Dieci emendamenti di +Europa a una delega fiscale “che ci lascia del tutto insoddisfatti, perché è una delega in bianco. A dimostralo è che tra i principi c’è la flat tax: grave inserirlo con questa formulazione, senza criteri né numeri”. Lo hanno detto il segretario di +Europa, Riccardo Magi e il deputato di +E, Benedetto Della Vedova, in conferenza stampa oggi alla camera.
"Piu' che una delega fiscale in bianco sembra una delega al buio. Siamo di fronte a un atteggiamento che è del tutto irresponsabile da parte del governo”, ha detto Magi.
Per Della Vedova, “è inaccettabile che tra i principi della legge delega ci sia la bandiera ideologica della flat tax, che per noi è incostituzionale e il parlamento non può accettare questa delega in bianco”.
In particolare, oltre a quelli relativi all’abolizione della flat tax, gli emendamenti presentati da +Europa puntano a introdurre il principio di equità intergenerazionale in materia di finanza pubblica, a prevedere la pienezza di difesa del contribuente, garantendogli un giusto procedimento amministrativo e giusto processo tributario; si punta inoltra a introdurre l’obbligo dell’udienza in presenza per i processi tributari qualora una parte ne faccia richiesta, a contrastare la disuguaglianza di genere e il superamento dei disincentivi alla partecipazione delle donne al mercato del lavoro attraverso una tassazione agevolata per il percettore di reddito più basso all'interno dei nuclei familiari e delle unioni civili. Inoltre, gli emendamenti di +Europa prevedono incentivi alla formazione universitaria e all’inserimento nel mercato del lavoro di neolaureati attraverso una tassazione di vantaggio per i giovani lavoratori dipendenti neolaureati; la riduzione percentuale delle aliquote d’imposta per incentivare un’economia d’impresa “verde”, a zero o bassa emissione di sostanze inquinanti e climalteranti premiando il contribuente che si adopera fattivamente a questo scopo; a uniformare il trattamento fiscale per le diverse attività del terzo settore recependo le indicazioni della Corte costituzionale, che ha indicato come unitario il settore dell’economia sociale posto a presidio della convivenza civile e solidale tra i consociati. Infine, un emendamento introduce il principio del contratto tra fisco contribuente che rappresenti un vero e proprio “accordo di responsabilità sociale”.
Si è concluso domenica 28 maggio l’ALDE Congress a Stoccolma, che ha sancito l'unione delle forze della famiglia liberale con ancora più forza.
La delegazione di +Europa era composta da: Anna Maria Corazza Bildt (capo delegazione), Federico Pizzarotti, Benedetto Della Vedova, Anita Bernacchia, Benedetta Dentamaro, Patrizia De Grazia, Giulio Del Balzo, Alessandro Orlowski, Palmira Mancuso, Michele Usuelli, Francesco Condò, Carla Taibi e, non presenti, Riccardo Magi e Piercamillo Falasca.
Come sempre il Congresso ALDE è stato un momento positivo, di arricchimento, di confronto e di crescita.
Abbiamo condiviso la nostra visione per un Liberal Green Deal, apprezzato gli interventi delle Commissarie europee Margrethe Vestager e Věra Jourová sull'approccio liberale nella Commissione von der Leyen, e ragionato sul futuro rafforzamento della sicurezza europea durante la guerra in Ucraina, con Olha Stefanishyna, Vice Primo Ministro per l'integrazione europea ed euro-atlantica dell'Ucraina (incontrata in bilaterale anche da Anna Maria Corazza Bildt), Kajsa Ollongren, Ministro della Difesa (D66 Olanda), Marie-Agnes Strack-Zimmermann, MP Presidente della Commisisone Difesa del Bundestag (FDP, Germania) e Aušrinė Armonaitė, Ministro per l'economia e l'innovazione della Lituania (Freedom Party, Lithuania), ribadendo la necessità dell'ingresso nella NATO anche della Svezia, dopo la Finlandia, laddove occorre rafforzare una difesa comune europea integrando sistemi d'arma e intelligence militari, al fine di opporsi a Russia o Cina, pur rimanendo alleati degli Stati Uniti, da cui, però, non si può rimanere dipendenti.
Dopo la bilaterale con i Co-Presidenti ALDE Timmy Dooley e Ilhan Kyuchyuk, cui hanno partecipato Benedetto Della Vedova, Carla Taibi e Federico Pizzarotti, per definire a livello italiano i prossimi passi prima delle elezioni politiche europee, si sono tenuti vari workshop e incontri tra i delegati di +Europa e gli altri delegati dei partiti liberali europei. Una menzione speciale va fatta per gli incontri coi delegati ucraini di Servants of the People e di Golos, per cui la Capo delegazione Corazza Bildt ha incontrato la MP Kira Rudik, per riaffermate la vicinanza e il sostegno all’Ucraina.
Qui il toccante videomessaggio del presidente Zelensky a cui è seguita una standing ovation per i colleghi delle delegazioni ucraine.
Molte le risoluzioni importanti, per esempio sulla strategia da tenere nei rapporti con il regime cinese o la strenua riaffermazione e dell’incompatibilità tra i valori liberali e la vicinanza a personaggi come Orbán.
Tra le risoluzioni presentate o co firmate da +Europa, quella intitolata "Eu stand with Sudanese civil society", presentata da Più Europa e firmata da Nowoczesna e Swedish Centerparty, è stata approvata alla unanimità in assemblea dopo la relazione di Michele Usuelli, e la risoluzione "On the recent anti-LGBTIQ+ law in Uganda".
Qui tutte le risoluzioni discusse e approvate.
La dichiarazione finale della delegazione di +Europa:
"È stata una conferenza stimolante, con seminari e sessioni plenarie che hanno ispirato la grande famiglia liberale europea. Insieme agli alleati provenienti da tutte i Paesi dell’Ue, abbiamo condiviso la necessità di una rinascita dei valori liberali europei, definita da tutti i presenti la Liberal Green Deal”. Nel corso dell'evento sono state discusse numerose importanti risoluzioni, tra cui quelle relative alla strategia da adottare nei rapporti con il regime cinese, la necessità di dotarsi di una comune difesa europea, l'incompatibilità tra i valori liberali e figure discutibili come il presidente dell’Ungheria Viktor Orbán e realtà politiche conservatrici di matrice illiberale. La prossima sfida verso un’unità dei partiti che hanno a cuore la civiltà europea, i diritti, le libertà e la prosperità dell’Unione Europea saranno le elezioni Europee del prossimo anno: saranno cruciali per arginare la destra conservatrice e populista del continente a partire da quella italiana. Per questo motivo, vogliamo organizzare un momento di proposta politica in Italia in autunno, da cui lanciare la nostra iniziativa politico-elettorale in vista delle europee del 2024".
Altri dati di rilievo:
- L'ufficio per i Paesi mediterranei di FNF si conferma presente nei momenti ALDE, anche sui temi migrazioni.
- +Europa è stato l'unico partito ad opporsi alla costituzione di un tribunale speciale per i crimini commessi in Ucraina, difendendo il ruolo della Corte Penale Internazionale, che ha peraltro già emesso due mandati di cattura internazionali, di cui uno per il Presidente Vladimir Putin.
- Presenza anche di partiti liberali extra UE come il delegato dell'"Egypt Dialogue party".
