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  • Fiducia al Conte Bis, l'intervento integrale di Emma Bonino in Senato

    "Signor Presidente del Consiglio*,

    l'intervento che lei ha letto ieri alla Camera, tanto lungo quanto enciclopedico, alla fine si configura come un libro dei sogni: un programma omnicomprensivo, senza priorità e senza concretezza, che - mi scusi - finisce per essere una fiera delle ovvietà.

    C'è qualcuno che non vorrebbe più asili nido? C'è qualcun altro che vorrebbe più inquinamento? C'è qualcuno che non vorrebbe salari più alti e servizi pubblici più efficienti?

    Un programma di Governo, però, non può essere solo un elenco di desideri, ma deve far riferimento a interventi da realizzare con risorse individuate in modo preciso e con delle priorità.

    Sa, la mia mamma Catterina - scritto con due T per uno svarione, ma lei ci teneva molto - avrebbe detto: «Ottimo e abbondante, soprattutto abbondante», aggiungendo però subito dopo di ricordare che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare e, per quanto mi riguarda e per quanto riguarda Più Europa, qui di mezzo c'è un vero oceano.

    La cosa chiara, presidente Conte, è che il suo Esecutivo intende ricorrere al deficit in modo anche più ampio del precedente, illudendo a mio avviso gli italiani due volte: da un lato, c'è l'illusione che il deficit sia gratis, che non diventerà un peso sulle spalle dei contribuenti di domani e sui giovani; dall'altro, l'illusione è che sia illimitato, quando sappiamo benissimo che in Europa sotto i tappeti rossi i paletti rimangono molto stretti.

    Ammettiamo pure che si riescano a ottenere 10 miliardi di deficit in più: si coprirebbe meno di un terzo delle sole promesse sull'IVA e sul taglio del cuneo fiscale. E le coperture su tutto il resto? Mi riferisco alla scuola, alla sanità, ai servizi pubblici, ai beni collettivi. A mio avviso, rimangono le solite vaghezze su lotta all'evasione e spending review, di cui sento parlare da quando ero molto più giovane.

    Qualcuno ha scritto giorni fa che l'approccio macroeconomico giallorosso non è molto diverso da quello del Governo gialloverde: è un approccio figlio del convincimento che l'Italia possa crescere solo se fa più deficit pubblico e che solidarietà alla fine significhi distribuire i debiti. Non è la mia concezione. Solidarietà significa distribuire la ricchezza; ma, per distribuire la ricchezza, bisogna anche crearla.

    C'è però una cosa su cui il suo programma invece è molto chiaro: lei e il suo Governo non volete disfare nulla di quanto fatto dal precedente Esecutivo. Giuseppe Conte 2 è più che indulgente rispetto a Giuseppe Conte 1.

    Le sue annunciate novità mi sembrano di una sostanziale e impressionante continuità, a partire dai decreti sicurezza, per non parlare di quota 100, del reddito di cittadinanza, del blocco della prescrizione e del taglio dei parlamentari, presentato come puro oltraggio alla rappresentatività del Parlamento.

    Con il suo programma questo Governo promette tutto a quasi tutti. Ma io penso che dobbiate stare attenti al rischio di resuscitare politicamente l'ex vice primo ministro Salvini, che francamente si è azzoppato da solo per arroganza. Saper vincere già è difficile; voler anche stravincere è normalmente un enorme errore. Averlo tenuto fuori dal Viminale è positivo, ma state attenti a non creare le condizioni che lo riportino direttamente a Palazzo Chigi. Se lei promette tutto a tutti, crea delle aspettative che ben presto - come lei sa - rischiano di tramutarsi in insoddisfazioni (diciamo così, per usare un eufemismo).

