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In Russia l’ennesima repressione del movimento Lgbti

Di Yuri Guaiana

Mentre a Mosca la polizia arrestava manifestanti nonviolenti che chiedevano di avere elezioni libere e aperte, a San Pietroburgo l’ennesima repressione del movimento Lgbti.

Dopo essersi visti rifiutato il permesso di tenere il pride, circa 50 attivisti hanno deciso di fare dei picchetti individuali per non violare la legge sulle manifestazioni e mostrare comunque il loro messaggio d’amore e uguaglianza.

Nonostante questo tentativo di rispettare la legge, 11 di loro sono stati arrestati dalla polizia che è intervenuta brutalmente spezzando una gamba a un attivista chiuso nella camionetta.

C’è voluto l’intervento di un deputato di Yabloko, il piccolo partito liberale russo iscritto all’Alde, affinché agli attivisti detenuti venisse data almeno un po’ d’acqua.

Tutto questo mentre la stessa costituzione della Federazione Russa affermi all’articolo 31:
"I cittadini della Federazione Russa hanno il diritto di riunirsi pacificamente, senz'armi, di tenere riunioni, comizi e dimostrazioni".

L’arbitrio e l’illegalità in cui agisce il regime di Putin è ormai sfacciato. È molto significativo che gli amici di Putin nostrani non abbiano niente da dire in proposito.

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