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Pasquale Domingos Di Pace

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  • 25 aprile: +Europa in piazza a Roma con le associazioni partigiane e gli Ucraini

    LA RESISTENZA UCRAINA E’ LA NOSTRA RESISTENZA

    Il 25 aprile +Europa e Azione in piazza con le associazioni partigiane e gli ucraini in Italia.
    Celebriamo la liberazione dell’Italia dal nazifascismo e diamo sostegno alla resistenza Ucraina.

    Perché la resistenza di allora è la resistenza ucraina di oggi.
    Ci vediamo in largo Torre Argentina, a Roma, alle ore 9.30 insieme a:
    FIAP - Federazione Italiana Associazioni Partigiane
    ANPC - Associazione Nazionale Partigiani Cristiani
    FIVL Federazione Italiana Volontari della Libertà
    ANED - Associazione Nazionale ex Deportati nei Campi nazisti
    ANFIM Associazione Nazionale Famiglie Italiane Martiri
    Associazione Cristiana Ucraini in Italia

    Partecipano: Luca Aniasi (FIAP) Cristina Olini e Silvia Costa (ANPC), Roberto Volpetti (FIVL), Aldo Pavia (ANED), Francesco Albertelli (ANFIM), Oles Horodetskyy (Associazione Cristiana Ucraini in Italia).

    E con: Emma Bonino, Carlo Calenda, Benedetto Della Vedova, Riccardo Magi, Matteo Richetti

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    Le altre piazze:

    . Bologna:
    h.14 Via Rizzoli 3
    h. 19 Piazza de' Celestini

    . Coriano (RN)
    h. 9.30 Cimitero dei caduti del Commonwealth

    . Ferrara
    h.11 War Gap Cemetery di Argenta

    . Gallarate
    h. 9:15 Tomba del partigiano partenza dal cimitero urbanoin viale Milano (inizio corteo)
    h. 11:00 Monumento del partigiano in Largo Camussi
    h. 11:15 Monumento ai caduti in piazza Risorgimento

    . Milano
    h. 9 Cimitero di guerra di Trenno
    h. 14.00 Corso Venezia angolo via Boschetti

    . Trieste
    h. 11 cerimonia alla Risiera di San Sabba
    h. 13 cippo commemorativo della US Army, Castello di Miramare

    . Verona
    h. 9.30 Piazza Bra

    . Vicenza
    h. 9:30 
    piazza dei Signori

  • L'utero è tuo ma lo gestiscono loro

    Di Riccardo Magi

    “Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600 mila a un milione di euro. Le pene stabilite dal presente comma si applicano anche se il fatto è commesso all’estero».

    Questa è la legge presentata da Giorgia Meloni e Mara Carfagna che vuole rendere reato in Italia la gestazione per altri anche se avvenuta in Paese in cui è già legale.

    Il testo base è stato approvato ieri dalla Commissione Giustizia alla Camera.

    Lo diciamo subito: è solo propaganda.

    Il testo è privo di ogni fondamento giuridico e non fa i conti con il diritto internazionale e questo basta a renderlo inapplicabile.

    Quello che invece ci inquieta è il pensiero di fondo.

    Incriminare i genitori, tanto eterosessuali quanto omosessuali, renderebbe più felici le vite dei bambini nati? NO.

    Sarebbe civile un Paese che per effetto di questa legge separasse i bambini appena nati dai loro genitori? NO.

    È “dalla parte delle donne” una legge che non le ritiene neppure in grado di decidere liberamente come disporre del proprio corpo e del proprio utero? NO.

    Purtroppo questo è solo l’antipasto di cosa accadrebbe nel nostro Paese se fosse governato da questa destra.

    Cosa proponiamo noi? Che questa pratica sia regolamentata nell’interesse e nella tutela di tutti: dei bambini nati, delle famiglie e delle gestanti coinvolte. Abbiamo, con altri colleghi, presentato un disegno di legge che va nella direzione della legalità e dell’autodeterminazione delle donne.

  • Giornata della terra: guerra, emergenza energetica, sfida climatica, fame e carestie sono le nuove frontiere della complessità

    Di Anna Lisa Nalin

    L’enormità del dramma del popolo ucraino e i rischi derivanti per l’Occidente si sono innestati dopo oltre due anni di crisi pandemica. Ora si intrecciano con altre gravissime urgenze da affrontare: innanzitutto lo choc energetico con la corsa dei prezzi e l’impellenza di diversificare, ma non è di meno il cambiamento climatico dovuto all’inquinamento e al surriscaldamento del nostro pianeta che minacciano pure conseguenze gravissime per il genere umano. Lo ricordiamo oggi che è la Giornata Mondiale della Terra istituita dalla Nazioni Unite nel 1970 per portare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’importanza della conservazione delle risorse e la salvaguardia dell’ambiente naturale.

    Viviamo in una società complessa in cui le emergenze non si escludono l’un l’altra ma si sommano, anzi si amplificano con un paradigma che ormai e purtroppo è di giorno in giorno sempre più evidente.

    Partiamo dall’emergenza climatica per ricollegarci alla guerra di Putin ed alla questione del ricatto del gas russo.

    L’ultimo rapporto dell’IPCC di marzo (il Gruppo Intergovernativo scientifico dell’ONU sul cambiamento climatico) indica che siamo ad un bivio: ora o mai più. Se continuiamo ad emettere gas serra ed a produrre energia attraverso i combustibili fossili non solo inquiniamo ma surriscaldiamo la terra depauperandone le risorse. A fronte di un possibile (e probabile) innalzamento delle temperature di 2 o addirittura 3 gradi rispetto all’1,5 previsto dall’accordi di Parigi del 2015, le prospettive anche immediate in Europa saranno estremamente pesanti.

    Le ricadute delle ondate di calore causeranno un drammatico aumento del numero dei decessi delle persone a rischio di stress da calore, decessi destinati a raddoppiare o addirittura a triplicare.

