Maria Saeli Curriculum Casellario
Giordano Masini Curriculum Casellario
Rita Di Sano Curriculum Casellario
Andrea Massaroni Curriculum Casellario
Giuseppina Barluzzi Curriculum Casellario
Riccardo Pannacci Curriculum Casellario
Silvia Malavasi Curriculum Casellario
Antonio Zurino Curriculum Casellario
È il momento delle scelte.
È il momento di prendere una posizione chiara, aperta, responsabile.
È il momento di dire sì al rigassificatore di Piombino e di superare i “no” a tutto, segno di una cultura e di una politica radicata sull’egoismo del “mio” e del qui e ora.
Per anni, certa politica ha appaltato l’energia dell'Italia a un Paese straniero, rendendoci dipendenti.
E adesso, adesso che i rapporti con la Russia sono irrimediabilmente compromessi, ne paghiamo tutti il prezzo: forniture del gas tagliate, prezzi esorbitanti, costi della benzina aumentati, bollette sempre più alte.
Un vero e proprio salasso per cittadini e imprese.
Per questo, è ora di cambiare. È ora di rendere il Paese libero e indipendente dal gas russo. Il primo passo per farlo è proprio questo: dire sì a un'opera sicura, vale a dire il rigassificatore di Piombino.
Un'opera che fornisce 5 miliardi di m³ all'anno, cioè il 13% dell'import dalla Russia, coprendo il 6,5% del fabbisogno nazionale.
Come dimostrano altri esempi in italia e nel mondo, non solo non ha rischi ma è un esempio virtuoso di sviluppo sostenibile, proprio a vantaggio dei territori, con i quali verranno concertate le più ampie compensazioni.
Non condanniamo l’Italia alla dipendenza energetica.
Primi firmatari del Comitato, Alessandro Giovannini e Marco Taradash, candidato per Più Europa rispettivamente alla Camera dei Deputati nel collegio plurinominale Toscana P02 e al Senato nel collegio Toscana 1.
UNA GENERAZIONE AVANTI
Il programma di +Europa con Emma Bonino per le elezioni politiche del 25 settembre 2022
SCARICA IL PROGRAMMA INTEGRALE
allegati al programma: "Una Generazione Avanti - per una politica come non ci fosse un domani"; Il Manifesto Arcobaleno
SCARICA IL PROGRAMMA IN PILLOLE
SCARICA IL PROGRAMMA DI +EUROPA CIRCOSCRIZIONE ESTERO
PENSIONI: UNA QUESTIONE DA GIOVANI
L'Italia del futuro una Repubblica pienamente digitale
LA CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE
STATI UNITI D’EUROPA, NATO E LIBERTA’
+Europa mantiene fede a due punti fermi: europeismo e atlantismo.
Per gli Stati Uniti d’Europa, e realizzare una Patria europea contro l’Europa delle piccole patrie, proponiamo:
FORMAZIONE, CULTURA, UNIVERSITA’ E RICERCA
LAVORO E WELFARE
UN FISCO SOSTENIBILE PER I GIOVANI E IL PIANETA
UN BILANCIO PUBBLICO “COME SE CI FOSSE UN DOMANI”
DIRITTI DI CIVILTA’
DEMOCRAZIA E PARTECIPAZIONE
AMBIENTE ED ENERGIA
CONCORRENZA PER LA CRESCITA ECONOMICA
5 milioni di italiani, soprattutto giovani, studiano e lavorano in una regione diversa da quella del comune di residenza.
L’Italia, oltre a Cipro e Malta, è l’unico Paese in Europa a non riconoscergli il diritto di votare nella città in cui vivono per le elezioni politiche.
Persino stati come Ungheria e Polonia hanno sistemi che consentono il voto a distanza.
I cittadini italiani che, anche per periodi brevi, lavorano all’estero possono votare. Chi lavora e studia in Italia NO.
