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Ogni nostra proposta sarà vincolata alla riduzione del debito pubblico

Di Valerio Federico

Subito dopo le elezioni il nuovo governo dovrà preparare la finanziaria che in ottobre (ma verrà chiesto un rinvio), sotto forma di “Documento programmatico di bilancio per il 2023”, dovrà trasmettere alla Commissione europea.
Nel DEF 2022 è pevisto che il saldo primario, la differenza tra le entrate e le spese al netto di quelle per interessi, oggi a meno 2% circa, grazie a Draghi (nel 2020 era a meno 6), torni ad essere positivo nel 2025.  
Il rapporto debito/PIL dovrà proseguire la sua riduzione, di 5 punti e mezzo dal 2022 al 2025.  
L’UE ha chiesto a maggio all’Italia di “limitare le spese correnti” e va ricordato che nel 2024 si esaurirà la sospensione del patto di stabilità europeo, il cui mancato rispetto porta a procedure di infrazione per disavanzo eccessivo.  Il governo Draghi sarebbe stato, peraltro, la migliore occasione per l’Italia di partecipare con autorevolezza al negoziato per la revisione del patto stesso.

Ecco che tutte le promesse dei partiti da campagna elettorale che non prevedono adeguate coperture, quindi a debito, flat tax, quota 41, pensioni più alte, una mensilità in regalo, condoni fiscali, rimbalzeranno di fronte all’UE e ai mercati. Nessuna di queste verrà prevista nella prima finanziaria e negli anni a venire andranno incontro agli ostacoli citati che le renderanno impossibili. Possiamo già immaginare che si imputerà all’Unione europea, o ai complotti della finanza “cattiva”, l’impossibilità di attuare queste riforme “salvifiche”.  
 
+Europa, in questo contesto, è l’unico partito che nel suo programma prevede di ridurre gradualmente il rapporto tra debito pubblico e PIL, impegnandosi a mantenere un tasso di crescita della spesa primaria al di sotto del tasso di crescita del Pil, purché tale tasso di crescita ecceda, in termini reali, lo 0,5 per cento del PIL, fino al raggiungimento di un livello di avanzo primario che consenta, dati i tassi di interesse di mercato, un calo del  rapporto di debito di 2-3 punti percentuali l’anno. 

+Europa prevede inoltre di recuperare risorse (i) dai 5 ai 7 miliardi l’anno, dalla legalizzazione del mercato della cannabis (ii), intervenendo subito sugli 11 miliardi all’anno che gli enti locali versano, al di fuori dei contratti di servizio, alle “proprie” società partecipate, mettendole a gara (iii) accrescendo tibuti a carico delle imprese che inquinano. 
Questo precisato, ogni proposta di +Europa che comporta maggiore spesa sarà vincolata e commisurata, nella sua entità e nella sua gradualità, alla prima necessità, quella di ridurre di almeno due punti all’anno il rapporto debito/PIL. In questo senso le principali proposte di +Europa che comportano spese riguardano forme di decontribuzione per gli under 35 e per le imprese che li hanno in organico e consistenti investimenti in istruzione, formazione e tecnologia per accrescere la produttività e quindi, in prospettiva, i salari.
In merito alla spesa pensionistica questa non dovrà in alcun modo crescere e +Europa sostiene la proposta Draghi, flessibilità in uscita senza maggiori oneri per lo stato, chi lascia il lavoro prima lo fa con una pensione commisurata ai contributi versati. 
 
Per un particolare meccanismo a termine, la crescita dell’inflazione oggi, combinata con l’accurata politica economica di Draghi, permette e permetterà di avere ancora a disposizione delle risorse inattese che dovranno essere destinate a  fronteggiare nell’immediato il caro-energia, a beneficio delle imprese, a partire da quelle energivore e, in primis, dei meno abbienti; le misure si rendono necessarie con urgenza e dovranno essere adeguate, pur con l’accortezza di non disincentivare il risparmio energetico.
Per fronteggiare i rincari occorre una strategia europea che valuti le opzioni di un tetto al prezzo del gas e delinei una strategia energetica comune. Sul piano nazionale si deve procedere con investimenti che intervengano sull’offerta e limitino la domanda: rigassificatori, stoccaggio, risparmi sul consumo, accelerazione delle procedure autorizzative per lo sfruttamento delle rinnovabili, un piano di intensificazione dell’utilizzo dei giacimenti italiani, investimenti sull’eolico offshore, ottimizzazione dell’importazione di energia elettrica da fornitori esteri. Non ci sarà spazio invece per le sparate populiste di molti partiti, alle quali, vi è da augurarsi, gli italiani non ripongano più la loro fiducia.

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  • Pasquale Di Pace
    published this page in News 2022-09-12 13:20:00 +0200