    L’agricoltura sarà messa, inoltre, a durissima prova dalla combinazione caldo e siccità. La scarsità idrica riguarderà tra il 18% e il 54% della popolazione, e con un amento di 3 gradi l’aridità del suolo potrebbe superare il 40%. Per finire una maggiore frequenza di inondazioni sarà causata dai cambiamenti nelle precipitazioni, dallo scioglimento dei ghiacciai, dall’innalzamento del livello del mare,

    A tutto questo si stanno aggiungendo fame e povertà, come ha indicato il recente rapporto Oxfam “Dalla crisi alla catastrofe” pubblicato dalla Banca Mondiale: 263 milioni sono i nuovi poveri, le vittime “indirette” degli effetti negativi della pandemia e dell’aumento dei prezzi dei generi alimentari innescato dalla guerra all’Ucraina. Nel mondo salirebbero a 860 milioni le persone che si ritroverebbero sotto la soglia di povertà, 827 milioni soffrirebbero la fame.

    Da non dimenticare che se l’Ucraina sino a prima della guerra è stata il granaio d’Europa, la Russia è stata il granaio del mondo. Ora non aumentano solo i prezzi di grano e granoturco ma nei Paesi più fragili si arriverà non solo alla scarsità alimentare e alla diffusione di povertà e denutrizione.

    Allo stesso tempo il conflitto ha reso evidente la strutturale e cronica debolezza dell’Italia- ma anche della stessa Unione Europea- nell’approvvigionamento energetico. Per sottrarci al RICATTO DEL GAS RUSSO servono strategia, diversificazione e soluzioni velocemente implementabili ed articolate. In tal senso il governo Draghi sta operando per trovare le alternative ai 29 miliardi di metri cubi di gas che l’Italia ha storicamente preso dalla Russia a fronte di un consumo totale di 76 mld, con una dipendenza dal gas russo del 38% (dati del 2021). A sua volta l’Europa ha un fabbisogno di metano proveniente dai gasdotti russi pari al 40%, la Germania si sta rilevando come il Paese più esposto, ancor più dell’Italia, all’ approvvigionamento del gas da fonte russa.  

    L’Unione Europea, tuttavia, lo scorso marzo ha reagito indicando un obiettivo da perseguire con il piano Repower e gli accordi di Bruxelles per l’indipendenza: con un abbattimento di 2/3 del import del gas di Mosca (in totale 155 miliardi di metri cubi all’anno che dovrebbero essere tagliati di 100 milairdi) con la diversificazione nell’immediato e il potenziamento delle energie pulite rinnovabili.

    In queste ultimi giorni ed a fronte dell’escalation delle atrocità commesse dalle truppe russe si è aperta anche la discussione su temi considerati tabù: ovvero l’embargo alla Russia per il gas, oltre che per il petrolio, oltre ad tetto italiano al prezzo del gas, almeno italiano se non si riesce ad averlo europeo.

    Ricordiamo che l’Europa paga alla Russia circa 1 miliardo di € al giorno finendo per finanziare indirettamente la stessa guerra. Questa spirale perversa dovrà essere interrotta prima o poi. Inoltre, i consumi europei rappresentano il 70% dell’export russo. E’ chiaro che per sarebbe un grave colpo per Putin perdere questo business e dover rimpiazzare il suo gas su altri Paesi magari non disponibili a piegarsi alle speculazioni in corso ed a pagarlo altrettanto “bene” quanto gli Stati europei.

    La direzione intrapresa dal governo Draghi è DIVERSIFICARE con la sostituzione dei Paesi fornitori di gas per far fronte all’urgenza immediata. In questo senso vanno gli accordi con Algeri, gli altri viaggi in Africa così come il progetto dell’aumento della capacità di rigassificazione sulle navi, gli incrementi negli stoccaggi. Il ministro Cingolani ha ora indicato 18 mesi- e non più 24 o 36- il tempo per arrivare ad un’indipendenza quasi completa da gas russo.

    In caso di escalation e di necessità di interruzione ante-tempo si dovranno anche RAZIONALIZZARE I CONSUMI, eliminando gli sprechi e facendo sempre più ricorso alle alternative messe in campo sia per il metano che per le energie rinnovabili.

    MA la differenza arriverà proprio nell’INVESTIRE E IMPLEMENTARE le FONTI ENERGETICHE PULITE attraverso il potenziamento e la velocizzazione dei processi di autorizzazione degli impianti (bloccati anche per 7/8 anni se non di più) siano essi eolici a pale o off-shore, fotovoltaici, idroelettrici od ancora per la produzione del biometano.

    Se fossero autorizzati 60GW di rinnovabili (che sono solo 1/3 delle domande attualmente presentate in Italia, il nostro Paese risparmierebbe il 20% delle importazioni di gas russo (15 mld di metri cubi) attiverebbe 85 miliardi di investimenti privanti in queste stutture energetiche e creerebbe 80.000 posti di lavoro (dati: Elettricità Futura). Ed ancora, la tecnologia aiuta anche i consumatori basti pensare che c’è stato un consistente calo (sino all’85%) dei costi dell’energia solare ed eolica che attualmente di gran lunga la più economica sul mercato.

    L’IPCC ci offre anche qualche dato incoraggiante sul fronte definito della MITIGAZIONE: se è vero che inquiniamo sempre di più è anche vero che il ritmo rallenta. Il picco si toccherà nel 2025 ma è ora anche possibile lavorare per un dimezzamento delle emissioni dei gas serra entro il 2030, il consumo di metano dovrà calare di un terzo per centrare il target di l’aumento della temperatura terrestre al 1,5 gradi entro il 2050. Tutto questo presuppone una transizione energetica rapida con sostanziale riduzione dell’uso di combustibili fossili sostituiti da quelli alternativi, una diffusa elettrificazione ed una migliore efficienza energetica. Servono quindi le tecnologie, nuovi stili di vita ed un’azione immediata.

    La veloce realizzazione delle rinnovabili è, dunque, assieme alla diversificazione un PILASTRO della strategia europea ed italiana per farci raggiungere la necessaria indipendenza energetica trainata dalle fonti pulite.

    Anche e proprio a fronte di una guerra inaspettata e spietata il paradigma della complessità dove le emergenze non si escludono ma si sommano e si amplificano chiede risposte hic et nunc perchà in gioco è il destino dell’umanità e del pianeta.

