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Cominciamo dal NO

 

  Il 20 e 21 settembre gli italiani sono chiamati a votare per il Referendum sul taglio dei parlamentari. La riforma voluta dal Movimento 5 stelle vuole ridurre i parlamentari quasi del 40% portandoli da 945 a 600: 400 alla camera e 200 al senato. Una buona notizia per gli italiani? No, ecco perché.

5 BUONI MOTIVI PER DIRE NO AD UNA RIFORMA FATTA MALE

1. NO perché la nostra Democrazia vale più di un caffè

Con il taglio dei parlamentari si avrebbe un piccolissimo risparmio che non vale la nostra democrazia. Infatti, con la riduzione dei parlamentari si risparmierebbero solamente le spese delle attività dei singoli eletti, tralasciando i costi delle strutture che hanno il peso maggiore nel bilancio. La riforma comporterebbe un risparmio di circa 65 milioni di euro ogni anno, solo lo 0,007% della nostra spesa pubblica. Meno di un euro all’anno per ogni cittadino italiano. La nostra democrazia vale molto di più di una tazzina di caffè.

2. NO perché penalizza i cittadini (soprattutto i giovani), i territori e le minoranze linguistiche

Il taglio dei parlamentari penalizza i cittadini. Interi territori, province e minoranze linguistiche rischiano di non essere più rappresentati in Parlamento. Senza alcuna legge di tutela, le comunità linguistiche vedrebbero scomparire ogni possibilità di eleggere i propri candidati. Anche i cittadini nelle circoscrizioni estere sarebbero meno rappresentati, vedendosi ridotti il numero dei loro deputati da 12 a 8 e dei senatori da 6 a 4. In più questa riforma renderebbe ancora più difficile per le nuove generazioni partecipare e portare in Parlamento i loro bisogni e le loro idee. Potersi candidare diventerebbe un lusso solo per chi se lo può permettere. Solo chi ha una grossa disponibilità economica, infatti, riuscirebbe a fare campagna elettorale su collegi così grandi. Questo referendum non colpisce la “casta” ma gli interessi dei cittadini.

3. NO perché l’Italia diventerebbe l’ultima in Europa per rappresentanza

Il Parlamento è l’unico luogo in cui il cittadino si vede democraticamente rappresentato. Un Parlamento con meno eletti verrebbe sentito come ancora più distante, indebolendo il rapporto tra eletto ed elettore. Con questa riforma l’Italia diventerebbe l’ultima in Europa per numero di cittadini rappresentati da un singolo parlamentare. Oggi ad ogni deputato corrispondono circa 90.000 cittadini, e a ogni senatore ne corrispondono 190.000. Se vince il sì passeremmo a oltre 150.000 cittadini per ogni deputato e 300.000 per ogni senatore. Troppo pochi rappresentanti per una popolazione così grande.

4. NO perché verrebbe meno la funzione centrale del parlamento: il pluralismo delle idee

Ridurre la rappresentanza significa demolire un principio cardine delle funzioni del Parlamento, fondamentale per la sopravvivenza della Democrazia liberale. Anche i partiti che superano la soglia di sbarramento rischiano di non avere eletti nel Senato con buona pace del pluralismo delle idee. In questo modo le liste politiche con un maggiore consenso partirebbero avvantaggiate a discapito delle più piccole realtà politiche.

5. NO perché avremmo un Senato troppo piccolo con un potere troppo grande

Un Senato formato da solo 200 persone potrebbe decidere del destino di 60 milioni di italiani. Questa riduzione altera del tutto i meccanismi di rappresentanza, senza in alcun modo migliorare le qualità e tempistiche per la formazione ed approvazione delle leggi che resterebbero lunghi a causa del “bicameralismo perfetto”, ovvero del fatto che Camera e Senato hanno gli stessi poteri e le stesse funzioni. Sarebbe stato meglio differenziare i compiti delle due camere.    


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