    Se avrà un minuto di tempo, per evitare svarioni già visti, può forse dire all'ancora inesperto ministro degli esteri Di Maio che la Farnesina non può diventare il quartier generale di un partito, né può diventare la sede di un Governo ombra, di un Ministro che al Governo già c'è, ma vuole anche un suo Governo ombra. Se voi continuate a promettere tutto ciò che, secondo la vostra accusa, il tradimento della Lega vi ha impedito di mantenere, allora temo che il fallimento tornerà ad aprire la strada all'altro partito del populismo italiano, perché, nella gara a chi la spara più grossa, è difficile battere l'ex Ministro dell'interno, veramente difficile.

    Il Governo che lei ha presieduto fino a poche settimane fa è stato il più ostile all'Unione europea. Mi permetta di non credere a scatola chiusa che, nel giro di pochi giorni, sia diventato un leader europeista e con lei il ministro Di Maio e con lui tutti i 5 Stelle; mi permetta perlomeno di avere questo dubbio.

    E qui voglio dirle che il fatto che il suo precedente Governo sia caduto per implosione è una buona notizia. Ed è un'ottima notizia che la divisione delle nomine all'interno della nuova maggioranza abbia portato Paolo Gentiloni alla Commissione europea e il ministro Gualtieri al Ministero dell'economia. Penso siano due ottime scelte.

    Concludo, signor Presidente del Consiglio. Più Europa è nata per costruire un'alternativa alla deriva populista della politica italiana. Siamo partiti quando ancora - a nostro avviso - non era neanche chiara a quasi nessuno la sfida politica all'Europa e allo Stato di diritto che veniva dai movimenti antipolitici, come il MoVimento 5 Stelle, e da quelli nazionalisti, come la Lega.

    Quindi, oggi, a nome di Più Europa voterò contro la fiducia al suo nuovo Governo, che rischia ancora di essere, rispetto al Governo precedente, solo diversamente populista. L'opposizione politica e parlamentare di Più Europa sarà non solo costruttiva, ma anche alternativa a quella oggi capitanata dal partito, che è stato fino all'ultimo giorno azionista di riferimento della sua precedente maggioranza. Sarà opposta a quella di Salvini: non ne abbia dubbio.

    Sono io - e ho concluso - che ho dubbi sul fatto che il Governo possa agire in modo totalmente opposto a come ha fatto con Salvini.

    Lei, professor Conte, può essere il successore, ma non può diventare l'alternativa di se stesso. Questo è veramente chiederle troppo. Io sono disposta a cambiare idea. Ma lei e il suo Esecutivo dovrete prima dimostrarvi capaci di cambiare politica in modo radicale e sostanziale, nel linguaggio e anche nel dare e dire la verità ai cittadini italiani, che vogliono almeno sapere quali sono le priorità di questo Governo, in una situazione in cui non ci sono soldi per nessuno.

    Quindi, per favore, basta illusioni e basta bugie: la speranza è un'altra cosa. Senza scomodare Kennedy, che tutti ben ricordiamo: dire la verità fa crescere i cittadini italiani, fa crescere la classe politica e rende tutti più responsabili".

     

    *Intervento integrale pronunciato da Emma Bonino in Senato sulla fiducia al Conte Bis il 10 settembre 2019. 

  • Gli interventi dei deputati di Più Europa in occasione della fiducia al Conte Bis

    La direzione di Più Europa, riunitasi per la quarta volta dall’apertura della crisi di governo, il giorno 2 settembre 2019, con 19 voti a favore, 10 contro e 4 astenuti ha deliberato di collocarsi all'opposizione dell'attuale governo. Emma Bonino ha sostenuto con convinzione la linea del partito e per questo, affinchè la posizione di +E fosse chiara, abbiamo atteso il suo intervento in aula, pubblicandolo sui nostri canali social.

    I tre deputati hanno espresso una posizione opposta a quella di Più Europa.

