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Pasquale Domingos Di Pace

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Attività Recente
  • Decalogo LGBTI+ per le elezioni amministrative

    +Europa raccomanda ai candidati e alle candidate alle prossime elezioni amministrative di proporre le seguenti iniziative, valutando caso per caso lo strumento normativo e/o burocratico più appropriato allo scopo, per tradurre sul territorio l’impegno che il partito già da tempo ha profuso sui diritti LGBTI+ e per la tutela dei diritti civili e delle libertà individuali in senso più ampio.

    Attivazione della carriera alias presso uffici delle pubbliche amministrazioni e delle aziende partecipate

    Con l’espressione “carriera alias” si intende la possibilità, per la persona trans che non ha ancora ottenuto l’adeguamento anagrafico dei propri documenti seguendo le procedure previste dalla legge 164 del 1982, di ottenere una documentazione “alias” riportante il proprio nome d’elezione (tesserino identificativo et similia). La carriera alias è già presente in diversi atenei sul territorio nazionale e consente a studenti e studentesse di ottenere tesserino e/o libretto universitario corrispondente al proprio genere a prescindere dal completamento o meno del processo previsto dalla normativa di cui sopra.


    Corsi di formazione su diversity & inclusion per i dipendenti della P.A. e delle partecipate


    Nella formazione dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni e delle aziende partecipate vengono previsti corsi di formazione e aggiornamento sui temi della diversità e dell’inclusione tenendo conto (anche, ma non solo) delle diverse soggettività LGBTI+, al fine di erogare servizi e prestazioni nel modo più rispettoso ed inclusivo possibile.

    Famiglie arcobaleno e filiazione

    Sollecitare l’adozione di policy tendenti alla trascrizione dei certificati di nascita dei figli delle coppie dello stesso sesso. Presentazione ODG nei Comuni per schierare le amministrazioni locali a favore di una riforma inclusiva del diritto di famiglia. *Iniziative di approfondimento e sostegno di una regolamentazione del percorso di gestazione per altri in Italia e tuteli tutti i soggetti coinvolti nel percorso di GPA. Casi estremi (vedi ad es. Roma e Torino): invitare i sindaci alla “disobbedienza civile” contro una legge incivile che discrimina le famiglie omogenitoriali e i figli delle stesse.

    Informazione su sessualità consapevole e prevenzione infezioni sessualmente trasmesse (IST)

    Migliorare l’informazione a livello locale sui servizi di test, screening e prevenzione delle IST in collaborazione con le strutture sanitarie competenti territorialmente. Valutare, anche in base alla grandezza della città, progetti simili ai checkpoint, che attualmente esistono sotto varia nomenclatura, in contesti come Milano, Bergamo e Roma e si occupano nello specifico di HIV e PrEP (profilassi pre-esposizione), ma anche delle IST in generale.

    Valutare l’ingresso nel network delle Fast-Track Cities, iniziativa internazionale supportata dalle Nazioni Unite (UNAIDS, il Programma delle Nazioni Unite per l'HIV e l'AIDS, e UN-Habitat, il Programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani) insieme all’ International Association of Providers of AIDS Care (IAPAC) e al Comune di Parigi. L’idea alla base di questo network è portare i principali centri urbani ad adottare politiche verso l’abbattimento e il progressivo azzeramento delle nuove infezioni HIV e delle morti da AIDS. 

    Per maggiori informazioni: https://www.fast-trackcities.org/about

    Mappatura gemellaggi

    Iniziative per comprendere se vi sono gemellaggi con Comuni in cui i diritti LGBTI+ vengono violati in modo sistematico (ad es. le “zone libere dall’ideologia LGBT” in Polonia) al fine di promuovere iniziative congiunte proprio in favore dei diritti LGBTI+. Valutare, in casi estremi, la sospensione dei gemellaggi stessi.

    Una lista più specifica di raccomandazioni, strutturate da All Out per affrontare nello specifico la situazione polacca (ma replicabile anche in altri casi), è disponibile al seguente indirizzo: 
    https://docs.google.com/document/d/1gZPUxyM6saQSOS3m4CXtrlTsPQCZVnLsYlAZTRMwEoc/edit?usp=sharing 

    Impegnare il comune in cui si viene eletti a dare il patrocinio al Pride

    I comuni possono concedere il proprio patrocinio al Pride “di competenza territoriale” (ad es. il Milano Pride ha da anni il patrocinio del Comune di Milano, ma ha ottenuto anche quello di Cernusco sul Naviglio e altri centri dell’area metropolitana milanese).

    Impegnare il comune nell’organizzazione di eventi in occasione del 17 maggio e in generale nella sensibilizzazione della P.A. e della cittadinanza sul tema delle discriminazioni omo/lesbo/bi/transfobiche

    Il 17 maggio si celebra la Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia, la lesbofobia e la transfobia. I Comuni possono ospitare iniziative organizzate in autonomia, concedere il patrocinio a quelle già organizzate dal terzo settore e porre in essere campagne di sensibilizzazione mirate sul tema.

    Turismo LGBT+

    L'International LGBTQ+ Travel Association porterà a Milano, dal 26 al 29 ottobre 2022, la 38esima Annual Global Convention. L’Italia è ai posti più alti in classifica come meta “desiderata” dai turisti LGBTI+, ma fa ancora fatica ad imporsi come meta turistica davvero friendly. Valutare, in ambito locale, quali politico possono essere poste in essere per promuovere un’immagine del proprio comune come destinazione inclusiva e accogliente.

    *Lavoro sessuale

    Favorire, a livello comunale, iniziative volte alla de-stigmatizzazione delle persone che praticano sex work. Revocare eventuali ordinanze e superare regolamenti che finiscono per criminalizzare e marginalizzare de facto le/i sex worker. Sollecitare l’azione del legislatore nazionale per superare l’approccio abolizionista e puntare sulla decriminalizzazione del lavoro sessuale.

