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Appello a Lagarde e Von Der Leyen dalle donne italiane

di Daniela Poggio

Siamo nel cuore di Parigi. È lì che nel 1935 una giovane donna espatria insieme al marito e alla figlia per sfuggire alla dittatura fascista. Si chiama Xenia Silberberg, è figlia di due rivoluzionari russi e in Italia, dove si è trasferita ancora bambina insieme alla madre, incontra e sposa Emilio Sereni, un militante comunista.
Xenia sceglierà successivamente il nome di Marina, Marina Sereni.
La dittatura lei la conosce, il regime zarista le ha tolto il padre, quello fascista ha rischiato di toglierle il marito.
Ora è una militante anche lei e insieme a Teresa Noce dà vita nel 1937 al foglio clandestino “Noi Donne”, una iniziativa delle antifasciste in esilio.

In Italia, è Palmiro Togliatti nel 1944 a immaginare una pubblicazione politica femminile ed è così che il foglio “Noi Donne” arriva nel nostro Paese, pubblicato in clandestinità per i primi due anni e da allora senza interruzioni per ben 76 anni diventando un punto di riferimento del femminismo italiano, protagonista di battaglie importanti per la parità di salario, divorzio, aborto e tutela della maternità. Oggi Noi Donne è un magazine digitale, presente anche su Twitter (@noidonnemag) e Facebook. Tra le fondatrici italiane vi è anche Marisa Rodano, 99 anni, la prima donna nella storia italiana a venir eletta alla carica di vice presidente della Camera dei deputati. Marisa oggi, insieme a Daniela Carlà e Tiziana Bartolini è tra le promotrici di “Noi Rete Donne”, un’associazione che da dieci anni sostiene attivamente la presenza femminile nelle istituzioni che si occupano di politica, ma anche di economia e di scienza.

«Abbiamo riunito circa 60 associazioni in un accordo per la democrazia paritaria, una rete promossa e coordinata da Noi Rete Donne» racconta Daniela Carlà, che è anche dirigente generale del Ministero del Lavoro e presidente del consiglio dei sindaci Inail. «In questi anni abbiamo collaborato a numerose proposte di leggi ed emendamenti che hanno consentito alle donne di crescere in termini di partecipazione alla vita politica».
Insomma, se oggi in Italia ci sono più donne che si occupano di politica, che possono far sentire la loro voce, lo dobbiamo anche a loro. Non stupisce quindi che nasca proprio da questo gruppo storico di donne (l’iniziativa è sostenuta anche da Giancarla Codrignani) la “lettera aperta” a Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, e Cristine Lagarde, Presidente della Banca Centrale Europea «per ridisegnare le priorità economiche, consolidare democrazia e diritti civili».

Una lettera che è possibile sottoscrivere inviando una mail a [email protected] o tramite la petizione su Change.org .
A oggi le firme sono già oltre 500 tra persone e associazioni.
Quella di “Noi Donne” è una lettera appassionata, ma anche sofferta, perché nasce dalla consapevolezza che quella critica così dura ad alcune posizioni espresse dalla due leader europee e che altrettanto duramente è stata consegnata a un articolo recentemente apparso sul Riformista, “Tre donne alla guida dell’Europa. Una troika non all’altezza”, ci fa male. E chi ha lottato per decenni per consentire anche a quelle donne di essere lì, questo non lo può accettare.

«Siamo a una difficilissima prova della Storia« recita la lettera «Due donne ai vertici delle istituzioni europee sono una coincidenza eccezionale, risultato di un lungo impegno per l’emancipazione e la libertà delle donne. Ci aspettiamo da voi decisioni libere, destinate a riformulare e rinsaldare l’idea di una Europa dei popoli, solidale, e delle donne».
Perché questa è una prova a cui Ursula von der Leyen e Cristine Lagarde sono chiamate in nome di tutte le donne che in loro hanno visto, finalmente, una svolta. Certo, due nomine arrivate nel solco di percorso segnato da logiche patriarcali, percorsi cioè che prediligono le soluzioni convenzionali, ma che le donne devono allenarsi a mettere in discussione esercitando il pensiero critico. «Questo è un momento in cui anche i pensieri eretici possono trovare spazio», ci dice Daniela Carlà. Cosa vuol dire?

Avere il coraggio di fare scelte radicali, diverse, mettendo al centro concetti nuovi che appartengono alla dimensione femminile e che oggi possono trovare nuovi significati. La cura ad esempio, da sempre relegata (insieme alle donne) a una dimensione residuale e domestica, oggi diventa la chiave deontologica per reinterpretare scienza ed economia.
Le donne lo sanno cos’è la cura, si sono allenate per secoli. Oggi serve quell’attitudine per proteggere e, appunto, curare un mondo malato, un pianeta malato: «Se le società si strutturassero guardando agli ultimi, alle persone marginali, solo così saremmo in grado di immaginare un mondo nuovo a partire dall’impatto di questa epidemia», è la suggestione di Tiziana Bartolini, oggi Direttrice di “Noi Donne”.

Ecco allora che il movimento delle donne fa un passo avanti, oltre gli stereotipi. «Noi per prime», continua Tiziana, «dobbiamo da un lato continuare a combattere gli stereotipi che vedono la donna ancora in ruoli convenzionali, ma non dobbiamo nemmeno cadere nello stereotipo che una donna è brava solo perché donna».
La quantità di donne presenti in politica è un risultato, ma non basta. Adesso devono avere il coraggio e la sensibilità di sradicare meccanismi di riferimento che mostrano ormai tutti i loro limiti. Un appello che sta nascendo da più parti insieme alla consapevolezza che le donne potrebbero contribuire alla ripresa, come ha suggerito Ilaria Capua. E la ministra Bonetti, infatti, annuncia l’iniziativa Donne per nuovo Rinascimento, una task force di dieci donne per ricostruire, costruire diciamo noi, un percorso di protagonismo femminile.

Non mancano nemmeno iniziative dal basso come “Ideexdomani” , promossa da Ladynomics, che invita le donne a inviare un breve video con idee e progetti per la ricostruzione.

Stiamo vivendo una circostanza eccezionale, non dobbiamo mancare a questo appuntamento con la storia, non possiamo dimenticare che c’era un prima in cui le donne non potevano esprimersi con autorevolezza e ironia come oggi fa Ilaria Capua (che pure ha pagato un caro prezzo) e fortunatamente molte altre, non possiamo ignorare che se Ursula von der Leyen e Cristine Lagarde sono lì è anche per le tante battaglie condotte in nome della parità di genere.
Non lo devono ignorare soprattutto loro: hanno saputo chiedere “scusa” – un gesto non proprio comune da parte di quelle cariche istituzionali – ora possono e devono trasformare l’Europa.
Noi Donne glielo chiediamo, Noi Donne siamo con loro.

Articolo pubblicato il 4 aprile su La27Ora del Corriere

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