  • Fuori dall'Italia la propaganda di Putin

    Di Riccardo Magi

    È successo questa settimana, a Verona, nella centralissima piazza Brà.
    L’attuale amministrazione di destra ha autorizzato un gazebo per “tutelare i bambini russofoni del Donbass” in cui sono state esposte le bandiere delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk.
    Un chiaro messaggio a favore della spietata invasione russa in Ucraina mascherata da un’iniziativa umanitaria proprio negli stessi giorni in cui stiamo assistendo alle più brutali violenze, torture ed uccisioni della popolazione civile, oltre alla devastante distruzione del territorio.
    Non sappiamo se l'autorizzazione è avvenuta per mancanza di sorveglianza, come riferisce l’amministrazione di Verona, oppure figlia di una velata propaganda filorussa da parte del comune guidato dal centro-destra. Resta comunque assurdo che dopo oltre 50 giorni dall’inizio della guerra ci siano ancora manifestazioni a sostegno di chi aggredisce e invade stati democratici e sovrani.
    Segnalato e denunciato da PiùEuropa Verona, Anna Lisa Nalin Lorenzo Dalai e Stafano Gorfer
  • Prime Donne: Al via la seconda edizione della scuola di +E per un altro genere di politica

    PRIME DONNE

    LABORATORIO DI PARITÀ

    La scuola di +E per un altro genere di politica

    Vuoi candidarti a partecipare alla scuola sulle politiche di genere di +Europa, “Prime Donne - Laboratorio di parità”?

    Se hai sempre voluto acquisire oppure migliorare le tue competenze politiche e comunicative e non sei mai passat* alle vie di fatto, +Europa può fare qualcosa per te!

    La seconda edizione di Prime Donne, LABORATORIO DI PARITÀ - La scuola di +E per un altro genere di politica - sarà un laboratorio per lo sviluppo di competenze rilevanti per un impegno politico: storia e cultura del femminismo, identità di genere, Stato di diritto, Europa, raccolta fondi, networking politico, public speaking, rapporti con i media, “stem” gap, bilanci di genere.

    La scuola si rivolge a donne e uomini di qualsiasi età, vicin* alla cultura politica “piùeuropea” e selezionat* sulla base di una forte motivazione all’impegno politico, con una particolare attenzione verso le persone facenti parte di minoranze etniche, sociali e di identità di genere.

    Le lezioni – in presenza e da remoto - si svolgeranno a Roma, a partire dal 18 giugno, per tre sabati consecutivi, e saranno suddivise in 3 sessioni con ospiti illustri del mondo della politica e della società civile:

    Classe

    40 allievi: 30 donne (selezionate tra le attiviste di +Europa e le candidate al bando) e 10 uomini

    Moduli formativi

    Il format prevede una serie di workshop in presenza intervallati da moduli teorico-formativi online. Formatori/formatrici professionist*, espert*, accademic* e politic*collaboreranno nel proporre ai partecipanti un modello di “fare politica” non stereotipato, a partire dal linguaggio e dalla comunicazione.

    Contenuti

    Ogni training si alternerà a brevi lezioni di politiche pubbliche sui grandi temi del dibattito politico: economia e finanze pubbliche, industria 4.0, ambiente ed energia, immigrazione e demografia, diritti umani e conflitti internazionali.

    Le lezioni frontali saranno basate su bibliografie curate da espert* del settore e saranno utilizzate anche come materiale per simulazioni e workshop nel corso delle lezioni. È prevista anche una giornata di teambuilding e un evento finale nel corso del quale i partecipanti presenteranno il proprio progetto di costruzione di una vera e propria campagna elettorale

    Requisiti

    • Forte motivazione ed interesse verso l’impegno politico
    • Ottime capacità di comprensione orale e scritta in lingua inglese
    • La sottoscrizione di un impegno (Memorandum of Understanding) a partecipare a tutte le sessioni del Laboratorio.

    Incentivi e copertura spese

    Il Laboratorio di parità è gratuito. A* partecipant* in difficoltà finanziaria +E offre un contributo per la copertura delle spese di viaggio. È prevista l’iscrizione al partito con la tessera standard di 50€

    Come iscriversi

    Compilare l’application form (clicca qui) e presentare una lettera (2 pagine max.) o un video (1 min max.) di presentazione delle proprie motivazioni.

    Mandare la candidatura (form e video o lettera) alla mail [email protected]

    Deadline: 8 maggio 2022

  • Bonino a Radio Radicale: La proposta di Letta di una Confederazione a 36 è un’ottima idea

    “La proposta di Enrico Letta di una Confederazione a 36 per l'Ucraina è un’ottima idea sia perché dà un sì politico esplicito all’ingresso dell’Ucraina nell'Ue sia perché non banalizza il processo di adesione”

    Ascolta l’intervista di Emma Bonino a Radio Radicale

     

  • Conte che ammicca a Le Pen è ancora un alleato imprescindibile del PD?

    Di Benedetto Della Vedova

    Che Conte non scelga fra Macron e Le Pen, e quindi politicamente ammicchi alla seconda, per me non è certo una sorpresa. Conte era stato il Presidente del Consiglio di Salvini di cui aveva sposato la linea su immigrazione e politica internazionale.

    Per questo +Europa è stata all’opposizione tanto del Conte uno quanto del Conte bis.

    Oggi, da Presidente del M5S, Conte conferma la sua politica populista e non scegliendo Macron non sceglie l’europeismo. Il PD considera ancora Conte che non sceglie tra Macron e Le Pen un alleato imprescindibile?

  • published Dalla Russia "contanti" amore in News 2022-04-19 19:28:56 +0200

    Dalla Russia "contanti" amore

    Di Riccardo Magi

    Sono state pubblicate in queste ore dai maggiori quotidiani italiani alcune rivelazioni sulla missione “Dalla Russia con amore”.
    Si tratta di alcune delle email riservate inviate dall’ambasciata di Mosca in vista della missione del marzo 2020.

    Mail che svelano che il governo italiano di allora, guidato da Giuseppe Conte, era a conoscenza, fin da subito, del fatto che l’Italia si sarebbe fatta carico delle spese di vitto, alloggio e mantenimento del personale russo al fine di “bonificare” i nostri spazi pubblici.
    Costi complessivi che girano intorno ai tre milioni di euro.

    Insomma, altro che solidarietà!