    Medicina di genere

    Promuovere, per quanto di competenza, ogni azione volta alla  conoscenza e diffusione della  medicina di  genere. Sollecitare, anche attraverso appositi corsi di formazione del personale sanitario, percorsi che tengano conto della differenza di genere facilitando  l'accesso  alla  prevenzione,  alla  diagnosi  e alla  cura.

    *NB: gestazione per altri (GPA) e lavoro sessuale non vanno assolutamente intese come questioni di esclusivo interesse e coinvolgimento della comunità e delle persone LGBTI+. Ciò nonostante, nel lavoro compiuto in queste settimane dal tavolo tematico sui diritti LGBTI+ di Più Europa, è stato ritenuto utile l’inserimento di proposte politiche su questi due temi in un’ottica di ampio respiro, anche alla luce delle recenti proposte di legge intrise di populismo penale (cfr. ddl Meloni e Carfagna su GPA alla Camera) e di miope abolizionismo (cfr. ddl Maiorino al Senato).

  • Alla dittatura di Putin risponderemo con la democrazia dei referendum

    Intervista di Emma Bonino a Formiche

    Perché la proposta referendaria non trova spazio sufficiente in tv, sui siti e sui giornali?
    Perché fa poco share, immagino. Giornali, Tv e siti di informazione si interessano di giustizia solo nella sua dimensione manettara: se c’è il mostro da sbattere in prima pagina, ovviamente senza che sia stata emessa alcuna sentenza o addirittura che ci siano indagati. E questo non riguarda solo i politici, ma anche le persone comuni. Dalla giustizia dipendono i nostri diritti e la nostra economia, la giustizia giusta è alla base del patto tra Stato e cittadino, è la garanzia della nostra libertà. Ecco perché +Europa è schierata in maniera convinta per il Sì.
    È inaccettabile la totale eclissi del referendum giustizia sui mezzi di informazione. Mentre siamo sotto attacco da parte della Russia di Putin, dove la libertà dei cittadini è annichilita, la nostra democrazia ci offre uno strumento come il referendum per affermare la volontà popolare. I media italiani così impegnati nel dare la parola ai propagandisti di Putin, dovrebbero in questi ultimi giorni aprire un grande dibattito democratico sui quesiti. La Rai in particolare sta abdicando al suo ruolo di servizio pubblico.

    Al di là degli organi di stampa, non si vede una grande mobilitazione neppure da parte dei partiti promotori. Sembra che, dopo aver annusato una potenziale disfatta, abbiano paura di metterci la faccia…
    È così: a cominciare da Salvini, che ha dapprima lanciato i referendum per poi abbandonare la nave. Ma è troppo impegnato a mettere in discussione le scelte di Draghi e a correre in soccorso dell’amico Putin per avere la priorità dei referendum, che pure ha promosso. Ad ogni modo, la mia storia è fatta di battaglie anche quando, il più delle volte, si trattava di andare contro corrente. Non è mai stato lo share, né tantomeno i like, a indicarmi la strada. Per altri non è così, evidentemente.

    “Inneggiavo a Mani Pulite, ora lotto con i Radicali per i referendum”. Questa la dichiarazione rilasciata quattro giorni fa da Roberto Calderoli. Lo squilibrio dei poteri, tra politica e magistratura, è frutto di quella stagione? È necessario un serio processo di autocritica e di revisione degli avvenimenti che scandirono il biennio ’92-’93?
    Sicuramente quella stagione ha contribuito a creare la figura dei Pm star mediatiche e ha creato un rapporto vizioso tra magistratura e giornalisti: dopo Tangentopoli, la fuga di notizie dalla Procura è diventata un’arma nelle mani di Pm e direttori di giornali per creare i casi, condizionare le indagini, influenzare l’opinione pubblica e più di una volta distruggere l’immagine di indagati destinati a risultati innocenti. Poi, fa sempre piacere quando qualcuno cambia idea e riconosce le tue ragioni. Da Mani pulite ad oggi, la Lega ha alimentato un clima giustizialista: bene che Calderoli oggi si ritrovi garantista, ma mi consenta di dirgli che garantisti lo si è sempre, anche con gli immigrati. Lui e Salvini sono d’accordo?

    Togliatti sosteneva: “la magistratura è un ordine, non un potere”. Cosa pensa dell’atteggiamento di Enrico Letta, della sua scelta di “votare no” e al contempo di lasciare ampia libertà di decisione a dirigenti, parlamentari e iscritti? Perché il riequilibrio dei poteri è un argomento tabù nel centro-sinistra?
    Credo che da tempo l’elettorato di centrosinistra abbia compreso l’importanza della giustizia e si senta garantista. E che non voglia consegnare la bandiera del garantismo al centrodestra, che non la merita. Ecco perché ritengo che il Pd stia commettendo un grave errore nello schierarsi per il no: come Letta ben sa, tantissimi militanti e dirigenti del Pd voteranno sì. Anche da questo si vede come l’alleanza con il M5S stia danneggiando il Pd, riportandolo alle posizioni giustizialiste della Riforma Bonafede. Per salvaguardare un’alleanza che si tiene con lo scotch, il Pd si appiattisce sulle posizioni manettare dei grillini. Indicando di votare No, inoltre, Letta ha di fatto rivolto un invito all’astensione per far fallire i referendum: non un bel messaggio per chi vuole partecipare alla politica, soprattutto se giovani. Per loro fortuna c’è +Europa che sta lavorando su tutto il territorio, insieme ad Azione, per spiegare le buone ragioni dei sì. Tantissimi ragazzi ci stanno scrivendo per sapere di più su questi quesiti.

