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Imprese: la ricetta di Giorgia Meloni porta al declino

di Benedetto Della Vedova
 
Giorgia Meloni un paio di giorni fa ha illustrato la sua filosofia in materia di fisco per le imprese: “Una tassazione per le aziende legata alla quantita' di manodopera che si ha in rapporto al proprio fatturato. Secondo noi, questo e' il modo piu' efficace per combattere il costo del lavoro, che in Italia e' altissimo, e per fare crescere l'occupazione”. Ecco, penso che questa sarebbe una scelta opposta a quel che ci serve e suicida per l’economia italiana. E non è strano che venga dal populismo sovranista e (sostanzialmente) contrario all’integrazione europea.
 
Ci sono aziende che operano in settori strutturalmente a maggiore o minore intensità di lavoro, naturalmente. Ma il punto è che, a parità di settore, le aziende che occupano di più rispetto al fatturato sono quelle meno innovative e con la minore produttività. Questa è una ricetta per il declino, non per la crescita.
 
Se mai ci dovesse essere un incentivo come quello proposto da Giorgia Meloni, alla instancabile caccia di una proposta dalla popolarità facile quanto fallace, dovrebbe funzionare al contrario: premiare le aziende che innovano i propri processi, investono in tecnologia, aumentano la produttività, contribuiscono alla crescita dell’economia, creano più valore e possono pagare stipendi più alti. Sono queste aziende che saranno in grado di affrontare la concorrenza in mercati aperti e potranno crescere aumentando una buona occupazione su basi solide, non grazie a effimeri e costosi sussidi pubblici; aziende che possano offrire la opportunità dì rimanere in Italia ai giovani che si trasferiscono non per scelta ma per necessità.
 
In Italia c’è bisogno di innovazione e tecnologia così come di ricerca e formazione avanzata; il sussidio proposta da Meloni va nella direzione opposta, quella di un paese protezionista che ancora coltiva l’illusione di potersi chiudere in se stesso e nel passato cercando di sfuggire alle sfide del presente.
 
Più Europa, anche in questo, vuole spingere nella direzione opposta, quella dell'apertura, dell'innovazione competitiva tipica di una paese aperto che, con l’Unione europea, vuole partecipare da protagonista alle sfide globali di questo secolo, difendendo e promuovendo i propri valori e i propri interessi.

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