- Sulle modifiche statutarie, +Europa ha espresso voto contrario all’abolizione degli Individual members, la cui partecipazione, come cittadini liberali alla politica europea, aveva costituito elemento di confronto e arricchimento.
- ALDE ha condannato la participazione di Mr Babiš, leader di ANO, all’evento di Orban, CPAC in Ungheria.
- È stato rieletto Tesoriere David Burke, fortemente sostenuto dai delegati di +Europa, mentre per i Vice-Presidenti sono stati eletti Malik Azmani, Dan Barna and Eva Kjer Hansen.
- A livello politico emerge quanto i mesi seguenti saranno molto difficili, considerando le dimissioni del premier spagnolo Sànchez, per cui sono state convocate elezioni anticipate per il 23 luglio prossimo, laddove, per le prossime Presidenze del Consiglio dell'Unione europea, per il 2023, dopo il primo semestre di presidenza svedese, il secondo sarà proprio spagnolo, e per il 2024 al primo semestre del Belgio, seguirà il secondo semestre dell'Ungheria.
di Franco Corleone
Il 17 maggio durante il question time è andata in scena alla Camera dei deputati la manifestazione più clamorosa della crisi della democrazia e della arroganza senza limiti del Governo.
Il ministro Nordio, sedicente liberale e garantista, era chiamato a rispondere a una domanda del deputato Riccardo Magi, segretario di +Europa volta a conoscere quali pretesi adeguamenti tecnologici siano richiesti dal ministero della Giustizia per attivare la piattaforma digitale per la raccolta delle firme per la sottoscrizione di richieste di referendum e di leggi di iniziativa popolare.
Infatti il 17 marzo a una interrogazione urgente sullo stesso tema la sottosegretaria all`Interno Wanda Ferro aveva attribuito la responsabilità di un ulteriore ritardo di 4/5 mesi rispetto a quello già realizzato di più di un anno proprio al ministero della Giustizia Carlo Nordio, non consapevole della rilevanza politica della questione ha letto una nota risibile e umoristica predisposta dagli uffici del gabinetto, per comunicare "le novità, in sintesi" che possono essere riassunte così: ne parliamo tra dodici mesi, alla faccia della legge, del diritto e dei diritti dei cittadini.
Senza pudore ha comunicato a un attonito Magi che il 5 maggio (Ei fu, siccome immobile...) era stato sottoscritto "un accordo senza oneri, tra il Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri e il Dipartimento per la transizione digitale del Ministero della Giustizia per la definizione degli impegni e l`attuazione delle attività progettuali volte al completamento e alla successiva attivazione e al contestuale passaggio delle competenze relative alla gestione della piattaforma dalla Presidenza del Consiglio dei ministri al Ministero della Giustizia attraverso una apposita convenzione".
Questo gioco di scaricabarile si sostanzia nella costituzione di un gruppo di lavoro che magicamente nelle parole di Nordio si trasforma in mi piano di lavoro per realizzare "tutte le attività volte a implementare gli interventi necessari (quali?) a garantire la conformità della piattaforma alle disposizioni normative vigenti".
In un crescendo rossiniano il buon Nordio ha concluso trionfalmente: Una volta che le parti avranno attestato congiuntamente l`integrale adempimento delle attività previste dall`accordo sottoscritto nel maggio scorso, il 5 maggio scorso, la piattaforma sarà trasferita dalla Presidenza del Consiglio dei ministri al nostro Ministero mediante sottoscrizione di apposita convenzione, e SOLO ALLORA il Ministero della Giustizia sarà individuato quale gestore. della piattaforma ai sensi del DPCM del 9 settembre 2022.
Dalla lettura di questa prosa che definire burocratica sarebbe un complimento, si arguisce che la Piattaforma referendum esiste ma essendo considerata una patata bollente viene passata da un dipartimento all`altro, tutti titolati ovviamente del riferimento al mitico digitale.
Nella risposta Riccardo Magi, sconcertato e allibito, ha ridicolizzato la pretesa di un anno di tempo per rendere operativa una infrastruttura digitale pubblica, assai semplice e soprattutto violando i termini della legge n. 178, nata nel dicembre 2020 (modificata dal decreto legge del maggio 2021, n. 77) che istituiva un fondo apposito per la raccolta delle firme digitali tramite lidentificazione SPID. Oltretutto il Governo in precedenza aveva affermato che nel 2021 era stata realizzata "nei tempi previsti" una versione consona della piattaforma, completando il test di applicazione. E allora che cosa è successo? Sarebbe davvero riduttivo attribuire questo balletto a sciatteria o a menefreghismo. Siamo di fronte a un disegno politico, mediocre ma con cui fare i conti.
Il Governo ha deciso di usare tutti i mezzi per boicottare la raccolta di firme per referendum su temi sensibili, di civiltà che si dovrebbero presentare entro fine settembre per votare l`anno prossimo, magari in contemporanea con le elezioni europee.
L'obiettivo è chiaro, difendere il potere conquistato grazie a una legge truffa e perseguire il potere autocratico anche con riforme costituzionali, riducendo il parlamento a un orpello decorativo. Il prezzo sarà una sfiducia crescente nelle istituzioni da parte dei cittadini e dei giovani in particolare, espropriati della parola e delle decisioni.
Non dimentichiamo che lo straordinario successo della raccolta di firme per il referendum sulla legalizzazione della canapa terrorizzò i sepolcri imbiancati e solo una decisione erronea nelle motivazioni giuridiche della Corte Costituzionale, presieduta da Giuliano Amato, il dottor sottile per antonomasia, bloccò la rivoluzione gentile e favorì la svolta di regime. Questa provocazione di Nordio è coerente con il sostegno a una serie di provvedimenti liberticidi, dal decreto antirave a quello antiscafisti, dalla esaltazione dello stato etico e totalitario nel caso Cospito al silenzio pavido di fronte agli annunci della persecuzione delle detenute madri fino alla cancellazione della potestà genitoriale, della modifica del reato di tortura, dell`aggravamento delle pene per i fatti di lieve entità per la detenzione di sostanze stupefacenti e perfino dello stravolgimento dell`art. 27 della Costituzione.
E' la conferma che per molti Parigi val bene una messa. Per rendere la situazione assolutamente pirandelliana si deve considerare che utilizzando la norma transitoria della legge messa in frigorifero, le firme si possono raccogliere utilizzando una piattaforma privata come è accaduto per il referendum bocciato e recentemente per una legge di iniziativa popolare contro le manovre di Calderoli sulla autonomia differenziata.
Il meccanismo è riconosciuto e mette in luce ancora di più la strumentalità da azzeccagarbugli per bloccare la piattaforma pubblica e gratuita.
Sperando che il movimento per i diritti non abbia i soldi per attivare gli strumenti di partecipazione popolare. Che succederà ora? Per prima cosa è stata promossa una diffida contro il Governo da parte dell`associazione Coscioni condivisa da altre organizzazioni tra cui La Società della Ragione e Forum Droghe. Non basta, andrà costruita una mobilitazione nonviolenta perché non si tratta di una baruffa goldoniana, ma della sorte della democrazia.
di Riccardo Magi
di Benedetto Della Vedova
Il Cremlino ha dichiarato il suo appoggio alle manovre militari cinesi intorno a Taiwan. Senza fare parallelismi forzati, c’è una ragione politica che accomuna Kiev e Taipei: entrambe le città ospitano presidenti eletti democraticamente che governano su territori dove vige lo stato di diritto e dove le libertà politiche e civili delle persone sono tutelate.