    Se non verrà raggiunto il quorum, vi sarà il rischio che alcuni ambienti giustizialisti strumentalizzino la bassa affluenza come una volontà del popolo italiano di accettare lo status quo in materia?
    Sia chiaro, la Riforma Cartabia che è in approvazione in parlamento è un’ottima riforma che sostengo convintamente perché fa fare un passo avanti importante in avanti rispetto allo spirito giustizialista della Riforma di Conte-Bonafede. La signora Ministro Cartabia ha dovuto necessariamente arrivare a un compromesso con le forze di maggioranza, che hanno idee molto diverse. I referendum propongono riforme molto più nette in chiave liberale: si tratta di cinque Sì per avere una magistratura che abbia criteri di valutazione basati sul merito e non sulle conoscenze, una netta divisione tra magistratura inquirente e giudicante, meno innocenti in carcere e una maggiore attenzione al criterio della presunzione di innocenza, in particolare per gli amministratori locali che sono maggiormente soggetti a incorrere in procedimenti penali.

  • Dal Procuratore di Trieste fake news sul referendum

    Di Riccardo Magi

    E' di gravita' inaudita quanto compiuto oggi dal Procuratore Capo di Trieste che interviene nella campagna referendaria in corso fornendo informazioni false all'opinione pubblica e condizionando quindi il libero convincimento dei cittadini italiani sull'espressione del voto. Il dottor De Nicolo afferma che come conseguenza dell'eventuale vittoria del Si' sul referendum sulla limitazione del ricorso alla custodia cautelare si avrebbe l'impossibilita' di procedere all'arresto dei presunti responsabili di traffico di droga 'a prescindere dalle quantita', anche mostruose' con riferimento alla grossa operazione della Direzione distrettuale antimafia di Trieste che ha portato a un maxi-sequestro di cocaina.

    Di tutta evidenza il Procuratore opera una mistificazione della realta' e del senso stesso del referendum che non eviterebbe affatto il ricorso alla custodia cautelare in casi di reati di criminalita' organizzata, tantomeno di traffico internazionale come in questo caso. Perche' allora intervenire in questo modo lesivo del dibattito democratico, gia' viziato dalla mancanza di informazione pubblica sui temi del referendum, e lesivo anche dell'Ufficio che il Procuratore ricopre? Procederemo alla segnalazione al Procuratore Generale presso la Cassazione e alla Ministra affinche' siano presi tutti gli opportuni provvedimenti per sanzionare una condotta estremamente grave. Parallelamente valutiamo anche un esposto per violazione dell'articolo 98 del T.U. delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, il quale punisce chiunque, investito di un pubblico potere o funzione civile, abusando delle proprie attribuzioni e nell'esercizio di esse, si adopera a vincolare i suffragi degli elettori o ad indurli all'astensione.

  • La Russia è nervosa con l'occidente perché le sanzioni funzionano

    Benedetto Della Vedova a Rai Radio 1

    Le minacce di Medvedev di oggi, le parole dell’ambasciatore in Italia Razov che da diplomatico è passato a essere un propagandista politico, sono il segno che, sul piano economico e politico, la Russia sta subendo un contraccolpo pesantissimo. Vedo in queste parole contro l’occidente un certo nervosismo da parte russa.

    Vogliono far credere che da parte nostra ci sia un’ostilità nei confronti della Russia e dei russi, ma non è cosi. Si parla di russofobia ma nessuno avrebbe mai pensato di inasprire le sanzioni nei confronti delle autorità e istituzioni finanziarie russe prima di questa aggressione: c’è una reazione ferma, al fianco degli aggrediti, per fermare un’aggressione non provocata e ingiustificata da parte di Putin contro l’Ucraina. 

  • Un altro attacco ai diritti delle donne polacche

    Prime Donne

    Un altro attacco ai diritti delle donne polacche!

    Al Governo ultraconservatore polacco non è bastato vietare l’aborto.

    Al Governo polacco non è bastata la morte di Izabela Sajbor perché i medici, timorosi della legge antiabortista, hanno preferito lasciarla morire invece che aiutarla ad abortire.

    Così come, al Governo polacco, non sono bastate le manifestazioni di migliaia di donne che per mesi hanno colorato di rosso le strade delle città polacche.

    Il Governo di Varsavia vuole ora schedare le donne incinte per monitorare i tentativi di abortire all’estero o clandestinamente.

    Un database centralizzato che imporrà una nuova stretta sui diritti delle donne e che ricorda l’incubo orwelliano del Grande Fratello.

    Quello che nel resto dei paesi europei è un diritto di civiltà acquisito, in Polonia è un reato penalmente perseguibile e giorno dopo giorno, la situazione continua a peggiorare.

    Non possiamo però fare finta di nulla. Non possiamo voltarci dall’altra parte. Non possiamo lasciare sole le donne polacche.

    I loro diritti sono i diritti di tutte e tutti noi, e quello che succede in Polonia riguarda tutti i cittadini dell'Unione europea.

  • C'è ancora molto lavoro da fare per raggiungere una vera parità

    Prime Donne

    In Italia lavora meno di una donna su due (49,4% - dati Istat). In Europa invece la percentuale sale al 63,4%.

    Un divario di 14 punti che si traduce in talenti, idee e risorse persi.

    Nel Mezzogiorno la situazione è ancora più drammatica.
    Nelle regioni del sud solo una donna su tre lavora, e in Campania e Sicilia il tasso è addirittura fermo al 29,1%.
    Ma il problema non è solo del sud perché nessuna regione italiana raggiunge la media europea.
    Pensate che nemmeno in Lombardia, Piemonte o Veneto, il tasso di occupazione femminile supera il 60%.
    Ma perché, nonostante le donne si laureino in media prima e con voti più alti, guadagnano il 20% in meno rispetto ai loro colleghi maschi? (dati Sole24Ore).
    Perché alle donne in Italia viene spesso chiesto di scegliere tra carriera e famiglia, mentre all’uomo mai?
    Perché in Italia la disoccupazione femminile sembra essere una priorità solo a parole ma poi concretamente si fa poco?

    A tutte queste domande (e non solo) proveremo a rispondere nel corso di Prime Donne, la seconda edizione della scuola di politica di +Europa.