In questi giorni si sarebbe dovuto votare in Parlamento un disegno di legge che avrebbe garantito questo diritto. La caduta del Governo Draghi ha cancellato anche questa possibilità.
Per questo motivo al Senato a prima firma di Emma Bonino e alla Camera a prima firma di Riccardo Magi, come +Europa/Azione è stata presentata un'interrogazione alla ministra Lamorgese e abbiamo lanciato un appello al Governo per fare tutto il possibile per agevolare il voto di quasi un decimo della popolazione italiana.
Le studentesse e gli studenti universitari, in particolar modo, il 25 settembre, saranno in sessione d’esame e di laurea.
Non possiamo lamentarci della scarsa partecipazione dei giovani alla vita politica e poi non permettergli di votare dove vivono.
Firma ora il nostro appello, fai sentire la tua voce #iovotofuorisede
Aggiungi signatureAlle prossime elezioni abbiamo la precisa priorità di non consegnare l'Italia dalle mani di Draghi a quelle incompetenti di Salvini e Meloni, il duo Putin-Orban italiano.
Salvini e Meloni si possono battere ma non vogliamo minestroni.
Vogliamo costruire un'alternativa chiara, fondata su obiettivi e programmi comuni: europeismo, atlantismo e società aperta.
Ecco perché, insieme ad Azione, abbiamo presentato il Patto Repubblicano: un appello ai politici e ai cittadini per la ricostruzione dell’Italia.
Il nostro è un tentativo di mettere per iscritto 14 punti per chiamare a raccolta le forze liberali e atlantiste che ci sono nel Paese.
Clicca qui per leggere il Patto Repubblicano.
Dai forza al Patto Repubblicano.
FIRMA ORA!
Aggiungi signatureNota congiunta di Benedetto Della Vedova e Carlo Calenda, segretari di +Europa e Azione
- Nessuna partecipazione ai tavoli per le primarie in vista delle elezioni regionali ma sì a discutere la possibilità di candidati condivisi;
- No al cosiddetto 'campo largo' con il Movimento Cinque Stelle;
- Avanti con il consolidamento dell'area liberaldemocratica e riformista attorno ai due partiti della Federazione
- Una Conferenza degli eletti di Azione e Più Europa da tenersi a fine luglio.
Lo dichiarano i segretari di Azione e Più Europa, Carlo Calenda e Benedetto Della Vedova, al termine di una riunione congiunta che si è tenuta ieri sera.
"Le recenti elezioni amministrative - sottolineano - hanno dimostrato che esiste da parte dell'elettorato la richiesta di una nuova offerta politica lontana dai due poli di centrosinistra e centrodestra, refrattaria tanto al sovranismo quanto al populismo. “I nostri partiti - concludono Calenda e Della Vedova - sostengono il presidente Draghi e le sue riforme con grande convinzione e stanno lavorando per dare una rappresentanza a tutti quegli italiani che sono stanchi del bipopulismo e che per questo hanno scelto l'astensione".
Simona Viola e Manuela Zambrano
La sentenza della Corte Suprema americana che disconosce il diritto all’aborto e ne demanda ad ogni stato la disciplina mette in discussione il diritto all’autodeterminazione delle donne sul proprio corpo e sulla maternità e dimostra che alcuni diritti, seppur ormai ritenuti universali, vanno sempre e più di prima difesi.
Mentre eserciti medievali sfoderano l’arma dello stupro di massa e ingravidano donne vittime della violenza più bestiale, mentre lo stupro di guerra è pianificato e organizzato da dittature sanguinarie, nel paese di tradizione più liberale si assesta un colpo durissimo ad uno dei diritti fondamentali delle donne.
Mentre i talebani negano i più elementari diritti di esistenza alle loro figlie sorelle e madri è necessario affermare la natura universale e inalienabile del diritto delle donne ad autodeterminarsi e tenere alta la guardia sui diritti che, nel mondo occidentale, sono stati oggetto di strenue lotte delle nostre madri e nonne.