    Di seguito i loro interventi:

    Alessandro Fusacchia

    Bruno Tabacci

    Riccardo Magi

     

  • Basta veti ideologici e antiscientifici: si riapra il dibattito sulle biotecnologie in agricoltura

    di Giordano Masini

    “La disponibilità del ministro dell’agricoltura Teresa Bellanova a riaprire il dibattito sulle biotecnologie applicate all’agricoltura è coraggiosa e troverà molte resistenze culturali e politiche, soprattutto nella sua maggioranza. Ma proprio per questo va apprezzata, incoraggiata e sostenuta. La ricerca nel campo del miglioramento genetico delle varietà agrarie è uno strumento essenziale per la sostenibilità ambientale della filiera agricola: significa produrre di più per una popolazione mondiale in aumento, consumando meno suolo, meno acqua, meno pesticidi. Bisogna rimuovere l’anacronistico e antiscientifico divieto alla ricerca biotecnologica in campo aperto imposto ormai quasi vent’anni fa dall’alllora ministro dell’agricoltura Pecoraro Scanio e mai rimesso in discussione dai suoi successori. Sarebbe un primo passo nella direzione auspicata dalla comunità scientifica, finora rimasta inascoltata su un tema nel quale prevale invece il pregiudizio e l’ideologia.

  • L'ingerenza politica nello sport rischia di toglierci le Olimpiadi

    di Matteo Di Paolo

    Emerge oggi che il richiamo recente del Comitato Olimpico Internazionale all'Italia per la legge delega di Riforma dello sport era stato sollecitato direttamente dal CONI. Nulla di strano: l'ingerenza della politica nello sport rischia di toglierci sia la partecipazione ai Giochi che l'organizzazione delle Olimpiadi invernali del 2026. Il Comitato Olimpico Internazionale ha infatti avvertito, recentemente, che la riforma Giorgetti dello Sport è in violazione di alcune norme della Carta Olimpica. In sostanza, la riforma crea una società pubblica (Sport e Salute) che avrà in gestione tutti i fondi dedicati alle Federazioni e alle attività sportive nazionali. I regolamenti di tutte le organizzazioni (es. la FIFA nel calcio), invece, chiedono che i Comitato Olimpici Nazionali e le Federazioni siano autonomi e indipendenti dal potere politico. Inutile dire che il fatto che l'indirizzo sportivo rimanga competenza CONI è poca cosa, se i fondi e la cassa sono altrove.

    E' un'altra dimostrazione che più che Prima gli Italiani è Prima le Poltrone: l'ingerenza è volta solo ad aumentare il potere politico e l'intervento dirigista degli apparati statali, ci porterebbe all'esclusione dai Giochi o da tornei internazionali, cosa che è decisamente imbarazzante, una sanzione comminata in anni recenti solo a paesi non democratici quali il Kuwait e, con regole simili, dalla FIFA a Guatemala e Sierra Leone.
     
    L'auspicio è che il nuovo governo non si limiti a un maquillage per evitare la sanzione ma ritiri l'impianto generale della norma.
  • Più Europa aderisce alla manifestazione dell'associazione Coscioni "Liberi Fino alla Fine"