  • published Dove muore lo Stato in News 2022-06-06 16:12:28 +0200

    Dove muore lo Stato

    Di Riccardo Magi

    Fabio Ridolfi ha 46 anni e da 18 è immobilizzato a letto a causa di una tetraparesi e ha scelto di porre fine alle sue sofferenze con la sedazione profonda e continua.

    Morire con la sedazione profonda significa non accelerare il percorso che porta alla morte del paziente, che quindi avverrà in modo fisiologico con il prolungamento delle sofferenze per Fabio e i suoi affetti.

    Questa è una sconfitta per lo Stato perché Fabio ha tutte le condizioni per essere aiutato a morire in maniera dignitosa.

    Peccato che l'azienda sanitaria delle Marche tarda a indicare il farmaco che risparmierebbe ulteriori sofferenze a Fabio!

    Quante altre persone come Fabio Ridolfi, Piergiorgio Welby o Dj Fabo devono subire sulla loro pelle il silenzio di uno Stato che si volta dall'altra parte davanti al dolore delle persone?

    Approviamo finalmente una legge perché l'Eutanasia sia legale!

  • Da Giletti una vergognosa propaganda pro Putin

    Di Maria Saeli

    Prima, da Maria Zakharova, portavoce del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, si è fatto dire che "sembra essere arrivato sul pianeta Terra da una settimana".

    Poi, non soddisfatto, si è fatto deridere per il suo modo di parlare e di ragionare definito "da bambino".

    Infine, ciliegina sulla torta, è riuscito nell'impresa di far apparire Alessandro Sallusti un gigante: "Mi trovo davanti a un asservimento totale di fronte alla peggiore propaganda che ci possa essere".

    Quanto accaduto ieri, a Non è L'Arena, è forse il punto più basso mai raggiunto dai talk show italiani.

    35 minuti di vera e propria propaganda putiniana, in cui Massimo Giletti ha fatto da comparsa.

    E così, mentre Zakharova riscriveva la storia persino su Aleppo e affermava che "non volevamo entrare con i carri armati ma i bombardamenti ucraini sono aumentati", lui rispondeva così: "Non le dò torto".

    Arrivando a rivendicare che "in Italia siamo gli unici ad ospitare vostri personaggi importanti in Tv". Come se fosse una cosa di cui vantarsi.

    Al proprietario di La7 e del Corriere della Sera Urbano Cairo vogliamo fare una domanda semplice: a che gioco sta giocando?

    Perché di mattina, sul Corriere, si informa dettagliatamente sui putiniani e putinisti d'Italia. Ma di sera, quando c'è da fare un punto in più d'ascolti, si fa direttamente da grancassa dei putiniani russi.

    Questa non è informazione. È avanspettacolo di bassa qualità.

  • Ucraina - Verona: dopo i primi 100 giorni

    Di Marina Sorina +Europa Verona

    Cento di questi giorni! Anzi no: non auguro a nessuno di vivere come abbiamo vissuto questa primavera noi, ucraini. Pur vivendo distanti, ci svegliamo di scatto all’alba come se le bombe cadessero vicino, non sapendo chi dei nostri cari rimarrà senza casa o senza vita stamattina.

    Credo che ormai sono poche le persone indifferenti alla tragedia del popolo ucraino. La solidarietà nei primi mesi era tanta, l’accoglienza calorosa e concreta, soprattutto da parte delle numerose associazioni di volontariato e dei privati sensibili al dolore altrui. Ma le emozioni sfumano con il passar dei giorni, e pian pianino l’attenzione si dissolve. Nella cerchia degli aiuti restano solo le persone che hanno un legame personale con l’Ucraina. Alcuni ne erano alleati da tanto tempo: amici, parenti, colleghi dei numerosi ucraini residenti a Verona. I legami creativi, sociali, economici andavano ramificandosi a tutti i livelli. C’era chi ospitava bambini ucraini d’estate o chi organizzava spettacoli teatrali a Kyiv. C’è anche chi si è svegliato a febbraio, e da allora non si da requie: appassionandosi all’argomento cercano di capire le ragioni della crisi attuale parlando con i diretti interessati o leggendo i libri. La gente di buona volontà si trova in città e in contado, a livello capillare; tanto è vero che nella sola lista della nostra coalizione, Più Europa / Azione, ho trovato con piacevole sorpresa persone che hanno lavorato per anni a Kyiv, o che ora ospitano dei profughi, o gestiscono progetti ben più complessi per fornire l’accesso ai corsi di lingua a chi è rimasto senza computer, e sono certa che fra i sostenitori del candidato sindaco Tommasi ce ne sono tanti altri.

    Eppure, queste persone attive ed empatiche sono la minoranza. La maggioranza si è stancata di vedere foto strazianti: l’umana compassione è evaporata con la prime giornate di sole. La voglia di normalità e business as usual è prevalsa sull’empatia. È naturale che gli italiani si comportino in questo modo oscillante, dalla pietà all’indifferenza? Beh, non è sorprendente, se la stessa classe politica a dare l’esempio, fra la destra improvvisamente pacifista e certa sinistra nostalgica dell’Unione Sovietica.

    Quello che sorprende è la mancanza di dignità: Putin ha respinto le richieste del papa Francesco di liberare i civili dei sotterranei di Azovstal, ha rifiutato il piano di pace, proposto dal governo italiano, guidato da Mario Draghi. Ha fatto capire tramite i suoi emissari prezzolati, ospiti della poco schizzinosa Tv generalista, che degli italiani ha una stima piuttosto bassa. Eppure c’è ancora qui da noi chi si preoccupa di aiutare a “salvargli la faccia”, cercando di accontentare le spropositate pretese di Putin.

