Intervista di Emma Bonino a Giovanna Casadio (La Repubblica)
"Putin sarà processato, non resterà impunito, come non lo è stato Milosevic. E la Corte penale internazionale si sta già muovendo". Emma Bonino, ex ministra degli Esteri e commissaria Ue, ha contribuito a scrivere lo statuto della Corte dell'Aja. Indica le tappe del diritto internazionale per arrivare a "spiccare un mandato di cattura, che sarà l'altro passo nell'isolamento del capo del Cremlino, come le sanzioni dal punto di vista economico".
Ci sono strumenti di diritto internazionale per agire su Putin?
Putin è il responsabile unico di questa aggressione violenta, non provocata ed ingiustificabile. Gli sforzi diplomatici ci sono stati e ci sono, l'ultimo è la visita del segretario generale dell'Onu a Mosca e a Kiev. Il punto è che Putin non sente ragioni e prosegue il suo tentativo di occupazione militare del territorio ucraino in nome della fantomatica “de-nazificazione” e della “de-ucrainizzazione” della Repubblica guidata da Zelensky. L’ONU è paralizzata dal diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza. La Corte Penale Internazionale (CPI) può avere un ruolo decisivo, accertando i crimini di guerra e contro l'umanità.
Ma come si fa a processare Putin?
La prima competenza è della magistratura ucraina, sopratutto se supportata dall'invio di esperti di Paesi amici. E la procuratrice generale, Iryna Venediktova, non ha perso tempo. La CPI (la cui giurisdizione l'Ucraina ha volontariamente accettato nonostante non ne sia parte) opera in base al principio di complementarietà, nel caso in cui lo stato in questione sia inabile o riluttante. Qualora i russi dovessero prendere il totale controllo del territorio impedendo alla magistratura ucraina di procedere, entrerebbe in gioco la CPI. In questo senso agisce come una polizza assicurativa. Putin sarà processato in ogni caso.
Un mandato di cattura internazionale, Putin come Milosevic, da parte della Corte dell'Aia, sembra oggi complicato.
Lo sembrava anche per l'onnipotente Milosevic ai tempi del tribunale ad hoc per l'ex Jugoslavia, e per i suoi complici Karadzic e Mladic. Il primo è morto in carcere all'Aja, i secondi sono all'ergastolo. Il problema non è spiccare il mandato di cattura quanto la sua messa in esecuzione. Putin può sfuggirvi, ma non per sempre.
Lei ha contribuito a scrivere lo statuto della Corte penale internazionale, che ha giurisdizione su genocidio, crimini di guerra e contro l'umanità: va superata o rifondata?
Va maggiormente sostenuta e legittimata. Arrivarci è stato un lungo cammino, anche attraverso passaggi intermedi come i tribunali ad hoc. La strada maestra per l'affermazione della giustizia penale internazionale è, e rimane, la CPI.
Non crede che la Corte sia già in ritardo?
La Corte dell’Aja ha reagito prontamente, aprendo un’inchiesta e cominciando a raccogliere prove dei crimini per poi giudicare chi li abbia commessi.
Quello che sta accadendo a Bucha, a Mariupol, in altre città ucraine le ricorda Srebrenica?
Come livello di orrore senz'altro, ma a Srebrenica la dinamica fu diversa. Nonostante si trattasse di un "safe haven", una zona sotto la protezione delle Nazioni Unite, Mladic e i suoi agirono in totale impunità. Ci vollero mesi per raccogliere le prove del massacro, che furono subito occultate. Oggi le nuove tecnologie ci consentono di documentare i crimini quasi in tempo reale.
L'Europa ha un ruolo gregario rispetto agli Usa?
L’Ue sta giocando al meglio il suo ruolo: sulle sanzioni, sull’isolamento politico diplomatico di Putin, sull’invio di armi perché Kiev possa difendersi e sull’accoglienza di milioni di rifugiati ucraini. Per avere un ruolo confacente alla nostra dimensione economica e strategica dovremmo dare all'Ue una politica estera e di difesa comune.