    di Costanza Hermanin e Valerio Federico

    È passato un anno da quando la Corte Costituzionale ha ravvisato profili di incostituzionalità nelle norme vigenti in materia di aiuto al suicidio per quei malati che, pienamente capaci di scegliere in maniera libera e consapevole e affetti da patologie irreversibili, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche ritenute assolutamente intollerabili, decidono di porre fine alla propria vita. L’ordinanza della Corte, mossa dal caso che ha coinvolto Marco Cappato e DJ Fabo, ha evidenziato che va riconosciuto il rispetto del principio di autodeterminazione e dunque la volontà dei pazienti anche rispetto a trattamenti da cui consegua la morte e che va regolamentato, di conseguenza, l’assistenza di terzi in questi casi. È deprecabile la negligenza con cui deputati e senatori hanno accolto il richiamo della Corte Costituzionale su questo tema, ossia l’invito a legiferare, entro un anno, per rimuovere i profili di incostituzionalità dell’art. 580 (sull’aiuto al suicidio) del codice penale. Come è spesso accaduto nella storia italiana, l’inadempienza del Parlamento rispetto a impegni, cui invece è obbligatoriamente tenuto, costituisce un fattore di oggettivo discredito delle istituzioni democratiche.  Questo è tanto più grave in un caso come quello in oggetto, che vede anche uno stallo parlamentare sulla proposta di legge d’iniziativa popolare riguardante la stessa materia, promossa dall’Associazione Luca Coscioni e depositata con 130 mila firme ormai sei anni fa. La manifestazione di domani, organizzata dall’Associazione Luca Coscioni è un giusto richiamo agli obblighi del Parlamento. +Europa aderisce e parteciperà all’iniziativa, nella speranza che il Parlamento eviti ulteriori manovre digressive o escamotage elusivi sul merito del provvedimento da adottare, che non può e non deve ridursi, come da più parti ipotizzato, alla mera attenuazione delle pene per il caso di Marco Cappato e per tutti i casi analoghi che dovessero ripetersi in futuro. Bisogna finalmente affrontare il merito della questione, un’esigenza largamente ravvisata nel paese, assunta dalla Corte Costituzionale, ma non ancora dalle forze politiche.

  • Dl clima: sì a una revisione green del fisco, ma non aumenti la pressione fiscale

    di Michele Governatori

    La proposta del ministro Costa, un programma di taglio di sussidi ambientalmente dannosi e incentivi a chi toglie auto inquinanti dalla strada delle città critiche per qualità dell’aria, è condivisibile in queste sue componenti, ma ha due gravi problemi complessivi: prima che generi risparmi, porta a maggiori spese; questi risparmi avrebbero perlopiù la forma di tagli alla spesa fiscale, i quali, se fatti senza una riduzione delle aliquote standard delle imposte cui si applicano, sono in realtà un aumento di pressione fiscale. La strada di eliminare i sussidi dannosi con altri favorevoli all’ambiente non è irragionevole, nel breve termine, se permette di rendere accettabile la transizione alle categorie più colpite.

    Per esempio: se tolgo a un armatore gli sconti sul combustibile di origine petrolifera, potrei restituirgli in parte quei vantaggi a fronte del passaggio a una flotta alimentata a gas naturale.

    Tuttavia è importante che nel medio periodo la transizione a un fisco più favorevole all’ambiente sia neutrale in termini di effetti sul gettito complessivo. Infatti le risorse hanno un valore anche economico, quindi è poco credibile un’idea di sostenibilità che si applichi alle risorse ambientali e non a quelle economiche. Il “green new deal” è necessario, ma è necessario che non finisca tra i tanti punti del libro dei sogni da pagare con risorse da trovare chissà come. Perché in tal caso o resterebbe un sogno o, peggio, si realizzerebbe in forma dell’incubo di ancora più debito, che vuol dire più tasse future, in parte per pagare gli interessi. Con tanti saluti agli investimenti, verdi o meno.

  • Non può esserci redistribuzione senza crescita. Ecco perché la globalizzazione è positiva

    Di Valerio Federico

    Carlo Stagnaro scrive che “quando si parla dell’integrazione delle economie mondiali. Da un lato ci sono quelli che pensano che essa sia un “male necessario” da “gestire”.

    Dall'altro, coloro che la ritengono un male-e-basta e che dunque vada “fermata”.

    Ha ragione, ma in Italia si dimentica di +Europa che, come nessun altro, si ritrova in una libertà umana che si sostanzia nel diritto degli individui di scambiare, presupponendo anche il loro diritto di spostarsi.

    Ci ricorda che “chi demonizza la globalizzazione (cioè i prodotti degli altri) vuole di norma anche chiudere i porti (cioè lasciar fuori gli altri in carne in ossa)” e che “entrambe le cose hanno effetti economici dimostrabilmente positivi”, “ambedue vengono avversate nel nome di un pregiudizio nazionalista in senso lato: che la diversità – di prodotti e persone – rappresenti una fonte di problemi e non l’origine della prosperità”

    +Europa è una forza politica, forse unica in Italia, a ritenere che la globalizzazione, e dunque l’integrazione delle economie mondiali e la mobilità delle persone, ha effetti prevalentemente positivi, nello stesso tempo ritenendo le politiche di re-distribuzione necessarie ma conseguenti a politiche di sviluppo e crescita che non pesino ulteriormente sul debito economico ed ecologico già capace di ipotecare il futuro dei millennials e dei loro figli.