    Nel limbo fra l’attivismo e l’indifferenza, un cerchio di fuoco di chi, invece di aggiornarsi, ha tirato fuori dall’armadio gli spettri di categorie ideologiche preimpostate che mal si addicono alla complessità della situazione. Questi leoni da tastiera spendono giornate a mettere i like sorridenti sotto le notizie tragiche, a dubitare dell’ovvio e a credere nell’improbabile. Nel ripetere i triti argomenti della propaganda russa, pretendendo che l’Ucraina debba arrendersi, regalando ai russi il proprio territorio. si schierano con l’aggressore e, senza nemmeno rendersi conto, diventandone complici.

    Con questo background poco rassicurante, mi ha fatto tanto piacere scoprire che il 2 giugno, con un voto unanime al Congresso dell’ALDE, riunito a Dublino, “Servitore del Popolo”, il partito guidato del presidente ucraino Zelenskyi, è entrato a fare parte della famiglia politica dei liberali europei. È un chiaro segno di fratellanza e di comunità di intenti che testimonia la volontà di perseguire il disegno riformatore per portare l’Ucraina nel novero dei paesi europei ispirati alla libertà, alla democrazia e allo stato di diritto. Valori che sono profondamente estranei alla Russia odierna e che irritano i vertici russi al punto tale da giustificare un’invasione militare. Al di là degli evidenti vantaggi economici e geopolitici, conquistare l’Ucraina significa per la Russia anche umiliare l’Occidente democratico, evidenziarne le debolezze, accentuare le crepe fra diversi paesi e schieramenti. Proprio per questo è così importante la netta posizione europeista ed atlantista del governo Draghi, del sottosegretario agli esteri Della Vedova. Abbiamo una guerra a difesa dell’Europa da vincere: quelli che giustificano le reticenze all’invio delle armi all’Ucraina con il timore di “terza guerra mondiale” non si sono accorti che è già iniziata, e se non la si ferma al più presto contrattaccando l’aggressore, arriverà a propagarsi su tutto il continente, prima o poi.

    Solo dopo aver respinto la slavina rashista, potremo dedicarci ad altre questioni impellenti, come la creazione di un esercito comune europeo, della politica dell’immigrazione, della biotecnologia in agricoltura per far fronte alla crisi alimentare. Intanto, un altro gesto forte che esprime il sostegno dall’Europa all’Ucraina è la recente approvazione del sesto pacchetto delle sanzioni. Trovare consenso di tutti era faticoso: ci sono volute molte settimane di stallo e di negoziati, con le forze centripete pro-russe che fanno di tutto per frenare le misure economiche che potrebbero indebolire l’aggressore. Nonostante i ricatti dell’Ungheria, le nuove sanzioni prevedono l’estensione delle precedenti misure contro le banche e i vertici del governo putiniano e la rinuncia al circa 90% del petrolio russo, da sostituire con altre fonti. Se così sarà, forse non tutto il male viene a nuocere, e sarà la volta buona per pensare ad integrare le fonti di approvvigionamento tradizionali con le tecnologie rinnovabili?

     

  • Il 24 giugno il ddl sulla Coltivazione Domestica di Cannabis arriva in Aula!

    Di Riccardo Magi

    Segnatevi questa data, il 24 Giugno il disegno di legge sulla Coltivazione Domestica di Cannabis arriva finalmente in Aula.

    Dopo anni di battaglie in Commissione Giustizia e nelle piazze accanto alle associazioni, questo è un piccolo grande traguardo.
    Voglio dirlo chiaramente, è l’ultima occasione di questa legislatura per dar voce a milioni di cittadini italiani che non vogliono più essere costretti a rivolgersi alle piazze di spaccio.
    Che si può fare quindi? Pressione, pressione, pressione! Se le forze e le associazioni antiproibizioniste si uniranno il Parlamento non potrà non ascoltarli.

    Ora tocca a noi, facciamoci sentire.

  • Per un'Europa più forte, superiamo il diritto di veto

    Di Benedetto Della Vedova

    Ieri è stato finalmente approvato dall’Unione europea il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia di Putin, dopo molte settimane di stallo e di negoziati.

    Le nuove sanzioni porteranno in qualche mese alla rinuncia di circa il 90% del petrolio russo che verrà sostituito da altre fonti; a questo si aggiunge l’estensione delle precedenti misure contro banche e personalità.

    Punto primo: come durante e dopo la pandemia, l’Ue continua a prendere decisioni che la rendono un vero attore globale. Si poteva probabilmente fare prima e anche di più, ma complessivamente le sanzioni adottate sono senza precedenti.

    Punto secondo: il primo ministro ungherese Orban, teorico dell’ossimorica “democrazia illiberale” e buon amico di Putin, ha condizionato fino al ricatto quest’ultima decisione, prima chiedendo per il proprio paese una eccezione all’embargo del petrolio, e infine, all’ultimo momento, pretendendo di escludere tra le personalità sanzionate il Patriarca di Mosca Kirill.

    Se sul petrolio Orban poteva avanzare, anche strumentalmente, qualche argomento pratico, sull’esclusione di Kirill si è trattato di una pretesa politica ed ideologica, dal momento che Kirill ha dato totale copertura ideologica a Putin sull’aggressione all’Ucraina (peraltro titolare di ingenti beni personali in Europa, alla stregua di tanti non religiosi arricchitisi all’ombra di Putin).

    Tra i punti programmatici su cui cinque anni fa fondammo Più Europa, c’era quello del superamento del voto all’unanimità, e quindi del diritto di veto anche nelle decisioni sulla politica internazionale dell’Unione europea. Pensare ad una politica comune di difesa, comunque costruita, significa in primis pensare a una efficace politica estera comune della Ue, che non ci sarà mai con il voto all’unanimità.

    L’unanimità non solo si rivela un meccanismo disfunzionale quando servono decisioni importanti e rapide costringendo a negoziati laboriosi e compromessi al ribasso, ma consente anche a un solo paese portatore di ragioni e di interessi extra europei, quando non antieuropei, di impedire qualsiasi decisione.