È questo che Putin e Xi trovano intollerabile: che un pezzo di territorio e di genti che loro considerano parte della grande madre patria, russa e cinese, sfugga al loro totalitarismo e viva in libertà e democrazia.
Con tutte le approssimazioni del caso, Taiwan e Ucraina mostrano ai russi e ai cinesi che si può avere un retroterra comune e vivere in regimi opposti, dittatoriali o democratici. E che, a differenza di quanto propagandato dai regimi di Mosca e Pechino, guardare ai modelli occidentali non indebolisce ma rafforza la società e la prosperità economica.
Da qui, ancor più che da più o meno sincere ragioni geostrategiche, partono le spinte nazionaliste ed imperialiste che hanno portato Putin alla sua brutale e inaudita aggressione all’Ucraina e alla crescente assertività cinese sul futuro di Taiwan dopo che il principio “un paese due sistemi” è stato cancellato ad Hong Kong.
Per questo in Europa l’indifferenza anche rispetto a Taiwan non è una opzione possibile.
Se crediamo che la nostra prosperità e la nostra libertà restino inscindibili dal regime democratico, così come il nostro ruolo nel mondo dei prossimi decenni a difesa dei nostri valori ed interessi, allora non possiamo permetterci di lasciare al loro destino decine di milioni di cittadini ucraini o taiwanesi ”colpevoli” di volere viver in un’economia di mercato e con parlamenti rappresentativi, con la libertà di stampa e di espressione e, una volta all’anno, le capitali pacificamente invase dai Pride.
Meno libertà e democrazia ci saranno in futuro e peggiore sarà il nostro futuro.
L’UE deve avere una propria agenda globale, da condividere con gli Usa e le altri grandi democrazie.
In questa agenda possono esserci accenti diversi nei rapporti con Pechino, ma sarebbe un errore anche solo dare l’idea che l’Europa potrebbe accettare senza alcuna reazione il cambio dello status quo a Taiwan ottenuto da Pechino con le portaerei e i caccia bombardieri.
I deputati di +Europa, Benedetto Della Vedova e Riccardo Magi, hanno presentato una interrogazione ai ministri dell'interno e della Giustizia, Matteo Piantedosi e Carlo Nordio, per chiedere chiarezza sulle modalità di fuga dal nostro Paese del cittadino russo Artem Uss.
Ecco il testo dell'interrogazione:
Interrogazione
Ai Ministri dell’Interno e della Giustizia − Per sapere −premesso che:
lo scorso 22 marzo, il cittadino russo, Artem Uss, è scomparso dall’appartamento di Basiglio, in provincia di Milano, dove stava scontando la misura cautelare degli arresti domiciliari;
Artem Uss era stato arrestato all’aeroporto di Milano Malpensa il 17 ottobre 2022, in esecuzione di un mandato di arresto internazionale dell’autorità giudiziaria di New York;
come si è appreso dalla stampa dei giorni scorsi, il Dipartimento di Giustizia USA, in data 29 novembre, avrebbe trasmesso al nostro Ministero della Giustizia una lettera formale in cui esortava il nostro Paese a prendere “tutte le misure possibili” per disporre la misura della custodia cautelare nei confronti di Uss, per l'intera durata del procedimento di estradizione, dato l'altissimo rischio di fuga del soggetto;
la Corte d’Appello di Milano ha confermato due dei quattro reati di cui è accusato dalla giustizia americana (frode bancaria e violazione dell’embargo nei confronti del Venezuela) – reati che si ipotizza siano legati all’impegno bellico russo in Ucraina - e, in data 2 dicembre, ha concesso a Uss i domiciliari, con il c.d. “braccialetto elettronico”, nonostante l’allarme lanciato dalle autorità statunitensi in considerazione della pericolosità del soggetto;
il 21 marzo, la medesima Corte ha autorizzato l’estradizione di Artem Uss negli USA; il giorno successivo, Artem Uss, aiutato da persone provenienti dall’estero secondo le ricostruzioni della stampa, è sparito dal suo domicilio e, indisturbato, ha lasciato l’Italia per trasferirsi in Russia grazie a documenti falsi −:
quali elementi di informazione ritengano di dover fornire i Ministri in indirizzo, ciascuno per quanto di rispettiva competenza, e, nello specifico:
- se il Ministro dell’Interno ritenga che siano state adottate tutte le misure di sicurezza adeguate nei confronti di un soggetto accusato di gravi reati internazionali, per i quali era stata autorizzata l’estradizione negli USA; se risponde al vero che il braccialetto elettronico era sprovvisto di trasmettitore GPS e se non ritenga, in ogni caso, che la fuga di Artem Uss, a fronte di una omessa adeguata sorveglianza, costituisca un grave vulnus per i nostri sistemi di sicurezza;
- se il Ministro della Giustizia ritenga che l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, in sostituzione della custodia in carcere, fosse giustificata, alla luce degli elementi giudiziari all’esame della magistratura, e in relazione alle specifiche esigenze cautelari da soddisfare nel caso concreto.
Il governo ha varato un ddl che vieta la produzione, la commercializzazione e l’importazione della cosiddetta “carne sintetica”.
Ma che cosa è esattamente la “carne sintetica”?
È un errore definire “sintetico” un alimento, come se fosse realizzato attraverso un processo chimico di sintesi. In realtà la cosiddetta “carne sintetica” si ottiene attraverso la coltivazione in vitro di cellule staminali estratte attraverso procedure indolori da animali vivi, in grado di generare tessuti muscolari simili a quelli della carne ottenuta attraverso la macellazione.
I vantaggi sono di due tipi:
Beneficio etico: per produrre questo tipo di carne non è necessario uccidere animali.
Beneficio ambientale: la carne ottenuta con questa procedura ha una minore carbon footprint e quindi un minore impatto ambientale rispetto a quella tradizionale, soprattutto nel caso di quella bovina e ovina.
È possibile vietare in Italia la produzione, la commercializzazione e l’importazione di un prodotto di questo tipo? No. L’immissione sul mercato di alimenti di nuova concezione è disciplinata dalle norme europee che riguardano, senza eccezioni, l’intero mercato comune. È l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare, con sede a Parma, a stabilire in base a valutazioni scientifiche rigorose se la cosiddetta carne sintetica è sicura, e poi sono le autorità dell’Ue ad autorizzarne eventualmente la produzione e la commercializzazione.
Se uno Stato membro dell’Ue vuole sottrarsi a queste regole deve produrre evidenze scientifiche solide che dimostrino che un prodotto è davvero pericoloso per la salute, non ipotesi politiche generiche come quelle contenute nel ddl approvato dal governo, altrimenti incorrerà in procedure di infrazione e sanzioni che pagheranno i cittadini contribuenti italiani.
La produzione, commercializzazione e import della cosiddetta “carne sintetica” avrebbe conseguenze negative per la nostra economia? No. Ogni nuovo prodotto che arriva sul mercato porta con sé potenzialmente conseguenze positive per l’economia, perché potrebbero nascere nuove imprese e nuovi posti di lavoro. Quindi a essere dannoso per la nostra economia è proprio il ddl approvato dal governo, che impedirà ai ricercatori e alle imprese italiane di sviluppare un settore con enormi potenzialità.