    La povertà è crollata nel mondo - più capitale, più lavoro, più concorrenza e innovazione l'hanno drasticamente ridotta - e la sfida oggi è che nelle economie mature occidentali non cresca e che le differenze sociali si riducano ampliando opportunità, mercati e misure sociali per gli esclusi.

  • Contro il "nero" bisogna rendere conveniente l'uso di bancomat e carte di credito, non tassare il contante

    di Piercamillo Falasca
    Se si vuole davvero ridurre l’uso del contante e agevolare l’uso degli strumenti elettronici di pagamento, bisogna favorire la diffusione di questi ultimi e non penalizzare i consumatori con una insensata tassazione dell’uso del contante, che finirebbe per essere un’addizionale Iva a danno soprattutto dei ceti meno abbienti.
    C’è in Italia un problema relativo alle commissioni pagate alle banche e ai circuiti di credito tradizionali da parte di commercianti, artigiani, ristoratori o distributori di benzina: sono troppo onerose, se non proibitive per i piccoli esercenti. Anche per questo l’84 per cento delle transazioni in Italia è ancora regolato in contanti. Bisogna lavorare per rendere più conveniente l'accesso di tutti gli esercenti ai circuiti di pagamento elettronico, agevolando anche i nuovi strumenti diversi dalle carte di credito tradizionali. È così che si potrà favorire la transizione dal contante agli strumenti elettronici, non con nuove tasse.
  • Ora subito una legge sul fine vita per evitare altri casi Dj Fabo

    di Benedetto Della Vedova
    La decisione della Consulta, nel vuoto dell’iniziativa parlamentare non ha fatto altro che riconoscere che nelle norme costituzionali e nei diritti da queste riconosciuti vi sono già elementi sufficienti per stabilire la non punibilità di Marco Cappato nel caso Dj Fabo.

    Si certifica cioè che a violare la Costituzione è una norma penale che punisce duramente l'assistenza e il rispetto della volontà di malati affetti da patologie irreversibili, in condizioni di grave sofferenza e sottoposti a trattamenti di sostegno vitale che possono essere legittimamente rifiutati.

    Sarebbe un errore pensare che la sentenza della Consulta risolva il problema dell'assenza di una normativa di disciplina generale del fine vita, che le Camere hanno invece il dovere di approvare rapidamente, sulla base dei principi stabiliti dalla Consulta, per evitare che in altri casi analoghi tocchi nuovamente ai tribunali e alla Corte Costituzionale rimediare alle inadempienze del Parlamento e garantire i diritti dei cittadini

  • Si parta dalla sentenza della Corte per una legge liberale sul fine vita

    di Gianfranco Spadaccia

    La sentenza della Corte Costituzionale sul caso Fabo-Cappato è molto importante. Non conosciamo ancora il testo e le motivazioni ma già il dispositivo ci dice che è una sentenza fortemente innovativa, in Italia letteralmente rivoluzionaria. Naturalmente non ci si poteva e doveva attendere dalla Corte un intervento legislativo su eutanasia e suicidio assistito perché questo non era e non è il compito della Corte. Essa giudica infatti a partire da un caso concreto: l'assistenza fornita a chi, nell'impossibilità di provvedervi da solo, decide di porre termine alle proprie sofferenze e chiede ad altri assistenza.

    È stato il caso di Fabo che chiese aiuto a Cappato e alla Associazione Luca Coscioni. Tuttavia, pur giudicando a partire da un caso concreto, le decisioni della Corte hanno un valore e una applicazione generale, di cui deve tener conto lo stesso Parlamento.