    Per questo, anche pensando all’Orban di oggi e di domani, vogliamo che i grandi paesi europei a partire dall’Italia spingano con determinazione per il superamento del meccanismo di unanimità, come del resto emerso in modo netto dai lavori della Conferenza sul Futuro dell’Europa.

  • published Buon Pride Month a tutte e tutti in News 2022-06-01 17:26:56 +0200

    Buon Pride Month a tutte e tutti

    Oggi comincia il Pride Month, il mese dell’orgoglio LGBTI.

    Più Europa si è impegnata con il proprio manifesto arcobaleno a lavorare per un paese più inclusivo dove chiunque possa camminare per strada a testa alta e senza paura, con orgoglio per la propria identità e quella della persona che ama.

    Buon Pride Month a tutte e tutti.

    Sostieni il nostro il nostro manifesto arcobaleno 

  • Votare cinque sì al referendum giustizia significa non rassegnarsi alla malagiustizia

    Intervista di Benedetto Della Vedova a Il Tempo

    Sottosegretario Della Vedova, perché votare sì ai cinque quesiti referendari sulla giustizia in programma il prossimo 12 giugno?

    Perché sono una grande occasione per avere finalmente una giustizia più giusta e liberale. Una giustizia al servizio del paese, delle imprese, dei cittadini e rispettosa dei principi costituzionali. E’ un’occasione che aspettiamo da anni e che difficilmente avremo di nuovo.

    Sui referendum continua ancora il silenzio. Quasi nessuno ne parla A chi fanno paura i quesiti?

    E’ evidente che una parte della politica, e non solo, sta cercando di sterilizzare questi referendum. Tutti i partiti che non sono in grado di prendere una posizione puntano sull’astensione. Ma questo è un atteggiamento poco responsabile e poco democratico. Il PD ha dato indicazione di votare no: un invito all’astensione, praticamente. Lo ha fatto per tentare di salvaguardare l’alleanza strategica con i giustizialisti del M5S e di Bonafede. Un’occasione persa per il Pd di Letta, che ha mantenuto la barra dritta sul conflitto in Ucraina, ma sbanda sulle riforme da fare in Italia, prima tra tutte le giustizia. La Lega dal canto suo ha il merito di averli promossi, ma che ora sono spariti: non ne stanno facendo una priorità. Il Salvini garantista è durato poco, temo, si torna al Salvini garantista per se stesso e per gli amici ma manettaro per gli altri, in particolare per gli stranieri.

    Chi si oppone ai quesiti referendari lo fa anche sulla base della considerazione che a metà giugno il Senato si occuperà comunque della riforma Cartabia. Che cosa ne pensa del testo della guardasigilli?

    Penso che la ministra Cartabia abbia fatto un ottimo lavoro e vista la conflittualità dell’attuale maggioranza era impossibile fare di meglio. La riforma è buona ma i quesiti sono più incisivi: per noi i referendum non sono in contrapposizione con la riforma che +Europa ha votato alla Camera e voterà al Senato. Anzi, i referendum sono un’opportunità per migliorarla, per completarla e per andare più affondo nelle riforme. Con i referendum abbiamo la possibilità di fare quello che a livello politico era impossibile, e comunque possono essere uno sprone al parlamento.

    Se il quorum non dovesse essere raggiunto, quale sarebbe la lezione da trarre?

    Votare o no è una scelta, naturalmente. Il punto è che che in questo caso tantissime persone non votano perché non sanno che ci sono i referendum o perché non c’è una vera discussione sul contenuto; di referendum ad esempio si parla poco o niente in Tv. I partiti dovrebbero sempre confrontarsi sul merito delle questioni, non fuggire da esse. E non è vero che il tema è troppo tecnico e non interessa i cittadini. La giustizia è un tema che tocca tutti noi, i nostri diritti e la nostra economia: una giustizia giusta è il fondamento della democrazia liberale

    Vuole lanciare un appello agli elettori affinché si rechino alle une?

    Il referendum è un’occasione importante per intervenire sulle storture del sistema giudiziario italiano. Un sistema oggi condizionato dal correntismo della magistratura, da lentezze burocratiche, dalla spettacolarizzazione delle indagini, dove un innocente ogni otto ore finisce in carcere, come ben ha sottolineato l’Unione delle Camere Penali. Votare sì il prossimo 12 giugno non risolverà certamente tutti questi problemi ma farà fare al sistema giudiziario italiano un grande salto in avanti verso una giustizia più giusta, equa e liberale. Chi vota non vuole rassegnarsi.

  • published Direzione nazionale 31 maggio 2022 in Video 2022-06-01 16:57:50 +0200

    Direzione nazionale 31 maggio 2022

    Riunione della direzionale nazionale di +Europa del 31 maggio 2022.

    Ordini del giorno:

    - Bilancio preventivo 2022
    - Situazione politica generale
    - Elezioni amministrative e referendum

  • Le sanzioni economiche e il sostegno militare a Kiev creano le condizioni di pace

    Benedetto Della Vedova ad Agorà

    L'obiettivo delle sanzioni, approvate ieri dal Consiglio europeo, e' di fare pressione su Putin e sulla leadership russa, ma anche di dimostrare che l'Occidente reagisce e che e' pronto a dei sacrifici per spingere Putin al tavolo negoziale. E Putin si siedera' al tavolo solo quando capira' che le cose non si mettono bene per lui da un punto di vista economico, con le sanzioni, e militare, con la resistenza. 

    Penso che l'Unione europea avendo come obiettivo la sicurezza in Europa e la pace in Ucraina, faccia bene a continuare a supportare anche dal punto di vista militare gli ucraini. Non penso che sospendendo il supporto militare all'Ucraina la pace si avvicini. Anzi, sostenere la resistenza ucraina non allontana la pace ma ne crea le condizioni.

  • Il carcere non è un posto per bambini

    Di Riccardo Magi

    Il carcere non è un posto per bambini.