Non è detto che la cosiddetta carne sintetica avrà successo commerciale: ad esempio le aziende che producono la cosiddetta “carne vegetale”, ottenuta attraverso ingredienti di origine vegetale che imitano per consistenza e sapore la carne vera, hanno visto i loro fatturati ridursi drasticamente rispetto alle aspettative iniziali. Questo perché le persone non abbandonano volentieri gli alimenti ai quali sono abituati, come la carne. Ma questo rende il divieto imposto dal governo ancora più insensato: se la carne coltivata in vitro non avrà successo sarà un divieto inutile, se invece avrà successo sarà dannoso per le prospettive della nostra economia.
Chiediamo al governo di ritirare questo ddl insensato e dannoso. Firma anche tu la nostra petizione.
Aggiungi signatureNota del Segretario Riccardo Magi sulle elezioni provinciali in Trentino
"In merito alla posizione di +Europa in vista delle elezioni provinciali del 2023 in trentino, viste le indiscrezioni circolate oggi su alcuni quotidiani trentini, ci tengo a precisare che il partito non si è mai espresso ufficialmente per un'eventuale alleanza con i partiti del Terzo Polo, contrariamente a quanto si legge sulla stampa", afferma il Segretario Nazionale di Più Europa, Riccardo Magi. "È già in corso il lavoro di radicamento sul territorio in vista delle elezioni provinciali" - sottolinea Magi - "e Più Europa sta lavorando per un coordinamento con forze civiche e di area socialista, con l'obiettivo di presentare un programma ambizioso e concreto per il Trentino. Fabio Valcanover è il delegato di Più Europa al tavolo dell’Alleanza Democratica ed Autonomista per il Trentino. Valcanover sta lavorando attivamente per rappresentare questo lavoro programmatico che il partito sta svolgendo insieme alle altre forze liberali e riformiste sul territorio. Più Europa garantirà sempre la massima trasparenza e collaborazione per costruire un'alleanza solida e vincente per il Trentino".
di Giordano Masini
Nuovo giorno, nuovo nemico, nuovo reato.
Invece di salutare una nuova potenziale opportunità di sviluppo, che magari potrebbe far nascere nuove imprese e nuovi posti di lavoro, il governo si affretta a vietarla preventivamente, immaginando rischi per la salute che nessuno ha mai dimostrato.
Il risultato sarà che alla fine gli alimenti ottenuti mettendo in coltura cellule in laboratorio arriveranno comunque, dato che a valutare i rischi per la salute dei prodotti alimentari è l’EFSA e non il governo italiano, e ad ammetterli nel mercato comune è l’Unione Europea, ma a beneficiarne saranno i produttori di altri paesi che nel frattempo potranno fare ricerca, sviluppare linee di produzione e sbocchi di mercato. Da noi no: multe salatissime per chiunque si azzardi ad avvicinarsi a questa filiera.
L’importante è avere un nuovo reato da inventare ogni giorno e un nuovo nemico contro cui scagliarsi, come don Chisciotte contro i mulini a vento: i migranti, le ong, le coppie omogenitoriali, la GPA, i rave, lo SPID, i bancomat, le gare per le concessioni balneari, le farine di insetti, il MES, la cannabis, oggi il cibo sintetico… in attesa del nemico di domani.
Testo di approfondimento all'articolo "19 anni fa la legge 40. Per superarla una proposta di legge targata +Europa"
di Desideria Mini
Rimborsare donatrici e donatori
Donatori di liquido seminale e donatrici di ovociti oltre a viaggiare devono sottoporsi ad analisi infettivologiche e, nel caso delle donatrici, anche alla stimolazione ovarica, ai dosaggi ormonali, ai controlli medici ed ecografici e all’intervento chirurgico di aspirazione follicolare! In Italia non è consentito rimborsare ai donatori di gameti un’indennità per far fronte a spese, oneri e inconvenienti derivanti dalla donazione. Anche questo fa sì che in Italia nessuno si presti al dono, specialmente le donne, e ciò costringe a dover importare i gameti dall'estero aggravando le procedure con il trasporto e i relativi controlli, riflettendosi anche in un aumento dei costi per i pazienti che ricorrono alla PMA. Secondo il Tavolo Salute occorre permettere il rimborso di donatrici e donatori.
PMA per tutte le donne
Il divieto di accesso alla PMA per le coppie dello stesso sesso e persone single impedisce alle stesse di poter avere figli con la PMA in Italia. L'esperienza dei paesi che hanno permesso anche a soggetti che non fanno parte di coppie di sesso diverso di avere figli e gli studi degli psicologi hanno ormai dimostrato che non è il sesso o l'orientamento sessuale di un genitore a determinare la buona crescita ed educazione di un figlio. Coppie dello stesso sesso e single possono essere buoni genitori. Tra l’altro il 1 maggio 2017 il Comitato per i Diritti Economici, Sociali e Culturali dell'ONU (CESCR) nel suo sesto rapporto periodico di osservazioni conclusive dell’Italia aveva richiamato il nostro paese per non permettere alle coppie dello stesso sesso di accedere alla PMA, invitandola anche a fornire un equo accesso alla stessa. Il Tavolo Salute, in accordo con il Tavolo Diritti LGBTI+, di cui pure faccio parte, ha ritenuto che almeno donne single e coppie di donne dovrebbero poter accedere alla PMA, in quanto frustrare la possibilità di una donna di diventare madre a causa dei pregiudizi è ingiusto. Le coppie di donne dovrebbero poter utilizzare anche il metodo di ricezione degli ovociti della partner (ROPA), per una maternità biologica condivisa.
Persone trans e crioconservazione gratuita dei gameti
È inoltre una mia opinione, condivisa con il Tavolo Diritti LGBTI+, che per chi cambia sesso dovrebbe essere garantita la possibilità di crioconservare gratuitamente i gameti e\o il tessuto gonadico, inserendo la prestazione della “preservazione della fertilità” nei Livelli Essenziali di Assistenza per le persone trans.
Il nodo gestazione per altri
Il Tavolo Salute ha altresì ritenuto che sia proponibile rimuovere il divieto di gestazione per altri in modalità altruistica e solidale permettendo alle donne prive di utero di cercare di avere figli biologicamente propri. Una donna può non avere l’utero ad esempio dalla nascita a causa della sindrome di Rokitansky oppure per aver subito un'isterectomia a causa di un tumore. Ciò nonostante può avere ovaie funzionanti oppure disporre di ovociti o tessuto ovarico crioconservati. In alternativa può trattarsi di una donna transessuale. Occorre altresì combattere politicamente contro ogni tentativo di rendere la gestazione per altri perseguibile anche quando effettuata all’estero con le migliori garanzie per il bambino e la gestante.