    La sentenza della Corte ha stabilito infatti con questa sentenza un principio che è insieme di tolleranza, di libertà e di autodeterminazione di cui non si potrà non tenere conto in tutti i trattamenti di fine vita, che non a caso sono espressamente richiamati. D'ora in poi non potrà più accadere ciò che accadde a Piergiorgio Welby che dovette lottare per ricorrere alle norme sul consenso informato e sulla sospensione delle cure che sono espressamente previste dalla Costituzione e da un trattato internazionale sottoscritto dallo Stato italiano. E non potrà più accadere ciò che accadde a un coraggioso anestesista, il dott. Riccio, che gli assicurò la sua assistenza medica e fu per questo sottoposto a processo: fu assolto ma per coloro che avevano accusato di omicidio il padre di Eluana Englaro poteva (anzi doveva) essere condannato (e lo sarebbe stato se avesse incontrato un giudice che la pensava come loro).

    Non potevamo attenderci dalla Corte ciò che non poteva darci. Nondimeno la Corte ha stabilito un principio e dato una interpretazione costituzionale che costituiscono un importante precedente in direzione di una più ampia liberalizzazione. E la liberalizzazione non è anarchia, non è in contrasto con il rigore del diritto, che stabilisce modalità, facoltà e limiti all’esercizio dei diritti dei cittadini.

  • Per Tridico 2,5mld di risparmi da Quota100 e Rdc. Davvero pensa di prenderci in giro?

    di Piercamillo Falasca

    Davvero Tridico pensa di poter prendere in giro gli italiani così? Quota 100 e Reddito di Cittadinanza non producono risparmi, al massimo si può dire che costano leggermente meno di quanto preventivato. Ma stiamo comunque parlando di misure che costano circa 8 miliardi all’anno ognuna, introdotte dal governo gialloverde e confermate dal governo giallorosso, in una folle rincorsa a chi fa più debito e più spesa pubblica. Risorse che potevano e potrebbero essere usate per scopi migliori, come investimenti per l’ambiente o come riduzione di tasse sul lavoro. Tridico dica le cose come stanno e non cerchi di confondere le acque. Gli italiani e i giovani non sono stupidi.

  • published Tabacci se ne va. Viva +Europa in News 2022-02-01 17:30:34 +0100

    Tabacci se ne va. Viva +Europa

    Oggi in questa intervista al Corriere della Sera, Bruno Tabacci annuncia di lasciare +Europa in dissenso con la scelta di Emma Bonino di votare contro la fiducia al nuovo esecutivo.

    La scelta di non sostenere il governo Conte bis è stata presa dalla Direzione di +Europa a maggioranza assoluta, non da Emma Bonino, che ha partecipato, come tutti i parlamentari di +Europa, a questa decisione e a differenza degli altri eletti l’ha condivisa e sostenuta.

    +Europa non ha ritenuto che il governo Conte bis potesse rappresentare una alternativa al governo Conte I e le scelte compiute e annunciate dal nuovo esecutivo confermano più che smentire questa decisione. Dissentire politicamente da questa posizione, come fa Tabacci, è ovviamente legittimo.

    “Non voglio credere alle malelingue che dicono che Emma si è voluta mettere all’opposizione solo perché Conte le ha rifiutato un posto da Ministro”, come ha detto nell'intervista, non è invece un giudizio politico, ma solo una insinuazione velenosa e rancorosa, tanto infondata quanto ingiustificabile.

    Le ragioni di +Europa, quelle della costituzione di un’alternativa al sovranismo xenofobo ed antieuropeo della Lega che abbia la forza di non abdicare al populismo 5stelle, sono intatte e su quelle lavoreremo da oggi con ancor più intensità e passione.