    Nel marzo 2020 avevamo subito presentato un’interrogazione perché il governo chiarisse con urgenza le caratteristiche e le finalità della missione “Dalla Russia con amore” di aiuto sanitario al nostro Paese che viveva le giornate più tragiche della pandemia, ricevendo solo alcuni mesi dopo una parziale risposta.

    Oggi apprendiamo altri particolari rilevanti su quella operazione sui quali il governo avrebbe dovuto rispondere.
    Altre rivelazioni sono state diffuse oggi rispetto al cosiddetto Russiagate, rivelazioni che mostrano una spregiudicatezza sconcertante da parte dell’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte nell’uso degli apparati dello Stato e in particolare degli apparati che svolgono le funzioni più delicate di tutela della sicurezza nazionale.

  • Della Vedova a Il Foglio: "Subito le sanzioni sul petrolio. Mandare le armi all'Ucraina è doveroso"

    L'intervista di Benedetto Della Vedova a Il Foglio.

    Con le sanzioni e con le armi: “Bisogna fermare Putin”. Benedetto Della Vedova evita la retorica, va dritto al punto e delinea la duplice strategia che l’Italia e l’Europa devono perseguire in questa fase. “Oggi l’obiettivo è quello di sospendere ogni trasferimento di risorse dall’Europa alla Russia. Bisogna accelerare su questo punto”. Perché, spiega al Foglio il sottosegretario agli Esteri, acquistare il gas e il petrolio del Cremlino è una questione che “non riguarda solo i rischi legati all’energia, ma rappresenta un elemento attivo di partecipazione a una guerra che non è solo contro l’Ucraina, ma è contro l’Europa”.

    In questo senso, dunque, vanno intesi i prossimi appuntamenti internazionali del governo, mercoledì in Angola e giovedì nella Repubblica del Congo, per stringere nuovi accordi energetici: missioni a cui parteciperanno, dopo la positività al Covid di Mario Draghi, i ministri Roberto Cingolani e Luigi Di Maio. “Fin dall’inizio della crisi il premier ha spinto per la costruzione di un’Europa dell’energia”, dice l’esponente di Più Europa, che individua nella nuova agenda africana anche un altro elemento, per così dire domestico: “La diversificazione è strategica pure in termini di sicurezza nazionale. In Africa, abbiamo partnership già sviluppate, l’Eni è uno dei grandi investitori, si tratta di riportare questi rapporti sul piano delle forniture energetiche”. Un punto a cui l’Italia è arrivata con colpevole ritardo e sulla scia degli eventi, più che per scelta autonoma. Criticità che Della Vedova non nasconde: “Ovviamente il gas russo era il più facile da prendere. In troppi però hanno sottovalutato il rischio e il costo politico di una esposizione così significativa. I tedeschi hanno fatto anche peggio”.

    Adesso però affrancarsi non è facile, difficoltà che si riflettono in una certa timidezza, italiana e non solo, quando si affronta il tema dello stop totale al gas e al petrolio russo. “A me non sembra che l’Italia sia stata timida, abbiamo chiarito ripetutamente che non c’è nessun veto a nessuna sanzione – risponde il sottosegretario. Ci stiamo muovendo in modo accelerato, come dimostrano i viaggi di questi giorni, per essere pronti qualora si arrivasse all’embargo energetico”. In questo senso, dice ancora, “lavoriamo a più soluzioni: dai rigassificatori alla razionalizzazione, fino alle centrali a carbone che possono essere riattivate in chiave emergenziale, e allo sblocco dei progetti sulle rinnovabili”.

    E tuttavia resta il dubbio che l’Italia vada a traino di altri governi, anziché prendere una posizione più netta su ulteriori sanzioni europee. “Dobbiamo tutti spingere in questo senso, cercando la massima condivisione. Alcuni paesi più piccoli potrebbero fare altri calcoli, ma certamente Francia, Spagna, Germania, Italia e Polonia giocano la stessa partita geopolitica. È vero, nel quadro generale questo segna un rallentamento, ma va superato senza forzare”. Come? “Io mi aspetto che la Commissione europea faccia un passo in avanti, magari disaccoppiando gas e petrolio, su cui è più facile intervenire subito. Si può introdurre un tetto ai prezzi, ma anche pagamenti su conti vincolati”, ragiona il sottosegretario.
    Una soluzione, quest’ultima, in base alla quale il trasferimento di denaro si realizza solo al realizzarsi di determinate condizioni, “di un cessate il fuoco riconosciuto. Questo potrebbe avere una valenza molto forte”, sottolinea Della Vedova. E potrebbe finalmente portare Putin al tavolo delle trattative, da una posizione più debole. Lo stesso obiettivo a cui punta il sostegno militare all’Ucraina e il decreto, annunciato per questa settimana, che stanzierà nuove risorse per armare Kyiv. “I tempi li vedremo. Ma dinanzi a una brutale aggressione è doveroso continuare a fornire i mezzi per difendersi. È evidente che gli ucraini stanno difendendo l’Europa, geograficamente e in termini di valori e interessi”. E poi, conclude, “se oggi esiste una prospettiva di negoziato è proprio perché Kyiv sta resistendo. Dopodiché spetterà innanzitutto all’Ucraina stabilire quali condizioni sono accettabili”.

  • Donne ucraine vengano in Italia a esercitare diritto aborto

    Di Riccardo Magi e Ilaria Donatio

    Arrivare in Polonia per le donne ucraine significa prima di tutto arrivare in Europa. Ma nel paese del gruppo di Visegrad, tanto apprezzato dai sovranisti nostrani, l'aborto e' un diritto negato. E rischia di esserlo anche per le donne che hanno subito violenza sessuale in Ucraina. E cosi' le rifugiate ucraine, che oltre alla brutalita' dei bombardamenti hanno subito anche violenze sessuali da parte delle forze militari russe, non possono scegliere liberamente sul proprio corpo.

    Noi crediamo che sia un dovere intervenire e che sia urgente lanciare loro un appello e un invito affinche' vengano qui in Italia per poter accedere al Servizio Sanitario Nazionale per interrompere una gravidanza non desiderata e provocata dagli stupri etnici, ormai accertati di questa guerra maledetta inflitta dalla Russia di Putin.