Siamo vicine alle donne statunitensi in un momento buio nella storia dei diritti civili dell’intero panorama mondiale.
Occorrerà trovare gli strumenti giuridici più appropriati ma la direzione sarà, tra le altre, quella di chiedere alla UE il riconoscimento del diritto all’aborto per tutti i paesi componenti affinché le donne possano accedere, sempre e comunque, ad una maternità consapevole e siano libere di disporre della propria vita e del proprio corpo.
I diritti non sono scritti nelle tavole della legge, se non li curi e non li difendi ogni giorno, ti svegli una bella mattina e non li hai più.
La sentenza della Corte Suprema Usa fa fare agli Stati Uniti un balzo indietro di 50 anni. Ed è figlia di varie ideologie: un mix di visioni oscurantiste e reazionarie che tolgono alle donne la libertà di scelta.
Anche in Italia la nostra legge "e' gia' bombardata: basti pensare ad esempio agli obiettori di coscienza o alla legge Pillon.
Ora dobbiamo difendere il diritto all’aborto in Italia.
La mia solidarietà va alle donne americane.
Emma Bonino intervistata da Corriere della Sera, La Stampa, Messaggero e Il Riformista
Nota congiunta di Azione e +Europa
Le elezioni amministrative del 12 giugno confermano le ragioni che hanno visto nascere la federazione tra +Europa e Azione, ovvero l'esigenza di dare all'Italia un'offerta politica attuale, liberal-democratica, intransigente e autonoma verso le coalizioni a trazione sovranista e populista.
Il messaggio che arriva dall'ottimo risultato dei nostri candidati e delle nostre liste comuni - da Palermo all'Aquila e Alessandria - è chiarissimo: esiste un'Italia che chiede riforme serie, diritti e un ancoraggio certo al campo europeo e atlantico, e che giustamente pretende di essere governata seriamente, mettendo fine una volta per tutte alla stagione asfittica dell'antipolitica. Questa Italia vuole essere rappresentata e ha trovato finalmente nella nostra federazione una proposta credibile, che intendiamo rafforzare in vista delle elezioni politiche del 2023. Quello di domenica è stato uno splendido risultato, ma è solo l'inizio!
Si sono conclusi oggi, con l'adozione dei documenti politici e la conferma dei due Co-Presidenti, i lavori del Congresso ALDE, il partito dei liberali e democratici europei, dove +Europa ha partecipato con una delegazione guidata dal segretario, Benedetto Della Vedova, e composta da: Anita Bernacchia, Elena Buratti, Gianfranco dell'Alba, Francesco Franco, Desideria Mini, Nicoletta Parisi, Michele Usuelli e Tobias Pellicciari.
Tra i testi approvati, tre portano la firma di +Europa: uno che chiede vere e proprie "forze armate europee" per rafforzare la politica comune di difesa e sicurezza europea, dotandola di maggiori risorse e di meccanismi decisionali che eliminino l'obbligo del voto all'unanimità rendendo possibile una politica estera comune; un'altra per una politica dell'immigrazione più inclusiva che riformi le regole di Dublino relative ai paesi di primo ingresso e che estenda a categorie vulnerabili il meccanismo della protezione temporanea accordato ai rifugiati ucraini; la terza, infine, per un'agricoltura che dia più spazio alle biotecnologie, anche per fronteggiare l'emergenza alimentare.
+Europa, inoltre, è stata fra i partiti firmatari della "Dichiarazione di Dublino sulla diversità" promossa dalla Rainbow Platform per i diritti della comunità LGBTQI+
Il Congresso ha visto l'ingresso fra i membri dell'ALDE di Servire il Popolo, il partito di Volodimyr Zelenski, rappresentato a Dublino dalla vice prima ministra Olga Stefanishyna, che ha avuto un lungo dialogo con Benedetto Della Vedova, il quale le ha confermato il suo impegno, e quello di tutta +Europa, a sostegno della causa ucraina, che è poi la difesa dei valori di libertà, democrazia e scelta europea, minacciati dall'invasione russa.