I test genetici preimpianto in Italia e in Europa: andare oltre
In Italia "permarrebbero" in modo insensato anche i divieti di accesso alla PMA allo scopo palese di evitare di trasmettere una malattia ereditaria ai figli e di selezione degli embrioni a scopi preventivi volti alla salute del futuro individuo (il figlio) e delle future generazioni. Per quanto riguarda i figli questi divieti vengono aggirati giustificando l'accesso a tali tecniche con il fine di evitare un pericolo per la salute psichica o fisica della donna durante la gravidanza e l’aborto. Questo modo di procedere è inutilmente ingannevole e eticamente inadeguato. Raccontiamola giusta: il vero motivo per cui i potenziali genitori vogliono farvi ricorso è risparmiare ai figli morte, sofferenza e disabilità, altrimenti basterebbe non cercare una gravidanza. In questo caso i potenziali genitori non chiedono figli con particolari caratteristiche etniche ma desiderano solo la salute degli stessi e ciò perché in prospettiva già li amano in modo sincero ancor prima di pianificare la gravidanza. Questa richiesta è legittima perché è tutto nell'interesse dei bambini nascere sani. Inoltre, se si trasferissero in utero prima e preferenzialmente gli embrioni non portatori della patologia genetica, nei casi in cui questi si possono formare e in cui si formano effettivamente, si tutelerebbe meglio anche la salute delle generazioni future portando a una diminuita incidenza della malattia ereditaria. Il Tavolo Salute ha accolto questa impostazione. Attenzione: sarebbe sbagliato obiettare che i pazienti potranno comunque essere curati con le terapie somatiche, quelle che non agiscono sui gameti. Questa ragionamento è invece seguito attualmente nella maggior parte dei Paesi europei, dove la selezione embrionale mediante PGT a scopo preventivo è consentita solo quando la malattia ereditaria non è curabile e dove il trasferimento prioritario in utero di embrioni non portatori della malattia nucleare ereditaria, che sarebbe necessario per proteggere meglio i discendenti, è spesso non "contemplato". Tale impostazione nasconde però una trappola malefica per le generazioni future. Le terapie somatiche sono benvenute perché curano i pazienti ma non bloccano il passaggio tra generazioni delle mutazioni dannose, e quindi devono essere ripetute ad ogni generazione se non si fa prevenzione. Anzi, semmai le terapie somatiche favoriscono questo passaggio tramite il successo riproduttivo, per cui senza prevenzione le mutazioni dannose, che compaiono più frequentemente di quelle benefiche, si accumulano nella linea germinale, quella che dà origine ai gameti. Questo non è certo un bel regalo per le future generazioni perché significa aumentare l’incidenza delle malattie ereditarie, costringendo a ricorrere sempre più spesso alle terapie somatiche. Invece, fermo restando che l’accesso alla PMA deve rimanere una libera scelta dei potenziali genitori, prevenire è meglio che curare e dunque è eticamente legittimo utilizzare le tecniche di riproduzione assistita per tutelare la salute dei futuri individui e delle future generazioni, anche per evitare di dover ricorrere successivamente a terapie, a volte anche complesse. Su questo punto il Tavolo Salute nello stendere la bozza di proposta di legge si è dimostrato molto progressista.
Il Tavolo Salute ha altresì deciso di inserire nella stessa la possibilità di ricorrere sotto rigorose condizioni etiche ai PGT anche per determinare la compatibilità immunitaria delle cellule staminali ematopoietiche (tipizzazione HLA) da prelevare da placenta o cordone ombelicale per trapianto in fratelli o sorelle minorenni per cui non si trovi un donatore, pratica anche questa non consentita in Italia se non vi è un concomitante rischio di una malattia oncologica ereditaria del sistema ematopoietico, escludendo di fatto quelle non ereditarie.
I PGT devono infine essere inseriti nei Livelli Essenziali di Assistenza, come era stato fortemente richiesto nel 2022 dalla commissione nazionale per il loro aggiornamento.
Sì alla ricerca scientifica
In Italia permane anche il divieto di ricerca scientifica sugli embrioni per scopi diversi da quelli diretti a salvaguardare l'embrione stesso e di utilizzo di alcune tecniche che sarebbero utili alla ricerca come il trasferimento di nucleo, la scissione precoce e la crioconservazione degli embrioni.
La ricerca scientifica sulle cellule staminali embrionali, nei paesi in cui è consentito estrarle dagli embrioni, ha aperto a promettenti possibilità terapeutiche di medicina rigenerativa. Il team di Pete Coffey a Londra le ha utilizzate per curare la cecità causata dalla degenerazione della macula retinica riuscendo a ridare una buona vista a diversi pazienti che l'avevano persa. Tra trattamento di malattie dell'occhio, infarto, diabete, sclerosi laterale amiotrofica, sclerosi multipla, lesioni alla spina dorsale, epilessia, malattie neuro- degenerative e altre patologie, solo nel 2022 nel mondo almeno 26 trial clinici con cellule staminali embrionali erano in corso o in avvio, di cui nessuno in Italia. Sono anche imminenti se non già iniziati studi clinici molto promettenti con neuroblasti dopaminergici differenziati da cellule staminali embrionali per la cura del Parkinson a Copenaghen, Cambridge, Lund e New York rispettivamente sotto la guida di Agnete Kirkeby, Roger Barker, Malin Parmar e Lorenz Studer.
Da alcuni anni si è anche palesata la possibilità scientifica di condurre esperimenti di genome editing sugli embrioni. Qualora vi si riuscisse in linea germinale, si potrebbero prevenire in modo efficacissimo tantissime patologie ereditarie nei discendenti, molto meglio di quanto può essere fatto con la selezione degli embrioni tramite PGT. Ciò perché i semplici PGT hanno dei limiti. Per quanto riguarda le malattie legate al DNA mitocondriale queste possono essere già prevenute efficacemente e con sicurezza tramite le tecniche di sostituzione mitocondriale, già praticate in Gran Bretagna ed in Australia. Il problema, dunque, riguarda le malattie legate al DNA nucleare con le tecniche attualmente disponibili in clinica. In alcuni casi particolari non è possibile formare embrioni sani, quindi i figli sarebbero malati. In altri casi è possibile ma gli embrioni saranno tutti portatori della malattia. In altri ancora si possono formare embrioni non portatori, ma spesso sono difficili da ottenere. In tutte queste situazioni i discendenti saranno esposti alla malattia e, come detto, nel primo caso anche i figli. Sarebbe dunque necessario l'editing del genoma della linea germinale (GLGE) che però non è pronto per entrare in clinica e richiede ancora una lunga ricerca. Oggi, infatti, sarebbe troppo rischioso trasferire in utero un embrione geneticamente corretto con il genome editing. In ogni caso, per adesso, la seconda parte dell'articolo 90 del Regolamento 536/2014 dell'Unione Europea sulla sperimentazione clinica dei medicinali per uso umano vieta le modifiche genetiche germinali intenzionali degli individui tramite farmaci. Muovendosi in questo frangente il Tavolo Salute ha dunque elaborato una proposta che consentirebbe la ricerca in vitro sugli embrioni ma che vieterebbe l'utilizzo in clinica di tecniche ancora premature e finché proibite dall'Unione Europea.
Quali embrioni destinare alla ricerca?