    Come possiamo assistere a tutto questo orrore restandone fuori senza diventare complici dei carnefici? Sono in pericolo le vite delle donne ucraine e i nostri valori europei. 

  • Svezia e Finlandia hanno chiesto di entrare nella Nato perché hanno paura di Putin

    Emma Bonino a Metropolis

    Dopo l’affondamento dell'incrociatore russo Moskva che l'Ucraina rivendica, la richiesta di Svezia e Finlandia di entrare nella NATO penso possa portare a un’escalation, ma è chiaro che se questi Paesi hanno avanzato questa richiesta hanno paura che Putin dopo l’Ucraina possa guardare più a nord. Questo certamente deriva dalla consapevolezza che la Russia sia l’aggressore e che c’è uno stato aggredito, bisogna ricordarlo, e di certo, dopo le reazioni timide, per usare un eufemismo, delle invasioni di Georgia, Crimea, Grozny, e via dicendo, da parte della comunità internazionale in questa occasione sia la Nato che l’Ue stanno dimostrando compattezza, che serve a sostenere gli ucraini e a fiaccare Putin.

    Certamente una guerra e, come in questo caso, fratricida, spezza legami certo politici, ma anche umani. A me ricorda molto quanto successo a Sarajevo, per cui da un giorno all’altro anche coppie sposate hanno dovuto fare i conti con la loro etnia e la situazione resta tuttora irrisolta. Ed è certo che questa lacerante guerra lascerà una ferita sanguinante per molto tempo prima che si arrivi a rimarginarla almeno un po’.

  • Putin pensava allo sfaldamento della Nato e dell’Ue. Invece sta accadendo il contrario

    Benedetto Della Vedova a RaiNews24

    Quando sento dire che la richiesta di Svezia e Finlandia di entrare nella Nato è una provocazione per Putin, capisco che stiamo vivendo una realtà al contrario.

    Putin ha aggredito l’Ucraina, ha realizzato un’invasione brutale con crimini di guerra, ha minacciato la deucrainizzazione del Paese, si è preso la Bielorussia occupandola con truppe militari, Lukashenko si è consegnato mani e piedi a Putin, ha cambiato la Costituzione con un referendum finto che ha messo fine alla neutralità della Bielorussia, e ora la Russia potrà piazzare testate nucleari a Minsk.

    E noi stiamo qui a mettere in discussione l’esigenza dei cittadini svedesi e finlandesi di sentirsi più difesi? A me pare una reazione del tutto comprensibile.

    Putin pensava allo sfaldamento dell’Europa e della Nato, e sta ottenendo il risultato contrario

  • 40 anni di lotta per le libertà individuali

    Di Simona Viola

    40 anni fa il Parlamento – sollecitato dalla battaglia del neonato movimento transessuale (come si chiamava allora) - approvava la Legge 164/82 sul cambiamento anagrafico delle persone che avevano cambiato sesso, che era stata proposta dai parlamentari radicali.

    Cessava così il calvario di centinaia di persone trans, costrette a un’identità anagrafica che non corrispondeva più al loro corpo e alla loro vita.
    Furono necessarie iniziative dirompenti come il finto matrimonio fra Pina Bonanno, la coraggiosa fondatrice del movimento, e Simona Viola, oggi membro della segreteria di +Europa con delega allo stato di diritto.

    +Europa ricorda con orgoglio quella battaglia per allargare la frontiera dei diritti civili, e osserva sconsolata come, 40 anni dopo, il Parlamento ancora non riesca a legiferare – con lo stesso buon senso di allora – su diritti civili altrettanto importanti, come quelli che riguardano l’eutanasia, le famiglie arcobaleno o le aggressioni nei confronti delle persone LGBTI.
    Il riconoscimento e il rispetto dei diritti individuali di tutti e di ciascuno, anche e soprattutto se facente parte di minoranze, è un irriducibile caposaldo delle democrazie occidentali e non è un caso che le comunità LGBTI siano sistematicamente perseguitate in tutti i paesi dominati da dittature.

    Dobbiamo molto alle persone trans e a Pina Bonanno in particolare: ci hanno insegnato che il coraggio, la pazienza, la visione e il desiderio di libertà possono sconfiggere il senso comune di chi vuole uniformare le società ai propri stili di vita e imporre a tutti la propria visione della sessualità e della famiglia.

    C’è però ancora tanto lavoro da fare per conquistare spazi di libertà, preservare quelli esistenti e difendere la società aperta da vecchi e nuovi benpensanti.

  • Ucraina: Bonino, stop al gas russo e portare i crimini di guerra di Putin all’Aja

    Vedo una forte unità transatlantica in questa fase nel sostenere gli ucraini e la democrazia di Kiev contro l’ingiustificabile aggressione di Putin, la cui violenza si rivela ogni giorno più terrificante. USA ed UE hanno interessi differenti, dal punto di vista energetico e geopolitico, come è ovvio.
    Ma ho sempre pensato che Putin fosse un problema prima di tutto per noi europei e lo penso a maggior ragione oggi.

    Dopo quanto è accaduto a Bucha noi europei dovremmo chiederci se possiamo politicamente ed eticamente permetterci di continuare a comprare il gas russo e finanziare la guerra di Putin.
    Forse per qualcuno la pace significa consentire ad un dittatore di occupare con la forza e la violenza un altro paese, cancellarne le istituzioni democratiche e impedirne le aspirazioni europee.

    Questa non sarebbe pace, ma al massimo un momento di tregua in attesa della successiva occupazione. Per me non ci sarà pace senza giustizia e per questo sostengo l’iniziativa del Procuratore della Corte Penale internazionale volta ad individuare eventuali crimini di guerra in Ucraina ed incriminare i colpevoli dopo un giusto processo internazionale; mi sembra che ci sia già abbondante materiale. Non possiamo consentire che nel cuore della nostra Europa un autocrate invada un altro paese libero, sovrano e democratico. Ne va del nostro futuro di paesi democratici e liberi.

    Leggi l'intervista completa di Emma Bonino a Il Mattino.