Nel corso dei lavori, che vedranno fra l'altro l'adesione all'ALDE del partito di Zelensky, saranno discusse e votate diverse mozioni, fra cui le tre presentate da +Europa su forze armate comuni europee, politica dell'immigrazione e la promozione di coltivazioni biotecnologiche in agricoltura per far fronte alla crisi alimentare.
“Servitore del Popolo, il Partito del presidente ucraino Zelensky, è entrato oggi a fare parte dell’ALDE, la famiglia politica dei liberali europei, con un voto unanime al Congresso riunito a Dublino. Come +Europa siamo felici di aver partecipato a questa decisione, che testimonia la volontà del leader ucraino di perseguire il suo disegno riformatore per portare l’Ucraina nella famiglia dei paesi europei ispirati alla libertà, alla democrazia e allo stato di diritto”. Lo afferma il segretario di +Europa e sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova.
“Questo è ciò che Putin non tollera e questa è una ragione in più per sostenere l’Ucraina che si difende dall’aggressione. Benvenuto tra i liberali europei, Presidente Zelensky”, conclude Della Vedova.
PERCHE’ VOTARE SI’
I 5 referendum intervengono su importanti nodi critici della organizzazione della giustizia e del diritto penale, sui quali il Parlamento non ha fino ad oggi dato risposta.
La riforma Cartabia approvata dalla Camera (e in attesa di approvazione del Senato) si occupa di 3 delle 5 questioni oggetto dei referendum (elezione CSM, separazione carriere e consigli giudiziari) modificando le disposizioni attuali in senso migliorativo.
Tuttavia, anche se la riforma fosse approvata prima del voto referendario (il che non appare probabile), occorrerebbe comunque l'approvazione di altre norme delegate per rendere operative la riforma.
Dunque, in ogni caso, l’esito abrogativo dei referendum costituirebbe un importante segnale e spinta alla attività del Parlamento.
1) Elezione del CSM: meno correntismi
Per spezzare il “sistema” clientelare delle correnti organizzate - che umilia il merito dei magistrati a favore della appartenenza – il referendum ripristinerebbe la possibilità, per il singolo magistrato, svincolato da ogni appartenenza correntizia, di candidarsi alle elezioni del CSM senza dover raccogliere le sottoscrizioni di presentatori.
2) Consigli giudiziari: meno autoreferenzialità
Per consentire anche agli avvocati e professori, membri dei Consigli giudiziari, e non soltanto ai magistrati, di discutere e votare sulla professionalità e la competenza dei magistrati. E' giusto che i magistrati – che decidono del destino delle persone – possano essere obiettivamente valutati da chi, come gli avvocati, tutti i giorni li conosce e li osserva.
3) Separazione delle carriere: o fai il Giudice o fai il PM
Per abrogare la possibilità che magistrati giudicanti e pubblici ministeri passino da una funzione all’altra durante la propria carriera. La commistione delle carriere crea un rapporto strettissimo tra magistrati e PM, che oggettivamente annacqua l’imparzialità dei giudici, a vantaggio della accusa. Il referendum mira a rendere irreversibile la scelta operata dal magistrato, al termine del tirocinio, fra funzione giudicante o requirente.
4) Custodia cautelare: rafforzamento della presunzione di innocenza 1
Restringe la possibilità di infliggere restrizioni alla libertà personale delle persone non ancora condannate, ma soltanto indagate o processate. La carcerazione preventiva resta comunque limitata ai casi più gravi (pericolo di fuga, di inquinamento della prova o di commettere gravi delitti con armi e violenza) e abrogata solo per il caso di “pericolo di reiterazione del reato”: una norma con cui le carceri sono riempite di persone che si rivelano poi innocenti.
