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Con la destra torniamo all'Italia ostile e lamentosa

Intervista di Emma Bonino a Carlo Marroni, Il Sole 24 Ore

Senatrice Bonino, perché gli italiani dovrebbero votarvi?

Perché rappresentiamo il voto liberale che non aiuta la destra di Salvini e Meloni. Libertà economiche e libertà civili vanno insieme.

L’Europa è al centro del suo programma, sente realmente minacciata questa certezza per il nostro Paese?

Meloni ha detto che se vince lei in Europa “finisce la pacchia”. Ecco, finirebbe la pacchia per l’Italia di avere Draghi, protagonista nell’Ue nell’interesse dell’Italia. E torneremmo all’Italia lamentosa e ostile all’Europa, come è sempre stato per Salvini e Meloni, che hanno sempre considerato l’ungherese Orban come un modello. E in effetti a destra Draghi o non lo hanno mai votato o lo hanno cacciato. 

Il pacchetto fiscale del programma di +Europa è ambizioso: interventi sull’Iva, riduzioni degli acconti, no tax area fino a 10mila euro a cali delle aliquote Irpef. Ma soprattutto accordo preventivo con il fisco per la determinazione del reddito tassabile. Ma le risorse ci sono?

Il primo impegno di +Europa è quello di proporre cose fattibili, non slogan irrealizzabili o favolette. Le risorse per coprire la nostra proposta fiscale sono di 20 miliardi; alcune misure, com’è scritto nel programma, saranno diluite nella legislatura, come la riduzione degli acconti dell’IVA e delle altre imposte. Le risorse si recuperano anzitutto rivedendo la spesa corrente e le spese fiscali, ad iniziare dalla moltitudine dei bonus e delle tax expenditures, agevolazioni, deduzioni, detrazioni e chi più ne ha più ne metta, che in tutto superano i 70 miliardi all’anno. Di questi almeno una quindicina potrebbero essere recuperati con una seria ed equilibrata politica di bilancio. Inoltre, con una revisione del reddito di cittadinanza, senza smantellare gli aiuti a chi davvero è in difficoltà, si possono recuperare altri 5 miliardi. Per non parlare dei 5-7 miliardi che si possono recuperare con la legalizzazione della cannabis togliendo questi introiti alle mafie o il miliardo che arriverebbe dalla regolarizzazione dei 500 mila stranieri irregolari già presenti in Italia.

Per l’aumento del gettito – oltre alla vendita di Ita… - proponete sostanzialmente la lotta all’evasione fiscale, ma è noto che si tratta di entrate previste sempre, e sempre molto aleatorie. E anche di ridurre i sussidi dannosi per l’ambiente.

L’evasione fiscale va combattuta con nuovi strumenti che +Europa propone come immediatamente realizzabili. Il primo è l’incrocio delle decine di banche dati che lo stato ha a disposizione e che non dialogano tra di loro. Il secondo strumento è l’accordo preventivo tra fisco e contribuente: è il miglior strumento di contrasto all’evasione, compresa l’evasione da riscossione, perché è come un contratto fra contribuente e Stato, dove lo Stato è vincolato a non tormentare il contribuente con adempimenti inutili, complicatissimi, con costi di gestione della contabilità e di tutte le scartoffie che poi mai nessuno controllerà. E dove ovviamente il contribuente è vincolato a pagare quanto concordato in maniera preventiva. Sarebbe un risparmio secco di decine di miliardi sia per i cittadini, sia per l’erario. Per le società di medie egrandi dimensioni, poi, si propone l’allargamento, fino a renderla obbligatoria, della compliance: un modo efficace di collaborazione preventiva tra aziende e fisco che ridurrebbe in maniera significativa l’altra faccia della dispersione delle risorse, cioè l’elusione. Cose, tutte queste, fattibili in 12 mesi se vi fosse coesione politica e se +Europa avesse la forza parlamentare per portare avanti questi progetti. I sussidi dello Stato a favore delle attività inquinanti pesano oltre 30 miliardi, una cifra importante che va rivista con una politica di bilancio mirata. +Europa, d’altra parte, è l’unico partito che propone una tassazione ambientale di vantaggio: meno inquini, meno tasse paghi.

Nel programma si parla introduzione in Costituzione del principio di equità generazionale per evitare scelte miopi che creano indebitamento irresponsabile verso le nuove generazioni, una specie di articolo 81 adattato ai tempi. Ma come potrebbe essere declinato?