  • Avec Macron: sfida e’ tra europeismo Macron e filo putinismo Le Pen

    Sulle elezioni francesi nulla è deciso, i prossimi 15 giorni saranno decisivi anche per l’Europa: la Le Pen ha una militanza storica antieuropeista e filo putiniana. La sua vittoria sarebbe dunque una vittoria antieuropea e filo putiniana. La vittoria di Macron sarebbe invece la conferma di una Francia europea. Dobbiamo fare tutti il possibile affinché vinca Macron, sarebbe una sconfitta anche per Putin. 

    La reazione europea all’aggressione di Putin sarebbe diversa se al posto di Draghi ci fossero ancora Conte e Salvini.

    Allo stesso modo, l’Europa non sarebbe la stessa se all’Eliseo ci fosse Marine Le Pen invece di Emmanuel Macron. Marine Le Pen, come Salvini in Italia e Strache in Austria, è stata uno degli strumenti attraverso i quali il Cremlino ha provato, e ancora prova, a destabilizzare le democrazie occidentali e a incrinarne la coesione.

    Ancora una volta è necessario stringersi attorno ai valori comuni della società aperta e dello stato di diritto, rappresentati da Emmanuel Macron.

    I paesi europei non sarebbero paesi liberi, non sarebbero democrazie, se non accettassero regolarmente la sfida elettorale aperta anche contro candidati populisti e sovranisti come Marine Le Pen, se non dovessimo periodicamente ricordarci che la democrazia e la libertà vanno difese e “riconquistate” ogni volta attraverso la partecipazione.

    È per questo che siamo più forti delle autocrazie e delle dittature, è per questo che stiamo con Emmanuel Macron.

    Ascolta la puntata di Sfida La Corrente, il Podcast di Più Europa.

  • De-Putinizziamo l’Italia: sganciamoci dal gas russo e sblocchiamo le rinnovabili

    Putin sta finanziando la sua guerra grazie al gas che vende a noi europei.
    Di fronte al genocidio degli ucraini, non possiamo più restare a guardare.
    E’ ora di deputinizzare l’Italia, a cominciare proprio dallo stop all’acquisto di petrolio e gas di Mosca e puntare sull’energia pulita.

    Abbiamo un patrimonio di idee e progetti sulle rinnovabili che ad oggi è bloccato dalla burocrazia e dall’inerzia amministrativa a vari livelli.

    Soltanto dal 2018 ad oggi, a fronte di più di 24.000 MW di progetti eolici presentati, ne sono stati autorizzati solo 583 MW.
    E di quasi 37.000 MW di progetti fotovoltaici, ne sono stati autorizzati solo 3.566. 
    I procedimenti sono talmente lunghi che l'80% dei progetti autorizzati non può essere costruito perché ormai tecnologicamente obsoleto e per questi deve essere chiesta una variante autorizzativa. Occorre “sbloccare” in fretta le centinaia di progetti eolici e fotovoltaici incagliati nelle Regioni che aspettano da anni di essere autorizzati.
    Gli operatori del settore delle rinnovabili sono pronti, in pochi mesi, a raddoppiare la produzione di energia pulita e indipendente per rendere l’Italia più sostenibile, più libera e più sicura.

    Occorre però un immediato cambio di passo con un pacchetto di riforme che miri:

    1. a rendere davvero efficace il burden sharing con la previsione dell’intervento dello Stato in via sostituiva nelle procedure autorizzative o con la nomina di commissari straordinari nelle Regioni inadempienti;
    2. a rimuovere i poteri di veto tutt’ora esistenti
    3. a prorogare automaticamente la durata delle autorizzazioni scadute.

    Oltre a questo, per una riforma più incisiva e di lungo periodo, è necessario avviare un ripensamento del titolo V della Costituzione e considerare la restituzione al livello statale delle competenze esclusive in materia energetica, necessaria per riconoscere la giusta centralità all’interesse strategico del raggiungimento dell’autonomia e della sicurezza energetiche dell’Italia e dell’Europa, integrate nelle strategie geopolitiche.

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  • De-Putinizziamo l’Italia: sganciamoci dal gas russo e sblocchiamo le rinnovabili

    Putin sta finanziando la sua guerra grazie al gas che vende a noi europei.

    Di fronte al genocidio degli ucraini, non possiamo più restare a guardare.
    E’ ora di deputinizzare l’Italia.

    Per questo, +Europa ha deciso di lanciare una campagna che punta proprio dall'affrancamento dal gas e dal petrolio russo, a cominciare dallo sblocco dei progetti per le energie rinnovabili, oggi bloccati dalla burocrazia e dall’inerzia amministrativa a vari livelli.

    Soltanto dal 2018 ad oggi, a fronte di più di 24.000 MW di progetti eolici presentati, ne sono stati autorizzati solo 583 MW. 

    E di quasi 37.000 MW di progetti fotovoltaici, ne sono stati autorizzati solo 3.566. 

    I procedimenti sono talmente lunghi che l'80% dei progetti autorizzati non può essere costruito perché ormai tecnologicamente obsoleto e per questi deve essere chiesta una variante autorizzativa. 

    Se fossero autorizzati  60 GW di rinnovabili (che sono solo 1/3 delle domande presentate) l'Italia risparmierebbe il 20% delle importazioni di gas (15 mld metri cubi) attiverebbe  85 miliardi di euro di investimenti privati e creerebbe 80.000 nuovi posti di lavoro (Dati: Elettricita Futura).

    Occorre “sbloccare” in fretta le centinaia di progetti eolici e fotovoltaici incagliati nelle Regioni che aspettano da anni di essere autorizzati.

    Gli operatori del settore delle rinnovabili sono pronti, in pochi mesi, a raddoppiare la produzione di energia pulita e indipendente per rendere l’Italia più sostenibile, più libera e più sicura.

    Occorre però un immediato cambio di passo con un pacchetto di riforme che miri:

    1. a rendere davvero efficace il burden sharing con la previsione dell’intervento dello Stato in via sostituiva nelle procedure autorizzative o con la nomina di commissari straordinari nelle Regioni inadempienti;

    2. a rimuovere i poteri di veto tutt’ora esistenti

    3. a prorogare automaticamente la durata delle autorizzazioni scadute.