5) Legge Severino: rafforzamento della presunzione di innocenza 2
Per abrogare l’automatismo con cui la legge dispone incandidabilità, decadenza e sospensione dalla carica di parlamentare, membro del Governo o amministratore locali anche in caso di sentenza non definitiva, operando anche retroattivamente, violando il principio della presunzione di innocenza e riservando un trattamento più severo agli amministratori locali (che più di tutti sono esposti a rispondere di comportamenti dei funzionari). Lasciamo alle sentenze il compito di disporre l’interdizione dai pubblici uffici.
Scopri i tavoli della mobilitazione del 28 e 29 maggio.
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SEPARAZIONE DELLE CARRIERE: O FAI IL GIUDICE O IL PM
Il referendum abroga la possibilità per i magistrati di passare dalla funzione giudicante a quella dell’accusa durante la propria carriera. La commistione fra le due carriere crea un rapporto tra magistrati giudicanti e pubblici ministeri strettissimo, che oggettivamente inquina o annacqua l’imparzialità dei giudici, a vantaggio della accusa.
Il referendum mira a rendere irreversibile la scelta operata dal magistrato, al termine del tirocinio, fra funzione, giudicante o requirente (pubblico ministero) mentre attualmente i magistrati possono effettuare ben quattro passaggi (che la riforma Cartabia, approvata dalla Camera dei deputati, ridurrebbe a uno solo).
Insomma: o fai il pm o fai il giudice perché il cittadino ha diritto ad avere un giudice terzo rispetto sia all’avvocato della difesa che al magistrato della pubblica accusa.
La magistratura a norma dell'Art. 104 della Costituzione è un unico Ordine, soggetto ai poteri dell’unico Consiglio Superiore della Magistratura.
La completa separazione delle due funzioni giudiziarie potrebbe realizzarsi solo con percorsi di carriera separati tra giudici e pubblici ministeri e con la creazione di due organi di autogoverno distinti, per la quale tuttavia occorrerebbe una modifica costituzionale.
La separazione delle carriere è invece realizzabile fin da ora: la Corte Costituzionale ha infatti chiarito che l'Art. 104 della Costituzione non impone né preclude la configurazione di una carriera unica o di carriere separate fra i magistrati addetti alle funzioni giudicanti e a quelle requirenti, né impedisce di limitare o condizionare il passaggio dello stesso magistrato, nel corso della sua carriera, dall’una all’altra funzione.
Le storture del sistema sono davanti agli occhi di tutti da molto tempo e non è la prima volta che il tema è oggetto di quesito referendario.
Nel 2000 un referendum promosso dal Partito Radicale aveva già l’obiettivo della separazione delle funzioni dei magistrati requirenti e giudicanti, ma non raggiunse il quorum dei partecipanti: a favore della separazione si era espresso il 69 % dei votati
Nel 2001 la riforma Castelli originariamente prevedeva anche la separazione delle carriere dei magistrati, che tuttavia non fu poi approvata.
La separazione delle funzioni riapparve nel 2007 nella c.d. riforma Mastella, che ha stabilito la regola, tuttora vigente, di un numero massimo di quattro passaggi di funzioni da giudicanti a requirenti e viceversa, da effettuarsi solo dopo lo svolgimento delle stesse funzioni per almeno cinque anni.
Nel 2017, sono state depositate alla Camera dei deputati oltre 70.000 firme a sostegno della proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare sulla separazione delle carriere dei magistrati, promossa dall'Unione delle Camere Penali Italiane e dal "Comitato promotore della proposta di separazione delle carriere", ma alla proposta non è stato mai dato il dovuto seguito parlamentare.
La separazione delle funzioni costituisce uno snodo fondamentale per consentire al processo penale italiano di adeguarsi, finalmente, al modello del processo accusatorio e liberarsi del processo inquisitorio, dando così piena attuazione all'Articolo 111 della Costituzione, secondo cui «ogni processo si svolge nel contraddittorio delle parti, in condizioni di parità, davanti ad un giudice terzo ed imparziale. La legge ne stabilisce la ragionevole durata».