  • I dirigenti siciliani di +E: "non seguiamo Tabacci, proseguiamo il percorso nel partito

    "Come membri siciliani dell'Assemblea di +Europa restiamo convinti del progetto politico iniziato a gennaio scorso con il congresso fondativo del quale siamo stati parte integrante.
    Pur avendo partecipato al congresso fondativo di +Europa a sostegno della mozione promossa da Bruno Tabacci, noi condividiamo la linea, espressa dalla direzione, di collocarci in opposizione rispetto al governo giallo-rosso, opposizione costruttiva e puntuale. Una linea che vede anche la convergenza, tra l'altro, di altre forze liberal democratiche, una linea di prospettiva e di crescita.
    Per tale ragione resteremo a rappresentare le istanze dei nostri territori e degli iscritti siciliani e non, all'interno degli organismi del partito che abbiamo contribuito a fondare, convinti che +Europa possa essere un riferimento serio e credibile per chi non si riconosce nelle logiche delle forze politiche di governo e dell'opposizione sovranista".

    Riccardo Galioto, Maria Saeli, Nicola Scirocco, Roberto Baldi, Fabrizio Ferrandelli

  • Il blocco della prescrizione è indecente e incostituzionale

    Di Carmelo Palma

    Il negoziato all'interno della maggioranza sui temi della giustizia fa emergere con chiarezza un solo dato certo. Il blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio, che decorrerà dall’inizio del 2020 per decisione del governo Conte I, non sarà revocato dal Governo Conte II. Tutto quello che il Partito Democratico timidamente chiede è una legge che garantisca tempi certi al processo. Il che significa che laddove lo Stato non rispetti i tempi dettati dalla legge, anziché lo Stato, con la decadenza della sua pretesa punitiva, a pagare sarà l'imputato, con la decadenza del suo diritto di essere giudicato in tempi decenti.

    La ragionevole durata del processo, stabilita dalla Costituzione, viene negata come diritto del cittadino, ma viene perseguita come obiettivo dell’amministrazione giudiziaria. In ogni caso, laddove non venisse garantita, varrà il principio del “fine processo mai”, che oltre a essere incostituzionale dal punto di vista giuridico e letteralmente indecente dal punto di vista politico. Anche da questo punto di vista c'è una perfetta continuità tra il governo Conte I e il governo Conte II.

  • Senza la discontinuità con il Conte 1, il nodo IVA viene al pettine

    di Benedetto Della Vedova

    I nodi vengono prestissimo al pettine e il ‘libro dei sogni’ del Conte bis, come lo ha definito Emma Bonino nel suo intervento al Senato, si è rivelato presto tale: mantenere intatti anziché disfare i provvedimenti sbagliati o fatti male del Conte 1 come Quota Cento e reddito di cittadinanza, evitare qualsiasi aumento IVA già previsto, tagliare in modo significativo il cuneo fiscale e finanziare un green new deal non sono cose che si possono fare tutte e tutte insieme, se non facendo più deficit e debito (che giustamente è stato promesso di non fare).

    Questa ambiguità, come chiedeva Più Europa, andava sciolta subito, definendo una qualche discontinuità con la maggioranza gialloverde e spiegando le priorità, i Si e i No della maggioranza giallorossa. A questo punto, Conte dica una parola definitiva sulla promessa principale fatta, il No all’aumento dell’IVA.

  • Ius Culturae: facciamolo subito. Una misura di equità e giustizia

    di Costanza Hermanin

    Mentre i Cinque Stelle tentano di ricostruirsi un’immagine aprendo a riforme sui diritti civili, salvo poi fare retromarcia per ordine di Di Maio, la sinistra italiana non ha ancora imparato la lezione: per battere Salvini non bisogna fare come Salvini, ma l’esatto opposto. Ecco perché trovo scandaloso che il Partito Democratico dica no a una riforma di giustizia sociale come lo Ius Culturae, una misura che noi di Più Europa sosteniamo da tempo. Concedere la cittadinanza a chi è nato e vive stabilmente nel nostro paese e che ha concluso un ciclo di studi è una misura di equità e giustizia, che renderebbe onore all’Italia. Lasciamo alla Lega e alla Meloni alimentare l’odio. Occupiamoci di chi in questo Paese vive e cresce e facciamoli sentire italiani a pieno titolo. Basta rincorrere Salvini.