     

    Oltre a questo, per una riforma più incisiva e di lungo periodo, è necessario avviare un ripensamento del titolo V della Costituzione e considerare la restituzione al livello statale delle competenze esclusive in materia energetica, necessaria per riconoscere la giusta centralità all’interesse strategico del raggiungimento dell’autonomia e della sicurezza energetiche dell’Italia e dell’Europa, integrate nelle strategie geopolitiche.

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    Premessa

    Il modello di allocazione delle competenze tracciato ormai 20 anni fa dal D.Lgls. 387/03 (nella fase iniziale dello sforzo eurounitario di promozione delle FER) si è rivelato inefficiente e ha sostanzialmente fallito. Le recenti aste hanno registrato l’insufficienza di progetti autorizzati, con ogni conseguenza anche in termini tariffari.

    Il report conclusivo della indagine “R.E.GIONS” condotta da E.LeMens e Public Affairs Advisor (17 marzo 2022) mostra a) l’esistenza in iter autorizzativo di un numero di progetti pari almeno al triplo del necessario; b) l’esiguità dei progetti presentati che giungono alla fine del procedimento autorizzativo c) l’enorme quantità di progetti che, a distanza di anni dalla presentazione, non sono neppure giunti alla fine del percorso di valutazione ambientale d) la sistematica opposizione a tutte le iniziative da parte delle Sovrintendenze e) le significative opposizioni esplicite anche da parte delle Regioni, peraltro responsabili dei ritardi autorizzativi.

    Le Regioni continuano ad adottare diversificate discipline ostative e limitative e le Sovrintendenze propongono e approvano vincoli paesaggistici sempre più ampi (talvolta abnormi), esplicitamente finalizzati ad impedire la localizzazione di impianti.

    In questo quadro di inefficienza e ostilità, si innesta la situazione bellica, con le note conseguenze energetiche, che hanno fatto divenire di assoluta attualità e primazia l’interesse strategico e geopolitico al raggiungimento della autonomia e sicurezza energetica dell’Italia e dell’Europa, integrata nelle strategie di politica estera.

    L’odierno assetto di allocazione delle competenze e di bilanciamento dei poteri è certamente inadeguato a raggiugere il risultato di raddoppiare o triplicare in pochi mesi la potenza delle autorizzazioni di impianti FER (Elettricità Futura alle Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive della Camera ha affermato che il comparto produttivo è pronto a vedersi autorizzati 60 GW di rinnovabili entro giugno 2022, e a realizzarne 20 GW all’anno, per tre anni).

    Anche il recentissimo DL 7 del 2022 ha confermato l'impostazione con cui il D.Lgsl. 199 del 2001 ha previsto una nuova ripartizione della potenza da installare tra le Regioni e sistemi di monitoraggio del raggiungimento degli obiettivi ma, purtroppo, invece di collegare il burden sharing al rilascio delle autorizzazioni, lo ha collegato a una pianificazione delle c.d. aree idonee e non idonee alla localizzazione di impianti.

    Siamo  molto critici nei confronti di questa previsione che procrastina di un anno (6 mesi per la approvazione dei criteri da parte dello Stato + 6 mesi per la approvazione dei piani da parte delle Regioni) il necessario esercizio del potere sostitutivo dello Stato: nonostante il formale divieto, le moratorie saranno poste in essere de facto dalle Regioni, con la prosecuzione della politica ostruzionistica dell’inerzia. Inoltre il potere sostitutivo dello Stato sarà di lungo e difficile esercizio e non risolutivo. Occorre che lo Stato (come sta timidamente accadendo con la devoluzione al Consiglio dei Ministri di alcuni progetti) si sostituisca alle Regioni nel rilascio delle autorizzazioni, non nella redazione di piani.

     

    Riforme di carattere generale sul procedimento autorizzativo

    • Revisione del titolo V della Costituzione e restituzione al livello statale delle competenze esclusive in materia energetica (obiettivo a medio-lungo termine, a causa del percorso approvativo costituzionale aggravato);
    • Rafforzamento dell’efficacia e della cogenza del burden sharing: ciascuna Ragione entro termini perentori, deve autorizzare le soglie quantitative di potenza assegnatele per ciascuna fonte; previsione di monitoraggi periodici e all’inutile spirare dei termini lo Stato  a) interviene nelle procedure autorizzative in via sostitutiva oppure nomina un commissario straordinario e b) opera decurtazioni, a titolo di sanzione, dai trasferimenti di risorse economiche previsti a favore della Regione inadempiente;
    • Limitazione solo all’off shore la recente disciplina della approvazione delle aree idonee e non idonee e previsione della loro approvazione con atto amministrativo (e non con legge regionale);
    • Unificazione delle procedure di VIA, PAU, PAUR, AU e rilascio di concessione idroelettrica, in un unico modulo procedimentale – da svolgersi a livello nazionale o regionale secondo la soglia di potenza - cui partecipino contestualmente tutte le amministrazioni coinvolte nel corso di due sole sessioni;
    • Eliminazione della vincolatività per tutti i pareri qualunque sia il contesto territoriale, la pianificazione e la vincolistica di riferimento, con facoltà per il responsabile del procedimento di dotarsi di contributi istruttori anche esterni alla conferenza di servizi (in sostituzione o in mancanza del contributo della Amministrazione titolare dell’interesse settoriale) e dovere di assumere la decisione finale sulla base delle opinioni prevalenti;
    • Semplificazione e razionalizzazione del modulo della conferenza di servizi mediante il divieto di acquisizione di pareri scritti dei soggetti convocati, confezionati al di fuori della conferenza, e riserva esclusiva dei momenti valutativi al confronto orale tra i partecipanti, con abolizione di qualunque gerarchia (la specializzazione dei partecipanti deve operare in sede di apporto istruttorio, ma non in sede di valutazione e comparazione degli interessi);
    • Introduzione di criteri di valutazione dei progetti, sia nazionali che regionali, improntati a) alla valorizzazione del superiore interesse nazionale strategico all’incremento della produzione da FER e b) all’aprioristica conformità dei progetti che non ricadono direttamente in aree vincolate (e con opere di connessione anche prevalentemente interrate);
    • Fissazione della decorrenza dei termini di validità della VIA e di inizio dei lavori dell’AU alla data di pubblicazione dell’esito della prima sessione per l’assegnazione degli incentivi successiva al rilascio dell’AU
    • Previsione della proroga ex lege dei termini di durata delle AU e delle VIA scadute su richiesta dei titolari;
    • Riduzione della soglia al di sopra della quale i progetti FER transitano dalla competenza regionale a quella nazionale (per es. 10 MW eolico, 3 MW fotovoltaico e 5 MW idroelettrico) e integrazione del criterio della potenza dell’impianto con altre caratteristiche tecniche (numero delle torri eoliche, estensione della superficie radiante dell’impianto FTV, etc.)
    • Abrogazione della disciplina del “concerto” con il MiCu in tutti i procedimenti autorizzativi e ambientali in materia energetica oppure in relazione ai progetti localizzati in aree non vincolate;
    • Introduzione di una soglia temporale entro la quale i titolari dei progetti sottoposti a procedure autorizzative devono dichiarare, a pena di decadenza, la persistenza dell’interesse alla coltivazione dell’iniziativa (in modo da “sbloccare” molta potenza inutilmente “prenotata” presso i gestori della rete e rendere attendibili i dati sulle domande di autorizzazione);
    • Finché resterà vigente il regime della individuazione della aree idonee e non idonee, favorire il regime del revamping anche per gli impianti realizzati in aree nel frattempo divenute inidonee.