La riforma del “giusto processo” è necessaria anche per dare attuazione dell’articolo 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali: numerose sentenze della corte di Strasburgo hanno infatti condannato il sistema giudiziario italiano per violazione dei principi di garanzia dei cittadini.
Il referendum intende dunque anche definitivamente superare un sistema anacronistico e antigiuridico, dove accusa e difesa stanno su piani differenti e asimmetrici: accusatori e decisori sono colleghi che rivestono, nel tempo, gli stessi ruoli a parti invertite. Come si può confidare nella imparzialità del decisore?
SE VUOI SAPERNE DI PIU’
Clicca qui se vuoi leggere il quesito referendario e se vuoi vedere come è la legge adesso e come risulterebbe in caso di vittoria dei SI’
Clicca qui per sapere cosa prevede al riguardo la c.d. “Riforma Cartabia” già approvata dalla (sola) Camera dei Deputati
Clicca qui per leggere la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato ammissibile il referendum
Clicca qui se vuoi vedere e ascoltare l’intervista di un giurista di ITALIASTATODIDIRITTO sul referendum
Ecco il Manifesto Arcobaleno di +Europa!
Per l’uguaglianza delle persone LGBTI+ ci vuole molto di più del #DdlZan.
In Europa e in Italia i diritti sono sotto attacco, i governi di destra di Polonia e Ungheria, appoggiati dai partiti sovranisti italiani, lo dimostrano.
+Europa chiede la piena uguaglianza formale e sostanziale davanti alla legge per le persone LGBTI+, con proposte volte al riconoscimento di diritti concreti ed esigibili da qualsiasi cittadino.
Matrimonio egualitario, genitorialità, diritti delle persone trans e delle persone intersex, reale contrasto all’omolesbobitransfobia attraverso l’introduzione dell’insegnamento dell’educazione sessuale ed affettiva nelle scuole.
Il Manifesto arcobaleno è alla base della nostra interlocuzione con le associazioni interessate. Vogliamo portare avanti un lavoro coerente e approfondito, in costante dialogo con le persone e il movimento LGBTI+.
Siamo convinti che il riconoscimento e l’esigibilità dei diritti LGBTI+ siano la cartina di tornasole di una società libera, aperta e democratica.
+Europa è all’avanguardia in questa battaglia.
Dai forza al Manifesto Arcobaleno.
Le persone LGBTI+ non ne possono più di aspettare, i diritti non possono aspettare!
Firma il nostro Manifesto.
Aggiungi signatureBenedetto Della Vedova
In questi giorni sui media italiani venivano accostate due “notizie”.
La prima, l’intenzione di Zelensky di cedere la Crimea.
La seconda quella della NATO che non ricoscerà mai la Crimea come parte della Russia.
Sintesi nel titolo di oggi del quotidiano più vicino al M5S: NATO contro Zelensky, “la Crimea è nostra”.
Chi, incuriosito come me, abbia dapprima fatto un giretto sui siti europei per vedere come questi temi venivano trattati, avrà visto che, semplicemente, non erano un tema.
Infatti le “notizie” semplicemente non erano tali, se non per alcuni titolisti e analisti frettolosi o faziosi.
Zelensky, dopo aver ricordato di essere stato eletto Presidente dell’Ucraina e non di una mini-Ucraina, ha detto che per aprire i negoziati di pace la Russia dovrebbe ritirarsi sulle posizioni del 23 febbraio; una cosa di buon senso che non significa “cedere” il Donbas o la Crimea, ma chiedere ai russi di ritirarsi dai territori occupati dal 24 febbraio in poi come precondizione per avviare colloqui di pace.
La notizia, dunque, è che Zelensky ha ribadito la disponibilità ad un negoziato di pace, purché si riporti la situazione al 23 febbraio.