Sì, un ampliamento dell’art. 81. Come si è giustamente scritto nell’art. 9, di recente modificato, che l’ambiente e l’ecosistema devono essere tutelati “nell’interesse delle generazioni future”, così le finanze pubbliche devono essere tutelate nell’interesse delle future generazioni. Qui il discorso è semplice: più debito per spesa corrente si fa oggi, più dovrà pagare chi verrà dopo di noi domani. Di qui non si scappa. A meno che non si immagini che arrivi mago Merlino a far sparire con la bacchetta magica gli oltre 2700miliardi di debito che già abbiamo accumulato.

Volete riformare il Reddito di cittadinanza, costato molto ma anche con una sua efficacia per le fasce più deboli. Cosa fare allora?

Draghi aveva iniziato a rivedere il reddito di cittadinanza, ad esempio aprendo al coinvolgimento del collocamento privato. Non ha senso oggi abolirlo, come chiedono Meloni e Renzi, ma bisogna riformarlo, per evitare le truffe e per evitare che diventi un disincentivo al lavoro o un incentivo al lavoro nero.

Altro tema sono nuovi strumenti flessibili per favorire le assunzioni. Oltre alla decontribuzione fino a 35 anni cosa proponete?

Il lavoro non lo crea lo Stato, ma l’impresa. E si crea consentendo alle imprese di produrre e aumentare la competitività. La produttività delle imprese in Italia è ferma da troppi anni e su questi temi si deve agire subito incentivando l’innovazione, aprendo alla quinta rivoluzione industriale e accogliendo una sana ed equilibrata concorrenza. Nell’immediato, però, occorre provare a dare risposte ai giovani: si deve spingere sulla decontribuzione, sul bonus lavoro per i lavori estemporanei, ma anche sulle premialità alle aziende che si fanno “scuole” di mestieri e di saperi, fino a riconoscere loro premi in riduzione delle imposte se conseguono obiettivi di formazione e assunzione. Un modo nuovo di guardare all’impresa e alla costruzione del futuro dei giovani.

La parte scuola è molto ricca – compreso l’obbligo fino a 18 anni, accolto non da tutti con entusiasmo - e anche finanziariamente impegnativa: dove bisogna tagliare per dare più all’istruzione

Scuola, istruzione e ricerca sono così prioritari che abbiamo deciso di aprire il programma proprio su questo. Proponiamo di aumentare gli investimenti in misura significativa: un punto di PIL in più rispetto all’attuale 0,50 è il minimo che si possa fare nella prossima legislatura per riaccendere i motori del paese. Questo vuol dire trovare 3 miliardi e mezzo all’anno nelle pieghe del bilancio. Su 900 miliardi dispesa pubblica, di cui solo 40 per investimenti, è un risultato raggiungibile. Penso ad esempio alla giungla della spesa cosiddetta intermedia, quella cioè che riguarda il funzionamento degli organi istituzionali, dei ministeri e delle regioni. Non sarebbe difficile riuscirci.

La sua candidatura è anche il baluardo per le lotte sui diritti civili. Al primo punto lo “ius scholae”, ma molto altro.

Sui diritti noi siamo netti, perché non è più il tempo della timidezza. Dare la cittadinanza ai ragazzi stranieri che hanno studiato per anni in Italia significa legarli al nostro paese: abbiamo una situazione demografica drammatica, sarebbe assurdo perdere ragazzi su cui abbiamo investito. Sulla legalizzazione della cannabis siamo in ritardo, visto che la Germania arriverà prima. Per l’Italia sarebbe una grande occasione dal punto di vista economico ed occupazionale: meno soldi alle mafie e più entrate per lo stato. Sull’immigrazione bisogna agire in Europa per dare poteri veri alla Commissione e aprire canali legali sicuri e controllati in alternativa alla tratta dei trafficanti di esseri umani.

Lei e l'ex alleato Calenda siete avversari a Roma per il Senato, un collegio simbolo a questo punto...

Io sono candidata a Roma al Senato, nel collegio dove sono stata già candidata ed eletta alle ultime elezioni, era pacifico che mi ricandidassi lì. La legge elettorale ha una parte decisiva di tipo maggioritario, dove chi fa un voto in più vince. Nel collegio senatoriale di Roma la corsa per un seggio è a due, tra me e la candidata di fratelli d’Italia. Il fatto che il voto progressista a Calenda aiuti la mia avversaria è un automatismo dovuto alla legge elettorale. Sul dopo vediamo, intanto devo batterlo per il Senato.

 

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  • Pasquale Di Pace
    published this page in News 2022-09-20 15:19:37 +0200