     

    Misure particolari

    • Declaratoria di nullità ex lege di qualunque convenzione con enti pubblici non conforme alle Linee guida del 20 settembre 2010, comprese le convenzioni parzialmente salvate dall’art. 1, comma 953 della legge 30 dicembre 2018, n. 145, che debbono cessare di produrre effetti dall’entrata in vigore delle Linee guida;
    • Reindirizzamento delle misure compensative dai Comuni alle Soprintendenze per lo sviluppo di progetti di studio, tutela e valorizzazione dei siti e dei beni (ad es. conservazione e sviluppo di siti archeologici esistenti o realizzazione di nuovi scavi; tutela di beni paesaggistici);
    • Estensione dell’ambito di applicabilità di DILA e PAS e analoghi regimi di semplificazione per gli interventi su impianti esistenti anche di integrale ricostruzione e per la modifica di progetti già autorizzati;
    • Riduzione del rapporto 10 / 90 fra superficie agricola aziendale e impianti fotovoltaici ed estensione della deroga al divieto di incentivazione agli impianti agro-fotovoltaici collocati in contesti agricoli votati alla produzione DOP-DOC-IGP e nei parchi agricoli;
    • Messa a disposizione degli Uffici Energia regionali, da parte del MITE, di software e consulenti esterni, previsione di investimenti nella formazione dei pubblici funzionari che si occupano dei procedimenti autorizzativi FER e di erogazione degli incentivi (GSE) e in campagne di comunicazione per lo sviluppo della cultura delle rinnovabili e del risparmio energetico;
    • Dimezzamento dei termini a disposizione dei gestori della rete per dare seguito alle istanze di STMG, STMD e loro modifica;
    • Esclusione dei tratturi asfaltati dal regime di tutela ex dm 15.6.1976, 20.3.1980 e 22.12.1983 ed esclusione dalla sottoposizione ad autorizzazione paesaggistica per i cavidotti interrati realizzati in TOC che interferiscono con aree vincolate;
    • Divieto di applicazione di maggiorazioni tariffarie per l’uso di beni pubblici da parte di impianti FER;
    • Ripristino della natura di pubblica utilità dei parchi fotovoltaici e degli impianti a biomasse, biogas e biometano.

     

    Riforme in materia di contenzioso e di inerzia della PA

    • Assoggettamento del contenzioso in materia di impianti FER al rito abbreviato ex art 119 del CPA
    • Introduzione di un regime speciale per il riconoscimento indennizzo da mero ritardo nei procedimenti autorizzativi in materia di FER e rimodulazione dell’indennizzo (ex art. 28, comma 1, del D.L. n. 69/2013) secondo una formula che tenga conto dei costi effettivamente sostenuti dal proponente ai fini della coltivazione dell’istanza, se resi noti per tempo al funzionario responsabile e opportunamente documentati;
    • Trasmissione alla Corte dei Conti dei provvedimenti (amministrativi e giurisdizionali) che riconoscono l’indennizzo da mero ritardo e previsione di ripercussioni dirette sul trattamento economico dei funzionari responsabili.

     

  • Con il Governo per una spedita privatizzazione di ITA

    Di Valerio Federico

    L'ottobre scorso, il giorno dopo la nascita di ITA, dicemmo "ed ora vendiamola". A seguito di un risanamento che c'è stato, nonostante il periodo sfavorevole, oggi ci sono le condizioni di chiudere una delle vicende simbolo dello spreco di denaro pubblico, quella di Alitalia, e di un ideologico amore di partiti e sindacati verso un simbolo, sì, simbolo del peggior fallimento di politica industriale "nazionale". 

    Dicemmo anche a differenza di molti, che mai ITA avrebbe potuto reggere sul mercato da sola. In febbraio il governo ha opportunamente avviato l'iter per la ricerca di un partner. Oggi le offerte ci sono e non ci sono più in ITA molti consiglieri nominati dal governo Conte 2, ecco che la privatizzazione può correre con Altavilla, Franco e Draghi.

    +Europa è pienamente con il governo.

  • Cambiano i sindaci ma gli sprechi di Atac rimangono

    Di Giordano Masini

    A Roma cambiano i sindaci, ma i vizi restano gli stessi di sempre. Ad Atac, la fallimentare azienda che gestisce il trasporto pubblico della capitale, è stato nuovamente prolungato a condizioni invariate il contratto di servizio, senza svolgere alcuna gara. Atac potrà quindi continuare a sprecare soldi pubblici (10 miliardi negli ultimi 12 anni, 415 milioni di euro di qui alla fine dell’anno) offrendo ai romani un servizio inefficiente e mortificante, indegno di una grande capitale europea. Un impegno concreto di +Europa per le prossime elezioni amministrative in tutti i comuni in cui saremo presenti: affidamento tramite gara a evidenza pubblica dei servizi locali di interesse generale.

  • published Direzione del 28 febbraio 2022 in Video 2022-03-30 10:44:27 +0200

    Direzione del 28 febbraio 2022

    Direzione di +Europa del 28 febbraio 2022