Quanto alle parole del Segretario generale della NATO, Stoltenberg, ha ripetuto un concetto assodato, e cioè che i paesi della NATO non riconosceranno l’annessione illegale della Crimea, una posizione scontata e ribadita decine e decine di volte.
Ricordiamoci che al 23 febbraio erano già in vigore sanzioni della Ue contro la Russia, relative proprio all’annessione illegale della Crimea del 2014 e che non c’è alcuna ragione per cambiare idea su questo mentre i missili cadono sulle abitazioni civili di Odessa o Leopoli.
Qualcuno ha obiettato sulla opportunità di ripetere questa affermazione in questo contesto, ma è tutt’altra cosa dai titoli dei media italiani.
Stoltenberg ha poi aggiunto un’altra considerazione abbastanza scontata quanto doverosa, cioè che sui termini di un accordo di Pace con la Russia decideranno gli ucraini e nessun altro.
La situazione scaturita da un accordo di pace sottoscritto dai belligeranti e riconosciuto dalla comunità internazionale definirebbe per altro un nuovo quadro giuridico.
La guerra di occupazione russa dell’Ucraina prosegue da oltre due mesi seppure con risultati militari fino ad oggi decisamente insoddisfacenti per Mosca, dal momento che i bombardamenti e le violenze sui civili non hanno garantito a Putin il successo militare che si attendeva.
La volontà degli Ucraini e di chi ne sostiene la resistenza all’aggressione con le sanzioni, l’accoglienza dei profughi e la fornitura di armi per la difesa è di arrivare il prima possibile ad un cessate il fuoco che spiani la via al negoziato di pace, non ad una resa alle prepotenze.
Ma questa è la guerra di Putin, lui l’ha iniziata e lui la può far cessare con una semplice decisione. Se lui dovesse mantenere il proposito dei deucrainizzare l’Ucraina la guerra non finirà, perché Zelensky non accetterà di arrendersi o di smettere di difendere milioni di suoi concittadini che rischiano l’occupazione putiniana.
Quella che si combatte in Ucraina non è una guerra per procura tra Nato e Mosca: questa è la propaganda di Putin.
L’Ucraina può contare sul sostegno di molti paesi del mondo, tra cui l’Italia, questo sì. Alle nazioni Unite solo 5 paesi hanno votato contro la condanna dell’aggressione russa all’Ucraina.
Questa, non dimentichiamocelo, è la guerra scatenata dai russi che stanno cercando di sottomettere un paese libero e sovrano che ha scelto come proprio destino migliore quello di rafforzare la democrazia verso l’Unione europea; e per questo viene colpita.
di Giordano Masini
L’aumento al 25% del prelievo straordinario sugli extraprofitti delle imprese del settore energetico è una buona notizia, e un successo di +Europa e Azione che l'hanno chiesto per primi e con forza.
Non si tratta di una misura punitiva ma di una giusta compensazione per profitti straordinari ottenuti a causa della crisi energetica internazionale e della guerra scatenata dalla Russia in cui non è possibile prevedere nel breve periodo un aumento dell'offerta tale da determinare un riequilibrio naturale dei prezzi.
Adesso è necessario procedere spediti verso lo sblocco dei cantieri delle energie rinnovabili impantanati dalla burocrazia restituendo al governo il potere di superare i veti incrociati di regioni e soprintendenze, come proposto nella nostra campagna "de-putinizziamo l'Italia": se fossero autorizzati 60 GW di rinnovabili (che sono solo 1/3 dei progetti presentati presentati e immediatamente realizzabili) risparmieremmo il 20% delle importazioni di gas, liberandoci della dipendenza dalla Russia senza retrocedere nella lotta ai cambiamenti climatici.
di Rita Di Sano
Buon viaggio Samantha Cristoforetti!
L'astronauta trascorrerà circa cinque mesi sulla Stazione Spaziale Internazionale per condurre diversi esperimenti.