    Alla Camera lunedì è stato approvato un disegno di legge che vieta che le madri e i figli conviventi di età inferiore ai sei anni restino reclusi.
    Se il testo verrà approvato anche al Senato si chiuderanno le porte del carcere, salvo esigenze cautelari, e si apriranno quelle delle case famiglia protette, dove i bambini non avranno alcuna percezione di vivere in un istituto detentivo.

    È un primo passo di civiltà affinché nessun bambino possa ricordare la propria infanzia dietro delle sbarre.

  • Con Damiano Tommasi per una Verona più europea

    Di Benedetto Della Vedova

    Verona nel 2019 ospitò il congresso delle famiglie: un evento reazionario che vide la presenza di alcuni personaggi vicini a Putin e che oggi sono tra gli ideologi della violenta aggressione russa in Ucraina.

    Verona ha il record di municipalizzate, che offrono pochi servizi per i cittadini ma tanti posti da amministratori e consiglieri.
    Verona è anche fanalino di coda in Veneto per i progetti del Pnrr.
    Ecco: noi vogliamo una Verona europea che, con la sua tradizione e notorietà del mondo, non possa qualificarsi per promuovere eventi come il Congresso della Famiglia, perché in quella sede la famiglia tradizionale venne ideologicamente strumentalizzata contro altri modelli familiari e genitoriali.
    E credo che Verona non meriti di essere retroguardia sull’economia e sui fondi europei.

    Per questo, Più Europa insieme ad Azione è in campo con Damiano Tommasi per una Verona più aperta sui diritti, lontana da sovranismi e populismi e che sia avanguardia europea nel Veneto e in Italia.

  • Sulla guerra Salvini non dovrebbe fare propaganda

    Di Benedetto Della Vedova

    Salvini sta nella maggioranza. Su questi temi ci vuole responsabilità, non bisogna fare demagogia e propaganda, su questi temi si segue il presidente del Consiglio. 

    Certamente non si creano legami difficili da capire (tant'e' che non li ha ancora spiegati) con il Paese che sta aggredendo una nazione libera e sovrana nel cuore geografico dell'Europa. Mi auguro che Salvini possa smentire, o spiegare le ragioni per cui lui incontrava l'ambasciatore russo mentre Putin scatenava questa guerra contro l'Ucraina, e quindi anche contro l'Europa.

  • published Vinciamo questa gara! in News 2022-05-31 17:38:02 +0200

    Vinciamo questa gara!

    Di Riccardo Magi

    Il Ddl Concorrenza è passato al Senato. La maggioranza ha approvato il testo dopo una faticosa mediazione raggiunta solo dopo aver trovato un accordo sulle concessioni balneari.

    Diversamente da quanto richiesto dal centrodestra, che sperava di posticipare ulteriormente il rinnovo delle concessioni, con le nuove regole gli stabilimenti saranno messi a bando dall’inizio del 2024, permettendo così di dare un quadro certo in questo settore e attrarre nuovi investimenti per l’intero Paese.

    Ora il disegno di legge arriva alla Camera dove dobbiamo assicurarci che questa battaglia di legalità e di equità venga approvata. Dopo anni di servizi inefficienti e scadenti ai danni dei consumatori, è arrivata finalmente l’ora di vincere questa gara.

  • Bonino a Libero: sui referendum giustizia il PD è succube del M5S

    Intervista di Emma Bonino a Libero

    Bonino, perché è importante votare per i referendum il 12 giugno?

    La battaglia per una giustizia giusta è la battaglia delle battaglie. Dal buon funzionamento della macchina giudiziaria passa tutto ciò per cui ho combattuto per una vita e continuo ancora oggi a combattere: i diritti umani, le libertà economiche e civili, la difesa dei più deboli, la burocrazia, le carceri, i migranti, le minoranze religiose e le persone LGBTI+. Dalla giustizia giusta passa lo Stato di diritto e quindi la democrazia del nostro Paese. Per questo, +Europa insieme ad Azione ha lanciato, anche in queste giornate, una mobilitazione in tutta Italia per informare i cittadini delle ragioni liberali del sì.

    La riforma Cartabia non basta?

    La riforma Cartabia tocca 3 dei 5 quesiti: elezione del CSM, separazione delle carriere e consigli giudiziari. È importante e positiva, per questo la sostengo convintamente, ma i referendum vanno più in profondità nelle riforme.

    Il quorum sembra difficilissimo da raggiungere. E non aiuta che si voti un solo giorno e a scuole chiuse Il governo è stato complice di chi vuole falliscano?

    Il Governo Draghi è un governo a tutti gli effetti politico: ha ottenuto la fiducia del Parlamento e ci sono ministri politici designati dai partiti che partecipano al Consiglio dei Ministri e, dunque, influenzano le decisioni del Governo. Complice casomai è chi, politicamente, sta cercando di far passare sotto silenzio questo referendum.

    Chi e perché?

    Letta ha indicato il no, che è di fatto un invito all’astensione, il modo più efficace per far fallire i referendum. Questo nonostante molti dirigenti, militanti e semplici iscritti Pd voteranno sì. Il segretario Pd ha fatto prevalere le ragioni dell’alleanza con il M5S, contrario a questi referendum perché fanno fare un balzo avanti in senso garantista all’Italia, mettendo definitivamente alle spalle la stagione giustizialista di Bonafede. E poi c’è Salvini: ha visto che la battaglia era in salita e si è defilato: adesso va pure in Russia… la sua fase garantista sembra sia già passata. Giorgia Meloni praticamente non ne parla.

    Molti sostengono che la giustizia si riforma solo in Parlamento, non con i referendum.

    La riforma Cartabia, passata solo alla Camera e in attesa dell’ok del Senato, è positiva, lo ripeto, ma risente della necessità di un necessario compromesso tra forze di maggioranza con idee molto diverse. I referendum propongono riforme molto più nette in chiave liberale.