Un nodo importante è su quali embrioni consentire la ricerca: utilizzare gli embrioni soprannumerari o produrli appositamente? Sicuramente gli embrioni soprannumerari vanno bene per estrarne cellule staminali, anche se, a dire il vero, per assicurare una perfetta compatibilità immunitaria delle stesse con il paziente ricevente servirebbe la clonazione terapeutica e questa produce nuovi embrioni. Invece, gli embrioni soprannumerari difficilmente sarebbero idonei per il GLGE. Poiché l'efficacia, l'efficienza e la precisione dell'editing del genoma non sono assolute, è improbabile che gli strumenti di editing agiscano allo stesso modo in tutte le cellule dell'embrione. Sperimentare il GLGE sugli embrioni soprannumerari, che sono costituiti da molte cellule, porta a condizioni a mosaico in cui nello stesso embrione sono presenti cellule correttamente modificate, cellule involontariamente danneggiate e\o cellule non modificate. Una tale situazione sarebbe pericolosa per il futuro individuo e per la salute della suoi discendenti e non assicura una correzione in linea germinale. Pertanto è necessario partire da singole celle iniziali. La strada più semplice è cercare di modificare lo zigote. Da tanti anni però non si crioconservano più gli zigoti ma gli embrioni e quindi gli zigoti soprannumerari sono pochi e limitati per cui dovrebbero essere creati appositamente, se si volesse utilizzare quelli risultanti da una corretta fecondazione. Questi fatti sono ben spiegati nel documento “Responsible innovation in human germline genome editing. Background document to the recommendations of ESHG and ESHRE” della Società Europea di Genetica Umana (ESHG) e della Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia (ESHRE) e nel documento “State on Genome Editing Technologies Human Germline Genetic Modification” del Gruppo Hinxton (The Hinxton Group), che raccoglie a livello internazionale eminenti scienziati e esperti di bioetica liberali. Tuttavia, a volte gli strumenti di editing continuano a modificare geneticamente i primi blastomeri (le cellule iniziali dell'embrione) portando comunque al mosaicismo. Ciò è difficile da scoprire attraverso i PGT perché le cellule sottoposte a biopsia potrebbero non essere rappresentative del resto dell'embrione. Consultando la vasta letteratura scientifica si scopre che altre strade per il GLGE potrebbero essere: la produzione di spermatozoi e ovociti in vitro attraverso cellule staminali della linea germinale e la successiva fecondazione degli ovociti; il trasferimento nucleare da una cellula embrionale a un ovocita maturo da cui è stato rimosso il fuso meiotico; o lavorare con partenoti aploidi e androgenoti aploidi, attraverso particolari condizioni di coltura e diverse procedure che possono includere il trasferimento nucleare. (Il partenote aploide si forma stimolando mediante opportune sostanze un ovocita maturo non fecondato; l'androgenote, invece, fecondando un ovocita maturo da cui è stato asportato il fuso meiotico.) I due genomi possono essere uniti mediante fusione cellulare. Sebbene le ultime due strade implichino o possano implicare il trasferimento nucleare, in questi casi il nuovo embrione sarebbe formato dall'unico corredo genetico risultante dall'incontro di materiale genetico proveniente da due genitori biologici, quindi non si tratterebbe della clonazione di una persona. È anche possibile fecondare un ovocita attraverso una cellula androgenetica aploide. Tutte queste strade richiedono, prima o dopo, la formazione di embrioni a scopo di ricerca, in quanto quelli così ottenuti devono essere attentamente studiati in laboratorio e non possono essere portati direttamente in clinica. Nel loro documento citato e nel loro ulteriore documento “Human germline gene editing. Recommendation of ESHG and ESHRE”, le due società scientifiche hanno affermato che la produzione di embrioni a scopo di ricerca potrebbe essere moralmente giustificata ove necessaria per svolgere ricerche che non possono essere adeguatamente effettuate utilizzando embrioni soprannumerari. Sebbene le altre strade citate siano interessanti la ricerca in fase più avanzata per adesso è quella che parte dagli zigoti. Tuttavia, data la difficoltà di legalizzare in Italia la ricerca sugli embrioni, il Tavolo Salute, seppur in modo non unanime, ha ritenuto al momento non raggiungibile la legalizzazione della fecondazione di ovociti umani (dotati integralmente del loro patrimonio genetico nucleare) a fine di ricerca nel nostro paese e potenzialmente controproducente richiederla. Pertanto, per ora, la bozza di proposta di legge elaborata non la ammette. In tal caso, se approvata, per quanto riguarda gli zigoti diverrebbe almeno possibile sperimentare il genome editing su quelli risultanti da una anomala fecondazione involontariamente formati nei cicli di PMA, come quelli con tre pronuclei. Questi zigoti molto spesso sono triploidi derivanti da una mancata estrusione del secondo globulo polare durante il completamento della meiosi dopo la fecondazione con ICSI o FIVET, oppure a seguito dei rari casi in cui nell'ovocita entrano due spermatozoi, solo caso della FIVET. Come esprimono l'ESHRE e l'ESHG nel primo documento citato e come chiaramente intuibile, tali zigoti anomali non rimuovono la necessità di utilizzare zigoti derivanti da una normale fecondazione per la ricerca sul GLGE. Tuttavia permetterebbero almeno di far partire anche in Italia la ricerca che inizia dallo zigote.
L'ONU bacchetta (di nuovo) l'Italia
In ogni caso, pur in modo più o meno spinto a seconda dei punti di vista, la ricerca scientifica sugli embrioni umani dovrebbe essere legalizzata e a chiederlo all'Italia è anche il CESCR. Il 7 dicembre 2022, nel suo sesto rapporto periodico di osservazioni dell’'Italia, il CESCR si è detto "preoccupato che alcune restrizioni e limitazioni irragionevoli imposti dalla legge n. 40/2004 possano effettivamente ostacolare la ricerca scientifica in quanto tal restrizioni non sono compatibili con il diritto di beneficiare del progresso scientifico e con l'obbligo dello Stato parte di rispettare la libertà indispensabile per la ricerca scientifica" come stabilito dall'articolo 15 “Diritto umano alla Scienza” del Patto sui Diritti Economici, Sociali e Culturali." In tale rapporto il CESCR ha inoltre raccomandato all'Italia di "rivedere la Legge 40/2004 al fine di rimuovere tali restrizioni irragionevoli".
Già il 28 marzo 2019, esprimendosi sul caso S.C. and P.G. v. Italy, No 22/2017, il CESCR, aveva richiamato l’Italia per l’impossibilità di revocare il consenso prestato dopo la fecondazione dell’ovulo, altro divieto che il Tavolo Salute intende rimuovere con la proposta di legge. In particolare il CESCR richiamandosi al Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali aveva contestato all'Italia la violazione dell'articolo 12 ("Diritto alla Salute") nei confronti di entrambi i ricorrenti in riferimento alla loro salute riproduttiva e del medesimo articolo 12 in combinazione con l'articolo 3 ("Parità uomo- donna nel godimento dei diritti") con in riferimento alla salute della donna.
Il problema degli embrioni soprannumerari
Nei tank dell’azoto liquido si stanno accumulando da anni gli embrioni soprannumerari. Anche su questo il Tavolo Salute ha pensato a una soluzione. Gli embrioni dovrebbero rimanere crioconservati massimo 20 anni su richiesta di rinnovo ogni 5 anni da parte dei soggetti disponenti, i quali devono scegliere se destinarli alla ricerca scientifica o alla procreazione con donazione di gameti, qualora non intendano più utilizzarli. La scelta tra le due, comunque modificabile successivamente dai soggetti disponenti, dovrebbe essere già effettuata prima di accedere alla PMA. Senza entrare nei dettagli, qualora gli embrioni siano affetti da una malattia genetica grave o siano portatori di una gravissima o presentino altre serie anomalie oppure, relativamente ad embrioni già presenti nelle banche, qualora non sia più possibile richiedere il consenso ai soggetti disponenti o questi non esprimano una designazione entro 20 anni dall’inizio della crioconservazione, tali embrioni non potrebbero essere destinatati alla procreazione con donazione di gameti ma alla fine sarebbero assegnati alla ricerca scientifica.
