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Coinvolti apparati dello Stato nella sparizione della figlia dell’ex ambasciatore della Nord Corea?

di Silvja Manzi
 
La vicenda della figlia 17enne del diplomatico nordcoreano Jo Song-gil è oscura sotto molti profili, tranne uno, che è il più macroscopico. Essendo minorenne doveva essere affidata al giudice tutelare, e non poteva in ogni caso uscire dall’Italia legalmente.
 
Quanto è avvenuto, in un contesto ovviamente sorvegliato dagli apparati di sicurezza, getta una luce sinistra sul possibile coinvolgimento delle autorità dello Stato italiano nella sparizione della ragazza.
 
Al di là degli incerti contorni di questa spy story, il dato incontestabile è che agenti del regime di Pyongyang hanno potuto liberamente operare in Italia per il rimpatrio illegale della ragazza.
 
Il rifiuto del Ministro dell’Interno di riferire sul caso e l’assenza di comunicazioni ufficiali da parte della Farnesina rendono, se possibile, ancora più inquietante una vicenda che giuridicamente rimane a tutti gli effetti un sequestro di persona, su cui ci auguriamo che l’indagine avviata dalla Procura di Roma faccia piena luce.

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