Insieme alla nostra Samantha, prenderanno il volo dal Kennedy Space Center di Cape Canaveral in Florida, Jessica Watkins, Kjell Lindgren e Bob Hines.
Tante le domande che in questi giorni sono state rivolte alla nostra AstroSamantha, e non poteva mancare la classica: “Chi si occuperà dei figli quando sarai nello spazio?".
"Il mio partner Lionel- ha replicato Samantha in conferenza stampa smontando con poche e semplici parole secoli di stereotipi- Siamo molto grati ai nostri compagni e compagne che gestiscono il fronte domestico quando siamo via a inseguire il nostro sogno".
In realtà che venga fatta una domanda così non è di per se uno scandalo: gestire i figli in caso di partenze è importante sia per la mamma quanto per i papà, e prendere spunto da esempi così virtuosi può essere da modello per molti e molte di noi.
La questione è che questa domanda viene posta sempre e solo alle donne, alle mamme.
Ed è così che sottilmente si insinua l’idea del senso di colpa nelle mamme che non vale solo per una missione spaziale, ma anche quando si fa un aperitivo con le amiche o semplicemente torna tardi dal lavoro o dallo sport.
Mentre Samantha spiccherà il volo verso i suoi sogni noi resteremo sulla terra a cercare di trasformare in normalità Lionel che non fa il baby sitter o il “mammo” ma semplicemente il papà, e avrà bisogno dell’aiuto di chi gli sta accanto.
La nostra missione “spaziale” di oggi sarà allora quella di cercare di allevare i figli senza sensi di colpa per nessuno, provare a distribuire i carichi di lavoro, non solo fisici ma anche mentali, tra tutte le figure chiamate con naturalezza e parità a svolgere il ruolo di genitori. Il compito della politica qui sulla terra sarà quello di lavorare ancora di più per smontare stereotipi anacronistici e punitivi e costruire insieme un futuro in cui sarà per tutt* più semplice rispondere alla domanda “chi si occuperà dei figli?”
di Ilaria Donatio
Nessun provvedimento disciplinare. Nessuna sanzione, niente di niente perché il suo comportamento “non è stato ritenuto scorretto”.
È finita bene per la preside del liceo Montale, accusata di aver intrattenuto una presunta relazione con uno studente: lei che era finita in una gogna di commenti e accuse per mano degli stessi colleghi, per poi precipitare nella gogna a mezzo stampa, è finalmente libera. Libera e a pezzi.
Chi le restituirà tutto il tempo passato a difendersi negli ultimi mesi da accuse così infamanti e infondate? Chi le restituirà la privacy violata? Chile restituirà la dignità, umana e professionale?
E d'altra parte qualcuno ha mai risarcito realmente tutte le vittime delle campagne diffamatorie sbattute in prima pagina?
La preside ha però il coraggio della denuncia: non resta in silenzio per rimettere insieme i cocci della sua vita messa alla berlina "in quando donna e professionista" (lo dice lei stessa, oggi, al Corriere) ma punta il dito contro "l'atteggiamento discriminatorio e assolutamente maschilista" di cui è rimasta vittima.
E noi? Noi che ci siamo scandalizzati, noi che abbiamo letto le presunte chat scabrose che di scabroso poi non avevano nulla, noi (o, meglio, quella parte di noi) che ancora emette giudizi inappellabili e che spia dal buco della serratura, noi che leggiamo - invece di boicottare - certa stampa forcaiola e scandalistica, crediamo davvero di essere rimasti integri?
Di conservarci integri e ben solidi nelle nostre certezze gonfie di moralismo, spietati nel tracciare solchi profondi tra i buoni e i cattivi, tra il bene e il male? No che non lo siamo, né integri né solidi.
Invece, dovremmo seguire l'indicazione di Kant che questa professoressa fa sua: "Considera gli altri come fini e mai come mezzi".