Paletti etici
Ai moralismi dogmatici rispondo che l'embrione non è un essere senziente e che in ogni caso la selezione embrionale dopo PGT avviene entro il 6° giorno mentre la sperimentazione può avvenire prima della formazione del sistema nervoso, che inizia con la neurulazione il 21° giorno dopo la fecondazione. Ed entro questi limiti ci si potrebbe muovere tranquillamente. Quando un individuo perde irreversibilmente le funzioni della neocorteccia dell'encefalo e del tronco encefalico quell'individuo è morto, anche se il resto del suo corpo è ancora vivo. È la cosiddetta morte legale che permette anche l'espianto degli organi. Se la persona cessa di esistere quando la neocorteccia dell'encefalo e il tronco encefalico sono distrutti la persona non può esistere finché questi non si sono formati al punto di poter funzionare. A chi obietta che secondo questo ragionamento allora non si dovrebbe considerare persona chi è sottoposto ad un'anestesia totale (che abolisce le funzioni dell'encefalo) rispondo che non è così: ciò che conta è la capacità di coscienza e pensiero, non la loro presenza attuale. L'anestesia totale sospende solo momentaneamente ma non distrugge le funzioni encefaliche e infatti queste si manifesteranno al risveglio permettendo alla coscienza e al pensiero di esplicarsi nuovamente. Del resto nessuno direbbe che un computer non è più tale quando è spento mentre nessuno direbbe che un progetto di computer su carta (metafora per il DNA dell'embrione) sia un computer, al massimo un potenziale computer. Non entro nel discorso della dipendenza del feto dalla madre, che a certe circostanze permette l’aborto per salvaguardare la donna, avendone già trattato abbastanza l’anno scorso qui. Infine, per ovvi motivi, occorre combattere politicamente contro ogni tentativo di conferire soggettività giuridica all’ovulo fecondato e all’embrione per tutti i pericolosissimi risvolti che ne deriverebbero per la PMA e la ricerca, oltre che per la donna.
Testo scritto da Desideria Mini come approfondimento all'articolo: "19 anni fa la legge 40. Per superarla una proposta di legge targata +Europa"
di Desideria Mini
Avevo 22 anni e studiavo Biologia all'Università quando giunse la notizia che nel Parlamento Italiano stavano discutendo una legge estremamente integralista in materia di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) che avrebbe anche bloccato sia la prevenzione delle malattie ereditarie che la ricerca sulle cellule staminali embrionali. Ero assolutamente contraria a quello che veniva proposto in Parlamento. Già da tempo, infatti, avevo maturato la convinzione che genetica, medicina della riproduzione e medicina rigenerativa avrebbero potuto offrire sempre di più un enorme contributo alla salute delle persone, e questo era uno dei motivi per cui mi ero iscritta alla Facoltà di Scienze Biologiche. Una sera, molti sul tardi, sentii parlare Luca Coscioni in TV. Ero perfettamente d'accordo con lui e mi pareva pure ingiusto che fosse stato trasmesso in un orario poco visionato dai telespettatori. Quando lessi su La Nazione che a Firenze si sarebbe tenuta a breve una specie di assemblea dei Radicali decisi di andarci per ascoltare. Si tenne a Villa Arrivabene in Piazza Alberti un pomeriggio di autunno. Molto probabilmente si trattava della riunione precongressuale di Radicali Italiani del 26 ottobre 2003, perché così ho potuto ricostruire da Radio Radicale. Di lì a poco iniziò la mia militanza radicale. Nonostante le proteste di operatori del settore, scienziati e pazienti, il Parlamento Italiano tirò dritto. Fu così che diciannove anni fa, il 19 febbraio 2004, veniva approvata la legge 40 sulla PMA anche se, per l'innumerevole serie di divieti e ostacoli che poneva e che in parte tuttora pone, sarebbe più corretto definirla una legge contro la PMA e contro la ricerca scientifica.
Le prime linee guida
Successivamente, a peggiorare ulteriormente le cose, nel luglio dello stesso anno il Ministero della Salute approvò le prime linee guida sulla PMA che proibivano ogni diagnosi preimpianto sugli embrioni e che stabilivano che ogni indagine sugli stessi potesse essere solo di tipo osservazionale.
I referendum del 2005
Mi ricordo bene una riunione serale come carbonari in via De’ Pepi, contrada di Piazza Santa Croce a Firenze, in un piccolo magazzino adibito a raccolta documenti di cui era strapieno. Lì avveniva l’organizzazione logistica dell’Associazione per l’iniziativa radicale “Andrea Tamburi” sul territorio fiorentino. In attesa delle decisioni dell’Associazione Luca Coscioni e di Radicali Italiani si discusse come giungere ad abrogare la legge 40. Sostanzialmente furono espressi due punti di vista: quello di chi riteneva che fosse anzitutto necessario che l’opinione pubblica sapesse di chi fosse il merito dell’abrogazione e chi invece voleva semplicemente e prima di tutto giungere a tale abrogazione, in un modo o in un altro. Io facevo parte del secondo gruppo, con l’idea che se poi si fosse saputo che il merito era radicale tanto meglio ma che non era quello l’obiettivo fondamentale: secondo me bisognava innanzitutto abrogare. Nell’estate e nell’inizio autunno del 2004 si svolse la raccolta firme per richiedere un referendum abrogativo totale della legge 40/2004 e quattro referendum abrogativi parziali su diversi aspetti della stessa. Ricordo bene quell’estate: avevo 23 anni e partecipai intensamente alla raccolta a Firenze, anche girandone un video di più momenti con una delle prime videocamere digitali amatoriali dell'epoca. Ero però scettica perché mi aspettavo già come sarebbe andata a finire. Ne discussi anche con un professore di Diritto uscito dalla Facoltà di Giurisprudenza davanti alla quale avevamo messo uno dei tavoli di raccolta: d’accordo nel merito, riteneva come me che non si sarebbe raggiunto il quorum ma, nel momento in cui l’Associazione Luca Coscioni e Radicali Italiani avevano deciso di mobilitarsi, io avevo ritenuto che dovessi fare la mia parte, e così gli risposi. Superate abbondantemente e presentate in Cassazione il 30 settembre 2004 le firme necessarie per richiedere i referendum, il 13 gennaio 2005 la Corte Costituzionale dichiarò inammissibile quello totale mentre dichiarò ammissibili gli altri quattro. La partecipazione al voto fu fortemente boicottata dalle gerarchie vaticane, ingerendo nella politica dello Stato Italiano. Il 12 e il 13 giugno 2005 si svolse la consultazione referendaria. Sebbene i sì all’abrogazione oscillassero tra più del 77% a quasi l’89% a seconda del quesito, i quattro referendum risultarono nulli per non raggiungimento del quorum.