    Gli italiani sembrano disinteressati. Eppure la stragrande maggioranza delle persone è scontenta della giustizia italiana. Come mai questa contraddizione?

    Gli italiani non sono disinteressati. Sono disinformati. O meglio, non informati. Del referendum sulla giustizia si parla solo negli spazi delle tribune politiche a orari improbabili. Non c’è copertura mediatica se non quella assegnata per legge dalla par condicio. E come dicevo, i partiti non ne stanno facendo una priorità politica.

    Negli ultimi anni la magistratura è stata al centro di scandali di ogni tipo, penso al caso Palamara. Eppure non si riesce a riformarla. Perché?

    Il CSM è lacerato dalle correnti e anche dagli scandali recenti: stiamo parlando di un organo di rilievo costituzionale presieduto dal Presidente della Repubblica, che non può essere terreno di battaglia tra le correnti della magistratura. Se dovesse prevalere il sì, si spezzerebbe questo meccanismo correntizio e sarebbe un buon punto di ri-partenza.

    Passiamo al merito dei quesiti. Abolizione della legge Severino. Lei è tra quelli che l'ha votata, se non sbaglio (se sbaglio, mi scusi). Perché ora chiede di abrogarla?

    Ha ragione, ma all’atto pratico ha dimostrato di essere una legge che troppo spesso viola il principio di non colpevolezza a causa dell’automatismo dell’incandidabilità, decadenza e sospensione dalla carica pubblica anche in caso di sentenza non definitiva. E riserva un trattamento eccessivamente severo verso agli amministratori locali, che più di tutti sono esposti a rispondere anche dei comportamenti dei funzionari. Lasciamo alle sentenze definitive il compito di disporre l’interdizione dai pubblici uffici.

    Custodia cautelare. Le norme esistenti, in realtà, già limiterebbero il ricorso. Perché occorre intervenire di nuovo?

    Oggi le carceri sono piene di persone che non sono ancora condannate ma solo indagate o processate: se vince il sì, questa possibilità si restringe. La carcerazione preventiva resta comunque per i casi più gravi, ma non può essere la regola.

    Separazione delle carriere. I magistrati dicono che proprio per essere imparziali è utile per un giudice essere stato pm. Cosa risponde?

    O fai il PM o fai il giudice: il cittadino ha diritto ad avere un giudice terzo rispetto sia all’avvocato della difesa che al magistrato della pubblica accusa. La commistione delle carriere invece crea un rapporto strettissimo tra giudici e PM, che oggettivamente annacqua l’imparzialità dei giudici, a vantaggio dell’accusa.

    Valutazione dei magistrati. Per l'Anm si limita l'indipendenza dei giudici.

    Se passa il referendum, i magistrati, che decidono del destino delle persone, potranno essere valutati anche da chi tutti i giorni li conosce e li osserva: avvocati, professori, membri dei Consigli giudiziari. E non più soltanto da magistrati, come avviene adesso nei consigli giudiziari, dove la componente laica viene esclusa dalla valutazione. Una misura di buon senso, non un accanimento.

    Elezione del Csm. Il Parlamento ha già approvato una riforma. Non basta?

    Bisogna spezzare il “sistema” delle correnti organizzate, che spesso subordina il merito dei magistrati a favore della appartenenza. Il referendum ripristinerebbe la possibilità, per il singolo magistrato, di candidarsi alle elezioni del CSM senza dover raccogliere le sottoscrizioni di presentatori.

    Letta ha detto di essere contrario a tutti i 5 quesiti, ma ha lasciato libertà di coscienza. Come giudica questa decisione?

    Avrei preferito che Letta imprimesse una svolta sulla giustizia al Pd con la stessa positiva determinazione con cui si sta muovendo sui temi internazionali.

    C'è ancora giustizialismo a sinistra?

    Penso che nel centrosinistra molte persone abbiano compreso l’importanza della giustizia e che non affrontino più il tema in maniera ideologica. Tuttavia, il Pd ha ancora riflessi che non gli consentono di avere un approccio riformista rispetto alla giustizia e di completa autonomia rispetto alle organizzazioni dei magistrati. Detto questo, nel centrodestra si urla alla dittatura giudiziaria quando si tratta degli amici, mentre per tutti gli altri si sventolano le manette. Meglio ancora se questi “altri” hanno la pelle di un altro colore.

    Salvini, che lei più volte ha avversato, è l'unico leader che ci sta mettendo la faccia. Questa volta sta facendo bene?

    Riconosco che Salvini abbia contribuito in modo decisivo perché si potesse votare su questi referendum, anche se certo non basta a farne un testimonial del garantismo: il garantismo o è per tutti, immigrati compresi, o non è. Oggi parla di tutto, a cominciare dal calcio, ma di referendum sulla giustizia no. Evidentemente questo tema fa pochi like.

    Renzi, nel suo ultimo libro, si scaglia contro i magistrati. Ha ragione?

    Non ho letto il libro di Renzi. Contesto alcune sue scelte politiche e alcune sue frequentazioni internazionali, ma mi sembra di capire che le principali accuse nei confronti suoi e della fondazione Open si siano poi rilevate infondate, nonostante il clamore mediatico che avevano sollevato con il relativo contraccolpo per un uomo pubblico e politico come lui.

    Draghi avrebbe potuto far pesare di più la sua voce in materia di giustizia?

    Draghi è arrivato al governo per mettere in sicurezza l’Italia rispetto alla campagna vaccinale e ai soldi europei. Tra le riforme strutturali del PNRR, la giustizia rappresenta un capitolo importante e la riforma Cartabia va in quella direzione. Come vediamo anche in altri settori, pensiamo alla concorrenza, le forze politiche stanno frenando l’azione riformatrice di Draghi pensando più alle prossime elezioni che alle prossime generazioni. Con i referendum c’è la possibilità di essere più incisivi.