uguaglianza di fronte alla legge.
Oggi è la giornata mondiale contro l’AIDS
Tantissimi passi avanti sono stati fatti da quando è stato scoperto, nei primi anni 80, e oggi l’aspettativa di vita di una persona che ha contratto questa malattia è paragonabile a quella della popolazione generale. Ma la piaga dell’Hiv non è ancora stata debellata.
Secondo l’Oms, infatti, dal 1981, l’Hiv ha causato 40,1 milioni di morti in tutto il mondo: solo nel 2021, 650mila persone sono decedute per cause legate alla malattia, mentre 1,5 milioni di persone hanno contratto l’infezione.
In Italia, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, sono state 1.770 le nuove diagnosi di infezione da Hiv nel 2021, pari a 3 nuovi casi per 100mila abitanti.
Un dato che pone il nostro Paese al di sotto della media osservata tra gli Stati dell’Unione Europea, dove l’incidenza è di 4,3 nuovi casi per 100mila abitanti.
Ancora in troppi scoprono l’infezione quando è in fase avanzata.
Un terzo delle persone che hanno ricevuto una nuova diagnosi, scopre di essere HIV positivo perché subentrano sintomi o patologie correlate.
In altri casi il test viene effettuato dopo aver avuto rapporti sessuali non protetti e in misura inferiore dopo accertamenti per altre tipologie o per campagne informative.
Fondamentale è fare prevenzione, soprattutto tra le nuove generazioni, che non conoscono il virus e non hanno ricevuto una educazione sessuale a scuola.
Intervento alla Camera dei Deputati di Benedetto Della Vedova
L’assemblea di +Europa ha convocato il III Congresso nazionale del partito, che si terrà nei giorni venerdì 24, sabato 25 e domenica 26 febbraio 2023.
Il luogo e la data saranno resi noti prossimamente.
LA COMUNICAZIONE DEL PRESIDENTE DI +EUROPA RICCARDO MAGI:
Care amiche, cari amici,
Vista la delibera approvata in data 22 novembre 2022 dall’Assemblea di +Europa;
visto il Regolamento Congressuale approvato nella medesima data;
ai sensi dell’articolo 9, comma 2, dello Statuto convoco il III Congresso di +Europa nelle date di venerdì 24, sabato 25 e domenica 26 febbraio 2023.
Per completezza di informazioni vi invio il Regolamento Congressuale e la delibera di convocazione, ove sono riportate anche le date della fase precongressuale.
Ulteriori dettagli e l’indicazione della sede presso cui avrà luogo l’assise dei delegati eletti saranno resi noti in tempi utili e con adeguato anticipo.
Il Presidente di Europa,
Riccardo Magi