I limiti rimossi per via giudiziaria
Negli anni alcuni dei limiti imposti alla PMA sono stati smontati in seguito a molti ricorsi giudiziari. Il primo a cadere fu il divieto di analisi genetiche diagnostiche sull'embrione, introdotto con eccesso di potere dalle prime linee guida nel luglio del 2004, (sentenza del TAR del Lazio 398 del 2008). Successivamente a cadere furono il divieto di produrre più di tre embrioni e l'obbligo di contemporaneo trasferimento in utero, quindi per caducazione il divieto di crioconservazione degli embrioni prodotti ma non trasferiti per scelta medica, e la mancata previsione di trasferire gli embrioni in utero senza pregiudizio della salute della donna (sentenza 151/2009 della Corte Costituzionale). Dopo ancora a cadere fu il divieto di applicazione di tecniche eterologhe per i casi di infertilità e sterilità assolute e irreversibili (sentenza 162/2014 della Corte Costituzionale). In seguito caddero i divieti di accesso alla PMA per le coppie fertili portatrici di malattie genetiche trasmissibili e di selezione degli embrioni per evitare l’impianto in utero di embrioni affetti, ma solo allo scopo di escludere un pericolo per la salute psichica o fisica della donna durante la gravidanza e l’interruzione volontaria di gravidanza (sentenze 96/2015 e 229/2015 della Corte Costituzionale). Fra le innumerevoli e importanti sentenze per brevità ho riportato solo quelle che hanno avuto un effetto erga omnes.
Perché sì alla PMA e alla ricerca
La PMA, in generale, consente di superare i problemi riproduttivi umani: dà la possibilità a persone che desiderano figli ma che non potrebbero averne in modo naturale di divenire genitori biologici, permette ai futuri individui che nascono dall'applicazione i queste tecniche di nascere sani e, a dirla tutta, riduce pure la trasmissione delle patologie genetiche alle future generazioni.
La ricerca sugli embrioni, invece, può aprire a interessanti prospettive preventive e terapeutiche.
Il lavoro del Tavolo Salute
In Italia purtroppo permangono ancora vari limiti che andrebbero superati. Il Tavolo Salute di +Europa, di cui faccio parte, ha predisposto una bozza di proposta di legge liberale per superare la legge 40/2004, anche avvalendosi della consulenza di esperti esterni al partito.
E adesso?
A mio avviso è necessario che, dopo il suo imminente Congresso, +Europa porti la proposta di legge all'attenzione degli operatori del settore della PMA (a partire da embriologi, genetisti e ginecologi), dei ricercatori, delle associazioni di pazienti della PMA e delle associazioni LGBTI+ aprendo un dibattito, in riunioni online ed incontri pubblici, per ascoltare i loro suggerimenti e punti di vista. Penso che +Europa, dopo aver valutato ed eventualmente accolto contributi opportuni senza rinunciare ai principi generali laici e liberali che la contraddistinguono, dovrebbe farsi carico del testo depositandolo in Parlamento, nel caso anche con una proposta di legge di iniziativa popolare.
di Emma Bonino e Riccardo Magi
(Pubblicato su Il Riformista)
L'intervento di Emma Bonino a Radio Radicale
Sulla scarcerazione di Niccolò Figà-Talamanca siamo umanamente molto contenti. Ricordando, però, che solo sei giorni fa invece gli era stata rifiutata.
Ci auguriamo adesso che, andando a casa possa stare e rivedere i figli e la moglie, visto che è stato in carcere due mesi.
Non so chi riparerà a questo danno reputazionale e personale, oltre che per Non c’è Pace Senza Giustizia, ora che nessuno se ne occuperà più, però ci proviamo e vedremo.
Intanto grazie a Niccolò per la sua resistenza e grazie a tutti quelli, pochi veramente, che ci hanno dato una mano. Finalmente dormirò una notte con calma. So che è tutto molto poco politico ma è molto umano.
Poi vedremo per la scarcerazione senza condizioni le motivazioni di questa decisione. Intanto prendiamo atto che è così.
di Matteo Di Maio
di Paolo Costanzo
Sbaglia chi cede alle sirene corporativiste come fa oggi Letizia Moratti: la candidata alla Regione Lombardia del Terzo Polo, schierandosi per la tutela delle attuali licenze per i taxi, si piega al volere di una lobby che ostacola la concorrenza, penalizza gli utenti e rende il servizio nelle nostre città, come si vede anche in questi giorni a Milano, lontano anni luce dal resto delle città europee.
Il sistema delle licenze dei taxi va superato al più presto attraverso un intervento di liberalizzazione: aprire alla concorrenza, nei taxi come nel resto del trasporto pubblico locale, significa aumentare l’efficienza e ampliare per tutti il mercato del trasporto pubblico a vantaggio di tutti gli operatori, tassisti inclusi, riducendo l’utilizzo delle auto private.
La Lombardia dimostri di essere il motore dell’Italia anche in questo.
Il segretario e il presidente di +Europa, Benedetto Della Vedova e Riccardo Magi, hanno incontrato il ministro Elisabetta Casellati nell'ambito degli incontri che la titolare del Dicastero delle Riforme sta avendo con le principali forze politiche del Paese sulle riforme istituzionali.
"Abbiamo avanzato un elemento di metodo, non si tratta di arrivare al presidenzialismo purchè sia ma di mettere mano complessivamente alla Costituzione, ha detto Benedetto Della Vedova dopo l'incontro. "Una maggioranza in Parlamento, che è minoranza nel Paese, difficilmente potrà arrivare a meta con una riforma complessiva e non con bandierine. Abbiamo proposto alla Casellati di considerare la possibilità di eleggere una Assemblea costituente contestualmente alle prossime elezioni europee, su base proporzionale, per lavorare un anno e consentire comunque di arrivare a fine legislatura con una riforma costituzionale".
Magi ha spiegato: "Questo Parlamento è frutto di una legge elettorale fortemente distorsiva, gli atti costituzionali vanno fatti da una assemblee realmente rappresentative del Paese, quindi elette con un sistema proporzionale. I tempi ci sarebbero e ci sarebbe anche la solennità adeguata a delle riforma complessive. Non ci piace questo approccio a pezzetti, in cui tutto debba corrispondere a uno scambio nella maggioranza tra presidenzialismo e autonomia differenziata. Abbiamo manifestato la nostra preoccupazione su questo".
fonte (Adnkronos)
La commissione di garanzia congressuale, costituita ai sensi dell’art. 4 delle disposizioni transitorie del regolamento del Congresso di +Europa, è così composta:
Santiago Arguello
Cristina Bibolotti
Carlo Cottarelli
Alessandro Giovannini
Antonella Soldo
Francesca Vio
L’Assemblea di +Europa si è riunita in seconda convocazione il giorno 9 gennaio 2023 dopo che il 5 gennaio non si era costituita per l’assenza del numero legale.
All’Ordine del Giorno c’era l’elezione del Tesoriere e del Presidente dell’Assemblea.
La Presidente facente funzioni, Nicoletta Parisi, dopo aver dato comunicazione di un parere del Collegio di Garanzia che accoglieva le ragioni di un quesito proposto da alcuni membri di Assemblea sull’inopportunità di eleggere il Tesoriere in seconda convocazione e in assenza di requisiti minimi di partecipazione, ha scelto di aprire la votazione per la sola carica di Presidente dell’Assemblea.
Alla votazione hanno partecipato 46 membri di assemblea su 99, e di questi 44 hanno votato per Giulio Del Balzo, mentre 2 non hanno espresso alcuna preferenza.
L’Assemblea, con 44 voti favorevoli e 2 astenuti, ha anche approvato una mozione di sostegno all’operato della Presidente facente funzioni.