  • No a una legge di stabilità tutta debito e tasse. Lavoriamo a contro-manovra a emissioni zero

    di Piercamillo Falasca

    Per evitare l’aumento dell’Iva, ridurre significativamente il cuneo fiscale sul lavoro e promuovere interventi per la crescita c’era una strada coraggiosa ma equa: abolire Quota 100 e reddito di cittadinanza, reintroducendo al posto di questo ultimo il reddito di inclusione per le fasce meno abbienti. Non solo, si poteva fare uno sforzo maggiore in tema di revisione della spesa: recuperare appena 1,8 miliardi è meno del minimo sindacale.

    Con le risorse recuperate da Quota 100, RdC e da una spending review più robusta, avremmo potuto evitare lo scempio che si va profilando e che il governo ha messo nero su bianco nella Nota di aggiornamento del Def: maggior deficit pubblico per 15 miliardi di euro, rinvio dell’aumento dell’Iva al 2021 (quando sarà al 26,5%), proventi della lotta all’evasione spacciati come entrata certa ma chiaramente molto incerti, aumenti di tasse presenti e future. Il tutto portando il debito pubblico alla cifra spaventosa del 135% e gli interessi ben oltre i 70 miliardi annui.

    Nella sostanza questa manovra prevede più gettito (cioè più tasse pagate dagli italiani), più spesa pubblica e più deficit. Tutto il contrario di ciò che servirebbe in un Paese in cui la crescita è frenata, in primo luogo, dalla pressione fiscale e in cui i costi di una politica di bilancio perennemente in espansione sono trasferiti alle nuove generazioni.
    Un governo che avesse voluto dare un vero segno di discontinuità avrebbe evitato di aumentare così fortemente il deficit e soprattutto avrebbe interamente destinato il recupero dell’evasione alla riduzione delle imposte pagate dai contribuenti onesti, non all’aumento della spesa pubblica. Questo governo, esattamente come il precedente, ha scelto di fare esattamente il contrario.

    Con Più Europa iniziamo oggi un lavoro che ci porterà a individuare, fin dalle prossime settimane, una visione alternativa e possibile di manovra finanziaria non a debito, in cui le misure per la riduzione della tassazione del lavoro e gli investimenti si concilino con la riduzione del deficit pubblico e quindi del debito, perché ogni euro di debito in più è una tassa che stiamo imponendo ai più giovani. Se volete, la nostra sarà una manovra a emissioni zero: vogliamo lasciar loro un ambiente meno inquinato, ma anche un bilancio pubblico più sano e libero dall’ipoteca e dalla miopia delle generazioni passate.

  • Hong Kong: basta violenze! Di Maio convochi l'ambasciatore cinese

    di Simona Viola

    La Farnesina protesti formalmente subito con il governo cinese per le violenze di Hong Kong. La polizia reprime con le pallottole le manifestazioni pacifiche e nonviolente dei cittadini e degli studenti di Hong Kong, che chiedono solo democrazia e diritti civili.

    La storia insegna che i popoli che lottano per i diritti fondamentali nei regimi repressivi e autoritari hanno bisogno dell’appoggio e della pressione internazionale.

    Una grande democrazia occidentale come l’Italia non può assistere alla violenza della polizia sui manifestanti di Hong Kong in vergognoso silenzio. Il Ministro Di Maio convochi immediatamente l’ambasciatore cinese e chiarisca la ferma riprovazione del nostro Paese di fronte alla negazione dei diritti fondamentali.

    La ‘Via della seta’ tanto pervicacemente voluta da Conte e Di Maio è già macchiata di sangue: occorre, prima che sia troppo tardi, chiarire immediatamente alla Cina che chi spara sui manifestanti pacifici non può aspirare ad incrementare i rapporti commerciali con l’occidente democratico.